Cristina Maremonti vara a Bitritto la IV edizione di BITLIBRI


LIVALCA
- Si deve al paziente lavoro del professore Giovanni Colella (Bitetto 1867-Bari 1953), scrittore e giornalista, aver impresso su carta in un volume dal titolo «Toponomastica pugliese» (Vecchi,Trani), le prime notizie sul toponimo Bitritto. Lo studioso ci ricorda che nelle carte medievali si può trovare Bitrictum, Betrictum, Butrictum e, questi sono i miei ricordi ma posso sbagliare, cita un documento in cui Roberto d’Altavilla (1015-1085), detto il Guiscardo, comunicava qualcosa all’Arcivescovo di Bari. Il Colella parlava di ‘etimologia popolare’ che consisteva nel dare forma alle parole secondo il passaggio esclusivamente orale, per cui un termine finiva per subire le inflessioni del luogo in cui circolava. Chiaramente l’esperto, il professionista non poteva tener conto di ciò ma doveva…prenderne atto, per la serie non esiste detto o parola che non abbia mille antecedenti. Tornando alla logica del sapiente si fa ricorso al latino medievale Viteretum o Veteretum, che, comunque si voglia interpretare, ha una sicura derivazione da vetus (vecchio…terreno non dissodato) e, grazie alla pronuncia della gente del luogo, ci viene ‘restituito’ come Bitritto.

In questa cittadina di undicimila abitanti da quattro anni una dinamica signora, la dottoressa Cristina Maremonti, si è inventata una manifestazione di successo dedicata ai libri che in breve è decollata diventando un punto di riferimento per coloro che ritengono lo sfogliare (magari anche leggerlo!) un volume una delle poche gioie che ci consolano dalla ‘cattiveria’ umana (Il male che c’è nel mondo viene quasi sempre dall’ignoranza, e le buone intenzioni possono fare altrettanto danno della cattiveria se mancano di comprensione. Albert Camus).

BITLIBRI (abbreviazione di Bitritto-libri) 2021 andrà in scena giovedi 1 luglio alle ore 19.00 in piazza Leone a Bitritto con un geniale prologo di grande spessore: Omaggio a Nino Rota dell’Orchestra Giovanile di Gabriella Cipriani, diretta dal M. Annalisa Adriani, una valente violinista che sa far vibrare con grande maestria non solo le corde del suo strumento, ma anche il cuore di chi ascolta. La manifestazione, patrocinata dal Comune di Bitritto, risulta organizzata dal Centro Italiano Femminile di Bitritto presieduto dalla Maremonti. Il tributo a Rota sarà intervallato da letture che vedranno all’opera tre donne: Cristina Maremonti, Francesca Palumbo, Annamaria Renda (ll peso crescente delle donne è l’unico elemento rassicurante nella nostra vita politica. Le donne sono sempre dalla parte della moralità, pubblica e privata. Oscar Wilde). Come direbbe il mio amico Luigi «Per la statistica le eccezioni non contano».

Pensate nel ricco programma di quest’anno brilla la barese Gabriella Genisi (la signora vanta origini a Mola di Bari e conferma la mia teoria affinata de visu secondo cui nella cittadina che diede i natali a Niccolò van Westerhout su cinque persone 4 hanno pubblicato un libro e la quinta custodisce due pronti per andare in stampa, ma aspetta di scrivere…il terzo), una scrittrice che ha pubblicato ben otto volumi con Sonzogno e gli ultimi due con Rizzoli (da provetto profano potrei chiedere perché il cambio, ma preferisco rimanere incompetente e silenzioso). Il migliore, da profano addetto ai lavori, mi limito ad asserire sia l’ultimo «La regola di Santa Croce», in cui il personaggio di Lolita Lobosco, pur preciso e meticoloso nelle sue manie, perde nei confronti della marescialla irruenta e simpatica Chicca Lopez. Pur non essendo un amante del genere mi inchino alla perfezione della narrazione stilistica, cui un Salento non solo d’amare, ma anche da bramare e visitare, fa da sottofondo. Ora potrei dire che probabilmente la scrittrice è stata ispirata da una delle tante ‘leggende’ di Puglia di Saverio La Sorsa, ma sarebbe solo un punto a favore della bravissima Genisi. Tra «Pizzica amara», «Giallo ciliegia», «Uva noir», «Spaghetti all’assassina», «Gioco pericoloso», «Dopo tanta nebbia», «I quattro cantoni», «Mar nero» e «La circonferenza delle arance» la mia preferenza va a quest’ultimo libro del 2010 non certo per una ‘spremuta’ salutare (Noi non compriamo arance, compriamo vitalità. Huxley). Una sera di tanti anni fa fui ‘contestato’ per aver detto che Manzoni per il suo capolavoro, che nella prima stesura si chiamava «Fermo e Lucia», ci mise sei lustri a partorirlo e pensava di rivolgersi a 25 lettori…la modestia nella vita non esclude la realizzazione di opere straordinarie.

