Vincenzo legal-drama in onda su Netflix: recensione


VINCENZO NICOLA CASULLI -
Vincenzo Cassano è un giovane coreano, cresciuto in Italia dove svolge la professione di avvocato ed è consigliere di un’importante famiglia mafiosa. Quando è costretto a tornare in patria, il giovane deve ripartire necessariamente da zero. La nuova serie firmata Bong Joon-ho (acclamato da pubblico e critica per Parasite) è sbarcata su Netflix il 9 Maggio e adotta una modalità di narrazione tipica dei prodotti orientali. Non è raro passare dalla tragedia alla risata nel giro di pochi secondi. E anche i cambi di scena sono repentini. Infatti,  la storia inizia in Italia, in cui la recitazione è molto seriosa, con dialoghi taglienti e musica cupa e solenne. 

Quando la scena si sposta in Corea del Sud, il cambiamento è evidente: personaggi coloriti, situazioni divertenti e ricerca della risata. Lo stesso protagonista, che durante le prime battute sembra un freddo sicario, si mostra più umano e impacciato in patria. Un altro elemento caratterizzante della serie è rappresentato dalla professione che tutti e tre i personaggi principali esercitano. Essere avvocati significa è complesso, richiede autocontrollo, capacità di trovare continuamente un compromesso tra la propria coscienza e gli interessi del cliente. E proprio in tal senso ognuno di loro interpreta la professione in modo diverso.

Vincenzo, avendo conseguito la licenza in Italia, non può esercitare in Corea del Sud, così si ritrova a ricoprire la funzione ufficiosa di mediatore. Egli non sta né dalla parte dei ricchi né da quella dei poveri. Deve ancora scegliere. Il suo valore aggiunto, però, è il bagaglio di conoscenze maturato in anni di affiliazione mafiosa: minacce, intimidazioni, violenza e ricatti sono tutti elementi che possono aiutarlo nella difesa dei propri interessi e di quelli degli altri.

Hong Yu-chan è, invece, il classico avvocato che sta sempre dalla parte della povera gente. Vive la professione come una vocazione, un modo per stare al fianco dei più deboli, spesso in cause già compromesse contro le multinazionali. Non si arrende mai, anche quando tutto sembra perduto, non disdegna gli incarichi d’ufficio e cerca di aiutare i clienti anche fuori dal tribunale. Rappresenta insomma tutti i valori positivi legati a questo lavoro. Yu-chan, infine, si trova spesso a combattere in tribunale con la figlia Cha-young, che rappresenta per molti versi la sua nemesi perfetta. Cha-young è infatti una giovane avvocata senza scrupoli e lavora per uno studio che protegge gli interessi di una multinazionale farmaceutica. Soldi e potere sono tutto per lei, che cerca di lasciare le questioni morali fuori dall’aula.

La modalità con cui la serie affronta l'avvocatura contribuisce a umanizzare un lavoro troppo spesso criticato. Vincenzo è una serie che, seppure rappresenta l’Italia basandosi sui soliti stereotipi (basti vedere la scena iniziale del primo episodio…) si fa portatrice anche di messaggi più scomodi. In un dialogo piuttosto esplicito Cha-young rivela al giovane che Italia e Corea del Sud non sono poi così diverse. Se nel nostro Paese minacce, intimidazione e violenza sono appannaggio della mafia, nel suo questi metodi vengono utilizzati da tutti, comprese aziende e istituzioni. Non è raro, infatti, che anche grandi multinazionali abbiano sul proprio libro paga gang di teppisti a cui affidare il lavoro sporco. Vincenzo è divertente e nel contempo capace di creare empatia. I personaggi sono sufficientemente sopra le righe da risultare simpatici e il protagonista è dotato di un carisma non indifferente. Decisamente consigliata!

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