Giuseppe Poli riprende il cammino di “Risorgimento e Mezzogiorno” con una ‘veste’ rinnovata
LIVALCA - Il numero 59-62 della rivista «Risorgimento e Mezzogiorno-Rassegna di studi storici», pubblicazione che si deve all’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano-Comitato di Bari, è andato in stampa quest’anno per la casa editrice Progedit ( Bari, 2021, pp. 212, e 25,00), con una veste editoriale rinnovata.
Il professore Giuseppe Poli, attuale direttore della rivista che dirige fin dal maggio 2009 data in cui subentrò al prof. Giovanni De Gennaro, in un editoriale, arguto, frizzante e sincero precisa:« In continuità con il passato la rivista, pur non soggiacendo alle suggestioni accademiche, resta, comunque, in contatto con le istituzioni universitarie e i suoi numerosi esponenti. Il tutto nella consapevolezza che il dibattito storiografico (che coinvolge una riflessione sulle ripercussioni del passato nella quotidianità) si svolge anche oltre la stretta cerchia accademica che, talvolta, rischia di chiudersi nella sua autoreferenzialità, senza cogliere la ricchezza delle suggestioni e delle narrazioni proposte e prodotte al di fuori del suo ambito tradizionale».
La rivista si apre con la terza parte dell’interessante e raffinato saggio «Vito Reale e il nittismo nel secondo dopoguerra» che si deve alla riconosciuta acribia di Domenico Sacco. La prima e seconda parte dello scritto è stata pubblicata, negli anni scorsi, sui numeri 53-54-55-56-57-58 e non si può negare che l’articolata ricostruzione del periodo storico ha suscitato interesse, inoltre le note del professore Sacco sono sempre esaustive e dettagliate. «Gianni ho letto la prima parte del lavoro di Sacco e ti dico che devi darmi il libro curato da Pedio “Le lettere di Giustino Fortunato a Ettore Ciccotti” che cita l’autore dell’articolo» questo il perentorio messaggio di Dino, un simpatico impiegato che si vanta di avere tutti i libri di Levante e ci tiene a far sapere solo di Levante, collezione partita negli anni ’70 quando mio padre gli donò dei libri per la figlia, e continuata fino ai nostri giorni. Quando gli riferii che il libro era del 1982 e, salvo lo avesse regalato a qualcuno, da noi gli era stato donato all’epoca, la sua risposta fu che avrebbe controllato e, puntuale, alcuni giorni dopo venne a trovarmi con la copia fra le mani. Dino non è uno studioso, ma un lettore accanito di qualsiasi cosa attragga la sua curiosità. Nell’incontro mi fece presente che, forse lui ragazzo del 1940, aveva conosciuto Reale nel Salento ad una manifestazione del partito repubblicano. Aveva confuso il lucano Vito Reale (1883-1953) con il pugliese Oronzo Reale (1902-1988), deputato, ministro della giustizia e giudice della corte costituzionale.
L’avvocato Vito Reale, ricordato per essere stato un ottimo sindaco di Viggiano anche da coloro che dovevano essere annoverati come ‘avversari’ politici, fu dagli Alleati nominato sindaco di Potenza nel settembre del 1943 e alla costituzione del primo Ministero Badoglio divenne Sottosegretario agli Interni.
Sacco ci ricorda che Reale fu determinante per Francesco Saverio Nitti nel portare a regime l’Unione Democratica Nazionale, con lo scopo di creare un «blocco elettorale fra partiti di democrazia laica».
Nitti (Melfi 1868- Roma 1953), coadiuvato in questo tentativo da Croce, Bonomi e Orlando, fu eletto agevolmente alla Costituente ( pensate in Basilicata fu secondo solo a quel Colombo Emilio che era già la stella della Democrazia Cristiana). Non dimentichiamo che la carriera di Nitti, valutato che era pur sempre uno studioso partito da Melfi, è stata sfolgorante : deputato a 36 anni, ministro dell’Agricoltura con Giovanni Giolitti a 43 anni, quindi del Tesoro a 49 anni con Vittorio Emanuele Orlando, noto giurista palermitano, insigne professore di diritto costituzionale ed amministrativo a Messina, Roma e Palermo. Nitti è stato anche presidente del consiglio dal 1019 al 1920. Il suo esilio in Svizzera e Francia per l’opposizione al fascismo lo vide attento osservatore di quello che stava accadendo non solo in Italia, ma nella sua Basilicata. Non so quali fossero stati i motivi che spinsero il nostro Parlamento nel 1948, in esecuzione di una disposizione transitoria della Costituzione, a nominare senatori di diritto per una legislatura 23 deputati che lo erano stati in precedenza per almeno tre volte onorevole, ma ritengo sia stata, sia e sarà per sempre una soluzione non ispirata da quella massima : Quanto più grande il potere, tanto più grande l’abuso. Il problema non è l’abuso di potere, ma il potere d’abusare.