Come straordinario è il professore Filippo Maria Boscia, presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani e titolare della Cattedra di Fisiopatologia della Riproduzione Umana e Bioetica nell’Università di Bari, che mi ricorda, fin dal primo momento in cui nella mia memoria vi è cognizione della sua ‘presenza’, una frase di Lucio Anneo Seneca «Da un uomo grande c’è qualcosa da imparare anche quando tace». Boscia dialogherà con uno specialista di medicina interna che ha pubblicato un volume dal titolo «Ci vuole fegato» per il colosso di Segrate Mondadori (Casa editrice fondata nel 1907, che detiene oggi quasi il 25% di quota del mercato avendo assorbito altre 13 - al momento!- sigle editoriali). Non ho letto il lavoro perché da oltre 15 anni ho deciso di non acquistare libri di quel gruppo e non perché ci voglia ‘fegato’, anzi sono validissimi imprenditori, ma solo perché nessuno è perfetto e chi scrive possiede, come tanti, enormi difetti che non vuole ‘occultare’. Mi scuso con il noto professionista Antonio Moschetta, cui posso regalare un pensiero che ha per protagonista la ghiandola esocrina «Se dovessi mai dover scegliere tra tradire un editore e tradire un amico, spero di avere il fegato di tradire l’editore»…’bile’ permettendo.

Ci sarà Paolo Lepore con la sua Jazz Studio Orchestra e verrà presentato un libro a lui dedicato da Alceste Ayroldi, nel testo a celebrare Paolo vi sono musicisti-compositori come Zappa, Ellington, Mozart, Beatles e tanta cultura ‘armoniosa’.

Per me Paolo resta sempre il musicista che nel 1989 per il volume curato da Giorgio Saponaro «Bari impossibile» (Levante) compose “UTOPIA (Brindisi, Lecce, Taranto, Foggia, Bari)”, quintetto per flauto, oboe, clarinetto, fagotto e arpa. Posso solo dirvi che avremmo potuto vedere Lepore dirigere una delle tante orchestre sui canali Rai o privati, bastava andare a Roma. Baudo lo sta ancora attendendo, ma lui fa parte di quella schiera di musicisti che dopo aver frequentato le note alte…non disdegnano i ‘registri bassi’.

A Benedetta Saponaro potrei ricordare che, qualche persona a lei cara, partecipò a quel primo «Trattato di bioetica», che vide Levante assecondare Francesco Bellino nel suo sforzo inserito nella collana Ehos, ma mi limito a far presente che presentando il libro di Enzo Quarto «La luce della speranza» (Secop edizioni) avrà la fortuna di entrare in relazione con il miglior medico che io conosca per simili patologie…un medico di vecchio stampo, di quelli che valutano il paziente e non il cliente (La luce è una fonte di illuminazione sempre: sia naturale, che artificiale).

Del volume di Nicola de Matteo «La limonaia di Boboli» (Florestano) non so niente, ma i giardini di Firenze con questo cognome sono stati citati anche da Hermann Hesse e Ungaretti. Sarebbe bello se la professoressa Cristina Scorcia fosse imparentata con il Carlo Scorcia che ha pubblicato con noi volumi in dialetto barese. Conosco la sensibilità e disponibilità della professoressa Graziella Belloli, per cui non ho dubbi che il Concorso Letterario da lei curato sarà equo, imparziale e obiettivo. Ci risentiamo al termine della manifestazione, per tirare delle conclusioni e magari auspicare che le Istituzioni ( Regione Puglia, Città Metropolitana e Università di Bari) passino dal patrocinio ad una più concreta collaborazione.

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