Una nuova pubblicazione sul dialetto di Mola di Bari


VITTORIO POLITO -
La WIP Edizioni ha pubblicato il volume di grande formato di Vincenzo D’Acquaviva “Dialetto Vivo: u mulàisə”, metodo semplificato di lettura e scrittura del vernacolo di Mola di Bari.

Vincenzo D’Acquaviva, autore di varie pubblicazioni tra cui: “Il sogno americano e… l’altra America (Ed. Giuseppe Laterza), “Il Mondo Nuovo” (Ed. Levante), e “La marineria molese del ’900” (Grafiche Vito Radio Editore), questa volta, per la soddisfazione dei molesi e non solo, presenta un testo che si aggiunge alle numerose pubblicazioni della nostra Puglia, una ulteriore tessera che si inserisce nel mosaico della linguistica del territorio. Un volume che non è solo un dizionario, ma rappresenta un ausilio per conservare e tramandare ai posteri le tradizioni molesi e per insegnare loro a scrivere correttamente in dialetto.

È noto che il dialetto, spesso considerato varietà di lingua dei ceti bassi, simbolo di ignoranza o veicolo di svantaggio o esclusione sociale, soprattutto al sud, pare che stia avendo nuova vita soprattutto nelle giovani generazioni. In molti casi l’apprendimento non avviene solo a livello di lingua materna, ma l’acquisizione avviene anche, in modo frammentario, al di fuori del canale generazionale.

Pietro Maturi, docente di Linguistica Italiana all’Università di Napoli “Federico II”, scrive che «I dialetti sono fondamentali nella vita sociale e culturale delle persone che li parlano come lingua madre, ma anche in quella di coloro che pur usando solo l’italiano sono inseriti in contesti familiari e amicali dove queste parlate circolano”.

Spesso il dialetto è stato messo all’indice per pregiudizio e ignoranza, ma oggi dobbiamo registrare, con successo, i tanti tentativi per conservare quel che resta e recuperare quello che è possibile della nostra “lingua madre” e delle nostre tradizioni.

Una autorevolissima voce, quella del Santo Padre, in varie occasioni ha definito il dialetto “la lingua dell’amore”. Inoltre ha affermato che «La trasmissione della fede soltanto può farsi in dialetto. Nel dialetto della famiglia, nel dialetto di papà e mamma, di nonno e nonna. Se manca il dialetto, se a casa non si parla fra i genitori quella lingua dell’amore, la trasmissione della fede non è tanto facile, non si potrà fare».

I dialetti sono importanti nella trasmissione della cultura popolare, della gastronomia, dei proverbi, delle filastrocche, dei gerghi professionali ma forse si dà, a torto, poca importanza. I vernacoli sono una riserva anche per la lingua, alle quali attinge, quando ha bisogno di comunicare realtà locali. Conservare il dialetto significa valorizzare la nostra cultura e la nostra storia che insieme costituiscono le nostre radici, il nostro DNA.

Un lavoro certosino quello di Vincenzo D’Acquaviva, che non solo apporta un valido contributo alla storia di Mola di Bari, facendo rivivere molti ricordi che sarebbero irrimediabilmente perduti, come soprannomi, detti, modi di dire, improperi, invettive, locuzioni enfatiche, proverbi, nomi di vecchie strade, chiese e cappelle, frasi idiomatiche dei Molesi di Brooklyn, ecc., ma in un sol colpo riporta alla mente tante nozioni sul dialetto, difficilmente reperibili.

Non si può che dare atto all’autore per la notevole fatica di assemblare tante notizie in un libro e per aver dato ai molesi le testimonianze della loro storia e del loro vissuto, finalizzate a tramandarle ai posteri della bella città di mare.

Il testo, validamente illustrato, si compone di sei parti: i soprannomi, i giochi, gli aforismi, i modi di dire, i proverbi, ecc., le frasi idiomatiche dei molesi residenti a Broocklyn, le locuzioni enfatiche, le strade, le chiese le cappelle originarie e le contrade. Il volume si conclude con una interessante appendice che tratta l’evoluzione della storia, il ruolo della letteratura, il dialetto nelle canzoni e le canzoni dialettali dell’autore. Insomma di tutto e di più.

Le foto di copertina sono di Pier Paolo D’Acquaviva.

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