VITTORIO POLITO – È stato ristampato riveduto, corretto ed ampliato, per la delizia degli appassionati del dialetto barese, il Dizionario Barese/Italiano e Italiano/Barese “Per non dimenticare” di Giuseppe Gioia, Gaetano Mele e Francesco Signorile (WIP Edizioni).
Un corposo dizionario, di circa 1000 pagine, da considerarsi il più completo, assortito e aggiornato di lemmi che, ancora una volta, farà la felicità di cultori, poeti, scrittori e simpatizzanti della nostra prima lingua, in modo che “U dialètte acchesì non móre chiú” (Così il dialetto non morrà).
Gli autori hanno fatto ricorso ad una grafia ‘impressionistica’, che tiene conto di come le parole vengono di solito foneticamente pronunciate, segnando con accento acuto o grave, solo le vocali toniche. La raccolta è arricchita anche da vocaboli facenti parte dell’evoluzione linguistica e tecnologica moderna tradotti in dialetto e rispettando la fonetica dei nuovi quartieri baresi.
L’opera, che si avvale della prefazione del prof. Pasquale Corsi, presidente della Società di Storia Patria per la Puglia, dispone di oltre 28.500 lemmi dialetto-italiano e circa 33.500 italiano-dialetto, inoltre riporta la coniugazione dei verbi ausiliari e di alcuni altri irregolari, le note tecniche per una corretta lettura e scrittura e una nutrita bibliografia. Insomma una chicca per gli appassionati e gli estimatori del dialetto barese.
«La ‘querelle’ linguistica dei dialetti - secondo Francesco Granatiero - è ancora una ‘vexata quaestio’, tanto più oggi che – grazie anche ai famigerati spot della Rai che ne decretavano la morte – i dialetti (o lingue che dir si voglia) tornano più che mai alla ribalta, con l’emanazione di leggi a tutela delle parlate dialettali e delle lingue alloglotte. È in questa ottica che si vuole dare qui un’idea del vasto patrimonio linguistico posseduto dalla dantesca «fortunata terra / di Puglia», che è stata sì fortunosa lingua di terra, ma è anche stimolante, ricca e variegata terra di lingue». E, gli autori si casa nostra non si sono risparmiati nel mettere a disposizione un dizionario che al momento, è l’unico completo, ricco e corposo strumento per scrivere, interpretare e tradurre la nostra parlata in entrambi i sensi cioè dall’italiano al barese e viceversa.
Mi piace riportare alcune locuzioni per i curiosi come
- “a la scuse de Criste, (all’impensata, di sorpresa, all’insaputa; non de puète fedà de cudde, fàsce le còse a la scuse de Criste – non ti puoi fidare di quella persona, perché ti fa trovare di fronte al fatto compiuto);
- banne de le chiacùne, (banda dei fichi secchi (orchestra di basso livello);
- cazzàte (s.f.), bestialità, (azione o discorso senza senso), bufala (sciocchezza), balla (fandonia), castroneria, stupidaggine, fesseria grossa, stortura, stramberia, stupidata, idiozia, cavolata, svarione, sproloquio).
Un plauso agli autori e viva il dialetto barese. Più ricco di così!
Un corposo dizionario, di circa 1000 pagine, da considerarsi il più completo, assortito e aggiornato di lemmi che, ancora una volta, farà la felicità di cultori, poeti, scrittori e simpatizzanti della nostra prima lingua, in modo che “U dialètte acchesì non móre chiú” (Così il dialetto non morrà).
Gli autori hanno fatto ricorso ad una grafia ‘impressionistica’, che tiene conto di come le parole vengono di solito foneticamente pronunciate, segnando con accento acuto o grave, solo le vocali toniche. La raccolta è arricchita anche da vocaboli facenti parte dell’evoluzione linguistica e tecnologica moderna tradotti in dialetto e rispettando la fonetica dei nuovi quartieri baresi.
L’opera, che si avvale della prefazione del prof. Pasquale Corsi, presidente della Società di Storia Patria per la Puglia, dispone di oltre 28.500 lemmi dialetto-italiano e circa 33.500 italiano-dialetto, inoltre riporta la coniugazione dei verbi ausiliari e di alcuni altri irregolari, le note tecniche per una corretta lettura e scrittura e una nutrita bibliografia. Insomma una chicca per gli appassionati e gli estimatori del dialetto barese.
«La ‘querelle’ linguistica dei dialetti - secondo Francesco Granatiero - è ancora una ‘vexata quaestio’, tanto più oggi che – grazie anche ai famigerati spot della Rai che ne decretavano la morte – i dialetti (o lingue che dir si voglia) tornano più che mai alla ribalta, con l’emanazione di leggi a tutela delle parlate dialettali e delle lingue alloglotte. È in questa ottica che si vuole dare qui un’idea del vasto patrimonio linguistico posseduto dalla dantesca «fortunata terra / di Puglia», che è stata sì fortunosa lingua di terra, ma è anche stimolante, ricca e variegata terra di lingue». E, gli autori si casa nostra non si sono risparmiati nel mettere a disposizione un dizionario che al momento, è l’unico completo, ricco e corposo strumento per scrivere, interpretare e tradurre la nostra parlata in entrambi i sensi cioè dall’italiano al barese e viceversa.
Mi piace riportare alcune locuzioni per i curiosi come
- “a la scuse de Criste, (all’impensata, di sorpresa, all’insaputa; non de puète fedà de cudde, fàsce le còse a la scuse de Criste – non ti puoi fidare di quella persona, perché ti fa trovare di fronte al fatto compiuto);
- banne de le chiacùne, (banda dei fichi secchi (orchestra di basso livello);
- cazzàte (s.f.), bestialità, (azione o discorso senza senso), bufala (sciocchezza), balla (fandonia), castroneria, stupidaggine, fesseria grossa, stortura, stramberia, stupidata, idiozia, cavolata, svarione, sproloquio).
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