I loro nomi: Bertini Giovanni, Bocconi Alessandro, Cosattini Giovanni, D’Onofrio Edoardo, Grieco Ruggero, Mastino Pietro, Nobili Tito Oro, Pertini Sandro, Reale Vito, Veroni Dante, Aldisio Salvatore, Bibolotti Aladino,Bonomi Ivanoe, Braschi Giovanni, Molé Enrico, Molinelli Guido, Priolo Antonio, Scoccimarro Mauro, Canevari Emilio, Porzio Giovanni, Sforza Carlo, Tupini Umberto, Uberti Giovanni. Al primo scrutinio fu eletto presidente del Senato Ivanoe Bonomi; fra questi 23 nominativi vi è il settimo presidente della nostra Repubblica (1978-85) senz’altro uno dei più popolari e amati che è passato alla storia per il suo rigore comportamentale e questa frase:«I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di onestà, coerenza e altruismo».
Forse questa rivista nel tempo riuscirà a trovare tali ‘doti’ anche in altre forze politiche e dice bene Sacco che vi è una preziosa eredità da ricostruire, ma soprattutto con la quale bisognerà confrontarsi spogliandosi di pregiudizi legati a simpatie politiche e far parlare le carte, magari il libro di carta…perché quello on line si può ‘alterare’. Permettetemi a questo punto di sfoderare la mia solita divagazione, dedicata al filosofo di Pescasseroli (1866-1952), il quale nonostante fosse stato fiero oppositore della ratificazione dei Patti Lateranensi ci ha lasciato:« Il Cristianesimo è stata la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai avuto».
Dell’interessante scritto di Massimiliano Pezzi «La “Posta di Vienna” durante l’ultima guerra balcanica settecentesca (1787-1792)» vi segnalo un periodo che potrebbe ancora essere attuale oggi:«Forse è opportuno sottolineare che la Posta del Levante nel 1790 era “stata rimessa all’antica”, cioè effettuava una sola spedizione il terzo sabato del mese e le operazioni di spurgo delle lettere venivano effettuate dal magistrato….» ( comunicazione di servizio per Levante: ti ripresenti all’improvviso, tranquilla non voglio dimenticarti, resisti e verrai con me fino al termine).
Altrettanto avvincente, intrigante e stimolante è «Le delusioni della vittoria. La delegazione italiana alle trattative della pace (1919-1920). L’autore Massimiliano Monaco con grande lucidità ci ricorda che è sempre meglio non deludere, si eviteranno deleterie e inutili ritorsioni. Rileggere la storia della «Società delle Nazioni» ritengo possa convincere tutti dell’inutilità della guerra, quella che un signore di nome Winston definiva una raccolta di errori madornali e che faceva affermare ad un altro di nome Lev che i più forti guerrieri sono il tempo e la pazienza ( solo per la statistica del mio amico Luigi: Churchill e Tolstoj).
Ma senza voler arretrare nel passato a tutti i costi un signore di nome Creso (596-546 a.C.) si permetteva di suggerire:«Nessuno può essere così folle da preferire la guerra alla pace: con la pace i figli seppelliscono i padri, con la guerra sono i padri a seppellire i figli».
Per concludere (non) tutti i libri sono da pubblicare in ossequio a quel “melius abundare quam deficere”, ma in “camera caritatis” vi confesso in silenzio che non tutti sono indispensabili.
Ora potrei dirvi che il libro di carta lo compri per te e, da subito, possono beneficiarne non solo coloro che ti sono vicino, ma domani anche degli sconosciuti; prima dell’avvento della ‘scatola magica’ il libro era il salvagente della solitudine, oggi è l’unico modo per gustare un poco di…solitudine. Spero si sia capito che la pubblicazione dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano Comitato di Bari sia un libro assolutamente necessario, dalla cui consultazione non si può essere assolutamente dispensati.