BARI - “Ogni estate, puntualmente, viene sollevata la questione della Puglia sitibonda, e si riesumano programmi avvincenti e più o meno fattibili. Fatto sta che nel frattempo non ci occupiamo di manutenere le dighe, a mezzo servizio e con finanziamenti già disponibili, di mettere in funzione la diga Pappadai abbandonata e di rischiare grosso senza il raddoppio della canna del Sinni. E con un doveroso accenno alla Pavoncelli bis, completata e non ancora attivata, il quadro è quasi completo per chiedersi: è possibile sognare restando però con gli occhi aperti? È chiaro o no che servono qui e ora le opere di manutenzione degli schemi esistenti? È noto che se non ci applichiamo sulla strada tracciata dalle Giunte regionali 2000-2015, cioè sull’accordo unitario tra le regioni meridionali, non si riuscirà a concludere mai nulla?”
Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.
“Ci sono cinque dighe pugliesi e lucane ammalorate e la mancanza di interventi di manutenzione costringe a buttare a mare un potenziale di acqua pari a circa 316 milioni di metri cubi, nonostante vi siano a disposizione 12,5 milioni di euro per fare i lavori. Nel dettaglio. Diga di Conza della Campania: massimo invaso 61,81 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 45,50 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 16,31 milioni di metri cubi l’anno, nonostante un finanziamento per manutenzione di 2 milioni di euro. Diga Saetta: massimo invaso 3,48 milioni di metri cubi; invaso autorizzato 2,53 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 0,95 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 2,5 milioni di euro. Diga del Locone: massimo invaso 118,47 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 57,00 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 61,47 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 1,5 milioni di euro. Diga del Pertusillo: massimo invaso 155,00 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 104,72 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 50,28 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 1,5 milioni di euro. Diga di Monte Cotugno: massimo invaso 480,70 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 285,70 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 195 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 5 milioni di euro. Passando poi alla diga Pappadai, una straordinaria opera idraulica abbandonata e quindi mai utilizzata. Se vi fosse impegno e determinazione si potrebbe, nel giro di qualche mese, destinarla a uso potabile e irriguo, convogliare le acque del Sinni e integrare la provvista d’acqua per le province di Taranto, Brindisi e Lecce. E invece ci dilunghiamo tra il programma, abbandonato, di servire con acqua ultra affinata l’ILVA, così da destinare alla diga Pappadai i 500 litri al secondo risparmiati, e il fiume di parole attorno a un programma di dissalazione che non parte mai. E attorno a questo argomento c’è la novità, ma di questo parlerò in modo più approfondito, della traversa del Sarmento, ormai riparata, dalla quale la Puglia avrebbe il diritto di ricevere una gran quantità d’acqua che invece finisce in mare. Altro argomento: la Puglia prende acqua dalla Basilicata attraverso la canna del Sinni, la quale è gravemente ammalorata e potrebbe rompersi da un momento all’altro, lasciando così la Puglia e la Basilicata senz’acqua. Serve realizzare al più presto la seconda canna per garantirsi la funzionalità alternativa nei periodi di manutenzione. Ma purtroppo nessuna notizia in proposito né finanziamenti, per cui non restano che gli scongiuri per chi crede ai riti magici. E infine ma non per importanza, la Pavoncelli bis. Grande opera portata a termine con imponenti fatiche, ma che non entra in esercizio per questioni politico-burocratiche tra Campania, Puglia e AQP. Insomma, un fatto di carte da mettere a posto e demagogie da riportare a ragione, per assicurare l’erogazione in sicurezza e senza sperperi della risorsa idrica di cui già disponiamo. Ebbene, nulla di fatto da mesi, senza che si vedano spinte politiche e amministrative forti per cambiare rapidamente il corso degli eventi. E pensare che c’è qualcuno che propone di costruire un nuovo acquedotto alimentato dalle acque abruzzesi e molisane, probabilmente ignaro che la Pavoncelli bis non parte perché non si riesce a mettere pace tra Campania e Puglia per una questione ben più marginale. Ci sono anche questi motivi molto umani, purtroppo, per cui arriva alle stelle l’afa della Puglia sitibonda”.
“Ci sono cinque dighe pugliesi e lucane ammalorate e la mancanza di interventi di manutenzione costringe a buttare a mare un potenziale di acqua pari a circa 316 milioni di metri cubi, nonostante vi siano a disposizione 12,5 milioni di euro per fare i lavori. Nel dettaglio. Diga di Conza della Campania: massimo invaso 61,81 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 45,50 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 16,31 milioni di metri cubi l’anno, nonostante un finanziamento per manutenzione di 2 milioni di euro. Diga Saetta: massimo invaso 3,48 milioni di metri cubi; invaso autorizzato 2,53 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 0,95 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 2,5 milioni di euro. Diga del Locone: massimo invaso 118,47 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 57,00 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 61,47 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 1,5 milioni di euro. Diga del Pertusillo: massimo invaso 155,00 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 104,72 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 50,28 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 1,5 milioni di euro. Diga di Monte Cotugno: massimo invaso 480,70 milioni di metri cubi d’acqua; invaso autorizzato 285,70 milioni; si sprecano, quindi, un potenziale di 195 milioni di metri cubi, nonostante un finanziamento per manutenzione di 5 milioni di euro. Passando poi alla diga Pappadai, una straordinaria opera idraulica abbandonata e quindi mai utilizzata. Se vi fosse impegno e determinazione si potrebbe, nel giro di qualche mese, destinarla a uso potabile e irriguo, convogliare le acque del Sinni e integrare la provvista d’acqua per le province di Taranto, Brindisi e Lecce. E invece ci dilunghiamo tra il programma, abbandonato, di servire con acqua ultra affinata l’ILVA, così da destinare alla diga Pappadai i 500 litri al secondo risparmiati, e il fiume di parole attorno a un programma di dissalazione che non parte mai. E attorno a questo argomento c’è la novità, ma di questo parlerò in modo più approfondito, della traversa del Sarmento, ormai riparata, dalla quale la Puglia avrebbe il diritto di ricevere una gran quantità d’acqua che invece finisce in mare. Altro argomento: la Puglia prende acqua dalla Basilicata attraverso la canna del Sinni, la quale è gravemente ammalorata e potrebbe rompersi da un momento all’altro, lasciando così la Puglia e la Basilicata senz’acqua. Serve realizzare al più presto la seconda canna per garantirsi la funzionalità alternativa nei periodi di manutenzione. Ma purtroppo nessuna notizia in proposito né finanziamenti, per cui non restano che gli scongiuri per chi crede ai riti magici. E infine ma non per importanza, la Pavoncelli bis. Grande opera portata a termine con imponenti fatiche, ma che non entra in esercizio per questioni politico-burocratiche tra Campania, Puglia e AQP. Insomma, un fatto di carte da mettere a posto e demagogie da riportare a ragione, per assicurare l’erogazione in sicurezza e senza sperperi della risorsa idrica di cui già disponiamo. Ebbene, nulla di fatto da mesi, senza che si vedano spinte politiche e amministrative forti per cambiare rapidamente il corso degli eventi. E pensare che c’è qualcuno che propone di costruire un nuovo acquedotto alimentato dalle acque abruzzesi e molisane, probabilmente ignaro che la Pavoncelli bis non parte perché non si riesce a mettere pace tra Campania e Puglia per una questione ben più marginale. Ci sono anche questi motivi molto umani, purtroppo, per cui arriva alle stelle l’afa della Puglia sitibonda”.