Caldo: scatta l’allarme siccità, sos insetti
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ROMA - E’ allarme siccità nelle campagne da nord a sud del Paese dove a macchia di leopardo le colture sono in grave sofferenza ed è stato necessario per cercare di salvarle ricorrere alle irrigazioni di soccorso. E’ quanto emerge dal monitoraggio della sugli effetti dell’ondata di calore che ha investito la Penisola con temperature estreme oltre i 40 gradi.
In Piemonte nell’Alessandrino – sottolinea la Coldiretti – c’è preoccupazione per mais e ortaggi, dai pomodori alle patate che hanno bisogno di acqua per crescere, in Puglia ed in Sicilia a rischio e la raccolta del grano, nelle Marche e in Molise il caldo ha anticipato la maturazione e ridotto le rese delle produzioni mentre in Basilicata ci sono state le prime manifestazioni degli agricoltori a Gaudiano di Lavello per chiedere interventi per fronteggiare la grave carenza idrica che sta mettendo in difficoltà il settore agricolo lucano.
Ma il balzo delle temperature – continua Coldiretti – sta favorendo anche il diffondersi degli insetti fastidiosi per gli uomini e dannosi per le coltivazioni come la cimice asiatica e il moscerino dagli occhi rossi, particolarmente temuti dai produttori ortofrutticoli per le perdite dei raccolti che possono provocare.
L’allarme siccità scatta in un 2021 che si classifica fino ad ora all’ottavo posto tra i più caldi mai registrati nel pianeta con la temperatura sulla superficie della terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,77 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo, secondo l’analisi Coldiretti sui dati del Noaa relativi ai primi cinque mesi ma la situazione preoccupante anche in Europa dove la colonnina di mercurio nel periodo è stata superiore di ben 1,04 gradi rispetto alla media storica mentre in Italia la temperatura è stata più alta di 0,21 gradi, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi cinque mesi dell’anno.
La siccità rappresenta l’evento climatico avverso più rilevante per l’agricoltura italiana con un danni stimati in media dalla Coldiretti in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti, negli ultimi dieci anni. Nonostante i cambiamenti climatici l’Italia – sottolinea la Coldiretti – resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali se ne trattiene solo l’11%. Un lusso che – continua la Coldiretti – non ci si può permettere in una situazione in cui con l’emergenza Covid l’acqua è centrale garantire l’approvvigionamento alimentare in uno scenario globale di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti e speculazioni che spingono la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per assicurare l’alimentazione delle popolazione.
“Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie abbiamo elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile nel Recovery plan” afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “si tratta di un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale”. Il progetto – spiega la Coldiretti – prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.