VITTORIO POLITO – Il proverbio è una frase breve, ricordata nella memoria collettiva o tramandata in forma scritta, frutto di una verità proveniente da esperienze per confermare un’argomentazione. C’è incertezza sull’origine della parola “proverbio”, sta di fatto che ha molti sinonimi: sentenza, adagio, aforisma, motto, che coincidono perfettamente con il suo significato. Insomma il proverbio è una regola generale che conferma un fatto naturale, meteorologico, somatico, ecc. Si possono anche fare previsioni, come ad esempio «Rosso di sera, buon tempo si spera». Discutendo con i nostri figli, abbiamo l’abitudine di fare paragoni, solitamente li facciamo ad arte, per stimolarli ed educarli a scopo formativo e morale, da qui anche la massima «L’erba del vicino è sempre più verde?». Una volta si diceva che i proverbi sono la saggezza del popolo. Erano i tempi in cui con un proverbio si poneva fine a una discussione, con i proverbi si spiegavano ai figli le regole della vita, si dava e si accettava una spiegazione a fatti – naturali e soprannaturali – di per sé incomprensibili. Ma qual è il rapporto tra il termine “villano” ed i proverbi?
Capita di rimproverare qualcuno con il termine “villano”, che nel medioevo indicava coloro che lavoravano la terra e quindi di una categoria che non riceveva alcuna educazione. Anche Dante intendeva il villano persona di bassa condizione, rozza e maleducata, divenendo un’offesa per chi assume comportamenti del genere.
Figura molto bersagliata, il villano (o contadino), pur conquistando posizioni economiche rilevanti, continua a mantenere modi rozzi e scostanti, forse per aver subito nel tempo una condizione di inferiorità .
I proverbi che dicono in proposito?
«Quando il villano è sul fico non conosce né parente né amico», cioè quando una persona si trova nell’abbondanza non è riconoscente e generoso con nessuno.
«Villan nobilitato non conosce il parentato», ovvero il contadino che sale la scala sociale si dimentica dei parenti.
«Il villano è come il gatto, se l’accarezzi alza la coda». L’uomo rozzo, che non ha dimestichezza con i rapporti sociali, scambia la gentilezza con la sottomissione, adottando modi scortesi nel tentativo di imporre la sua superiorità . Un tempo il contadino era trattato male e quando poteva si rivaleva, come il gatto che, quando si accarezza fa le fusa e leva in alto la coda, come se si inorgoglisse dell’attenzione.
I proverbi non rappresentano, ovviamente, la totale verità delle cose. Una parte di essa vi è però insita e ad ogni modello corrisponde il rovescio della medaglia per coerenza alle contraddizioni della vita. Bisogna anche riconoscere ai proverbi la loro valida missione educativa e costruttiva.
Curiosità . È presente nella Villa Badoer Fattoretto di Dolo (Venezia), il “Museo del Villano”. Una raccolta composta da 20.000 oggetti tra lettere, avvisi, strumenti musicali, orologi da torre, carrozze e calessi, prime trebbiatrici, pompe da travaso, aratri, seminatrici, torchi per la pasta, attrezzi del muratore e del barbiere, mattarelli, la prima lavatrice in legno funzionante a mano la carrozzella per gemelli in legno, una cyclette ante litteram, ecc. C’è anche il grande “piatto” circolare in legno sul quale, tre volte al giorno, le donne di casa Fattoretto scodellavano la polenta per le 45 bocche da sfamare della famiglia. Non manca qualche “carta” curiosa, come il listino prezzi di un paio di case chiuse degli anni ’30. Insomma un museo che raccoglie di tutto e di più. Quanto basta per una appassionante visita.
Capita di rimproverare qualcuno con il termine “villano”, che nel medioevo indicava coloro che lavoravano la terra e quindi di una categoria che non riceveva alcuna educazione. Anche Dante intendeva il villano persona di bassa condizione, rozza e maleducata, divenendo un’offesa per chi assume comportamenti del genere.
Figura molto bersagliata, il villano (o contadino), pur conquistando posizioni economiche rilevanti, continua a mantenere modi rozzi e scostanti, forse per aver subito nel tempo una condizione di inferiorità .
I proverbi che dicono in proposito?
«Quando il villano è sul fico non conosce né parente né amico», cioè quando una persona si trova nell’abbondanza non è riconoscente e generoso con nessuno.
«Villan nobilitato non conosce il parentato», ovvero il contadino che sale la scala sociale si dimentica dei parenti.
«Il villano è come il gatto, se l’accarezzi alza la coda». L’uomo rozzo, che non ha dimestichezza con i rapporti sociali, scambia la gentilezza con la sottomissione, adottando modi scortesi nel tentativo di imporre la sua superiorità . Un tempo il contadino era trattato male e quando poteva si rivaleva, come il gatto che, quando si accarezza fa le fusa e leva in alto la coda, come se si inorgoglisse dell’attenzione.
I proverbi non rappresentano, ovviamente, la totale verità delle cose. Una parte di essa vi è però insita e ad ogni modello corrisponde il rovescio della medaglia per coerenza alle contraddizioni della vita. Bisogna anche riconoscere ai proverbi la loro valida missione educativa e costruttiva.
Curiosità . È presente nella Villa Badoer Fattoretto di Dolo (Venezia), il “Museo del Villano”. Una raccolta composta da 20.000 oggetti tra lettere, avvisi, strumenti musicali, orologi da torre, carrozze e calessi, prime trebbiatrici, pompe da travaso, aratri, seminatrici, torchi per la pasta, attrezzi del muratore e del barbiere, mattarelli, la prima lavatrice in legno funzionante a mano la carrozzella per gemelli in legno, una cyclette ante litteram, ecc. C’è anche il grande “piatto” circolare in legno sul quale, tre volte al giorno, le donne di casa Fattoretto scodellavano la polenta per le 45 bocche da sfamare della famiglia. Non manca qualche “carta” curiosa, come il listino prezzi di un paio di case chiuse degli anni ’30. Insomma un museo che raccoglie di tutto e di più. Quanto basta per una appassionante visita.
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Cultura e Spettacoli