Il cavallo, curiosità e proverbi
VITTORIO POLITO - Il cavallo (Equus caballus) è un mammifero perissodattilo ampiamente diffuso in Europa in epoca preistorica e oggi diffuso allo stato domestico in tutto il mondo; ha grandi dimensioni, corpo robusto, collo lungo e muscoloso, arti alti, terminanti con un solo dito (il terzo), protetto dallo zoccolo e rappresenta la personificazione simbolica della forza e della vitalità.
Considerato originariamente come animale terribile, il cavallo (in ebraico susah, in greco hippos), fu spesso posto in relazione con il regno dei morti e sacrificato ai defunti ma, dopo, per la sua velocità e la sua capacità di saltare divenne simbolo del Sole o animale solare. Mentre i Padri della Chiesa attribuirono al cavallo superbia, ma al tempo stesso l’animale divenne simbolo della vittoria.
Il cavallo, animale bellissimo, superbo e solenne, simboleggia il trionfo, la potenza umana, collegati con la guerra e la violenza. Allo stesso tempo esprime pure la fragilità di chi confida in se stesso. Con l’espressione “cavallo e cavaliere” la Bibbia indica questa figura da guerra inarrestabile, che genera paura e sgomento. Il faraone, che ostenta sicurezza per i suoi cavalli e i carri, è simbolo del nemico di Dio, immagine del persecutore/oppressore (Es: 14, 9. 23).
La simbologia psicologica vede nel cavallo un essere “nobile” e intelligente, ma in caso di turbamenti anche un animale da temere. Il cavallo, nobile e forte, la cui figura è collegata alla potenza militare dell’Egitto, oltre al significato reale, è associato al simbolismo apocalittico del carro di fuoco che rapisce il profeta Elia.
Le attività equestri si distinguono in due grandi gruppi: le specialità olimpiche, rappresentate dal dressage, dal Concorso completo d’equitazione, dal salto a ostacoli e dalle specialità non olimpiche. Equitazione e ippica sono i due rami dei principali sport a cavallo tradizionali di matrice europea. A livello etimologico, l’equitazione indica tutti gli sport a cavallo, senza alcuna distinzione. Ne ricordo alcuni per completezza: salto a ostacoli; dressage (il cavallo è chiamato a eseguire una serie di figure predefinite); trotto e galoppo; per endurance si intendono gare di resistenza, individuali o a squadre. Anche queste gare, come quelle di cross country, si svolgono su scenari naturali e su terreni accidentati, senza ostacoli lungo il percorso.
Curiosità. I cavalli di Conversano (Bari), pare abbiano dato origine ai famosi cavalli di Lipizza, una città distante oltre mille chilometri. Almeno così si legge nel sito web della Federazione Internazionale dei Lipizzani: «L’attuale produzione del cavallo lipizzano deriva, in definitiva (…) da due stalloni razza Conversano approdati nel 1767 a Lipizza». La conferma della notizia viene anche da un servizio giornalistico di Paola Bonfanti, pubblicato nel 1992 sul Corriere della Sera, in concomitanza della guerra che aveva portato nel 1991 allo smembramento della Jugoslavia. Le truppe irregolari serbe, infatti, avevano assalito la scuderia del paese, un villaggio di Filippovci, uccidendo e bruciando i bellissimi cavalli. La stessa giornalista informava i lettori che di cavalli lipizzani «…ne esistono ora solamente esemplari di colore grigio molto chiaro ma, fino alla fine del secolo scorso se ne trovavano di pomellati e di sauri, questi ultimi nell’allevamento italiano di Conversano». Come e quando i nostri cavalli giunsero a Lipizza è una domanda che si è posta Giuseppe Lovecchio nel libro “Sono tornati” (Ed. Scisci, 2005), che attraverso una serie di ricerche ha scoperto, da documentazioni che riproduce nel volume, il possibile percorso seguito dai nobili quadrupedi, da Conversano a Lipizza, facendone una dettagliata descrizione. Altra sorpresa è che i cavalli di Conversano hanno varcato l’oceano giungendo anche negli Stati Uniti.
Vediamo i proverbi cosa suggeriscono in proposito.
“A caval donato non si guarda in bocca”. Uno tra i più diffusi proverbi che suggerisce di non chiedere il valore di un dono, ma accettarlo solo come tale. È citato come proverbio anche nel prologo del commento alla “Lettera agli Efesini” di San Girolamo.
“Se il cavallo è buono e bello non guardar razza e mantello”. Vi sono molti modi per valutare le qualità del cavallo attraverso la visione somatica come colore del mantello, pezzatura, criniera, coda, ma di fronte ad un cavallo di bell’aspetto e valido, è inutile valutare le sottigliezze.
“I cavalli corrono e gli asini vincono”. È l’amara constatazione di come vanno certe volte le cose del mondo. Le persone che valgono lavorano e producono, mentre spesso gli ignoranti comandano, governano, ottengono posti di responsabilità.
“Per cavallo di razza non serve mazza”. Il cavallo di razza non ha bisogno di essere sollecitato con brutte maniere o percosse, basta un cenno di sprone o un incitamento per liberare la sua foga naturale e la sua generosità. Come dire “A caval che corre non serve frusta”.
“Campa caval che l’erba cresce!”. Il cavallo che capita in mani altrui viene sfruttato, maltrattato e poco nutrito. Sono numerosi i proverbi che raccomandano di prendersi cura personalmente dei propri animali. Un tempo il proprietario era gelosissimo del proprio cavallo.