BARI - “Camara Fantamadi, 27 anni, arrivato a Brindisi dall’Africa per guadagnarsi onestamente la vita, era sotto quel sole cocente ieri pomeriggio, fra i campi, a lavorare. A bruciare in quell’aria infernale per permettere a noi di trovare ortaggi e verdura sulle nostre tavole. E a lui di guadagnare qualche euro. Onestamente. Senza rubare, spacciare, elemosinare, anche se certa propaganda vorrebbe farci credere che siano tutti delinquenti". Così in una nota il consigliere regionale del Pd Maurizio Bruno.
"Dopo ore sotto quel sole insopportabile Camara - prosegue -, già spossato e consumato, ha dovuto inforcare la bici. E faticare ancora: 10 chilometri, senza più energie, pedalando in quella calura infernale per tornare a casa. Ma non ce l’ha fatta a tornare casa. Il suo corpo, per quanto forte e giovane, non ha retto alla fatica. E’ sceso dalla bici. Si è inginocchiato. Ed è morto. Partito dall'Africa, nell’Europa dei diritti, nella civilissima Italia, questo ragazzo è morto di fatica e calore perché costretto a lavorare in condizioni proibitive per guadagnarsi un po’ di pane onestamente. Non è il solo. Non è il primo. Tanti, troppi, vivono e lavorano in quelle sue stesse condizioni. Anche se fingiamo di non saperlo. Ed è semplicemente vergognoso. Indegno. Chiederò nelle prossime ore all’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia un incontro per farmi portavoce delle sofferenze e delle richieste di questi lavoratori, qualunque sia la loro nazionalità. E bene ha fatto il sindaco di Brindisi Riccardo Rossi a emettere un’ordinanza che fino al 31 agosto proibirà di lavorare nei campi dalle 12 alle 16, ogni qualvolta l’Inail debba riscontrare un Rischio Alto. Ma non si può andare avanti per ordinanze. Servono provvedimenti di più ampio raggio, organici, strutturali che risolvano una condizione nei nostri campi che a questo punto non può nemmeno essere definita da quarto mondo. Visto che è nel cosiddetto primo mondo che Camara, sperando di trovare vita e futuro, onestamente e spaccandosi la schiena, ha trovato solo condizioni inaccettabili. E la morte”, conclude Bruno.
"Dopo ore sotto quel sole insopportabile Camara - prosegue -, già spossato e consumato, ha dovuto inforcare la bici. E faticare ancora: 10 chilometri, senza più energie, pedalando in quella calura infernale per tornare a casa. Ma non ce l’ha fatta a tornare casa. Il suo corpo, per quanto forte e giovane, non ha retto alla fatica. E’ sceso dalla bici. Si è inginocchiato. Ed è morto. Partito dall'Africa, nell’Europa dei diritti, nella civilissima Italia, questo ragazzo è morto di fatica e calore perché costretto a lavorare in condizioni proibitive per guadagnarsi un po’ di pane onestamente. Non è il solo. Non è il primo. Tanti, troppi, vivono e lavorano in quelle sue stesse condizioni. Anche se fingiamo di non saperlo. Ed è semplicemente vergognoso. Indegno. Chiederò nelle prossime ore all’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia un incontro per farmi portavoce delle sofferenze e delle richieste di questi lavoratori, qualunque sia la loro nazionalità. E bene ha fatto il sindaco di Brindisi Riccardo Rossi a emettere un’ordinanza che fino al 31 agosto proibirà di lavorare nei campi dalle 12 alle 16, ogni qualvolta l’Inail debba riscontrare un Rischio Alto. Ma non si può andare avanti per ordinanze. Servono provvedimenti di più ampio raggio, organici, strutturali che risolvano una condizione nei nostri campi che a questo punto non può nemmeno essere definita da quarto mondo. Visto che è nel cosiddetto primo mondo che Camara, sperando di trovare vita e futuro, onestamente e spaccandosi la schiena, ha trovato solo condizioni inaccettabili. E la morte”, conclude Bruno.