Denaro e proverbi


VITTORIO POLITO - Il denaro è l’unico bene che può essere scambiato con qualsiasi altro bene, per l’importanza che riveste nei vari aspetti della vita e dal momento che in altri tempi le monete erano fatte di metalli preziosi, si indentifica con l’oro (più raramente con l’argento) e, insieme a questo è argomento di molti proverbi.

Come tutte le cose che contano veramente, il denaro, riceve benedizioni e condanne: c’è chi lo considera il re del mondo e chi lo disprezza definendolo lo sterco del diavolo, ma anche in quest’ultimo caso ha il suo fascino per il potere irresistibile che detiene quasi sempre per tutte le persone. I problemi più comuni da affrontare sono le difficoltà nel procurarselo, la facilità di perderlo e come spenderlo al momento opportuno, senza farne un uso stolto e sterile come scopo della vita.

Uno dei reati più noti è la corruzione consistente nel particolare accordo tra un funzionario pubblico e un soggetto privato, mediante il quale il funzionario accetta dal privato, per un atto relativo alle proprie attribuzioni, un compenso che non gli è dovuto. Il reato è punito con l’art. 318 del Codice Penale che così recita: “Il pubblico ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da tre a otto anni”. Ma questa è un’altra storia.

Vediamo la sapienza che dice.

“Il danaro viene al passo e fugge al trotto”. I soldi si guadagnano con fatica e lavoro e lentamente, mentre a spenderlo e a dissiparlo si fa in un attimo.

“I denari son tondi e ruzzolano”. Si pensa, ovviamente, alla forma metallica, la più antica, ma il significato è scontato.

“I denari stanno sempre col cappello in mano”. Pronti a salutare e ad andarsene.

“Il denaro è il re del mondo”. Per lo straordinario potere che ha il denaro di sottomettere gli uomini e ottenere le cose, si può dire che tutto gli ubbidisca, tutto gli sia sottomesso, insomma il vero dominatore del mondo.

“Il denaro è il vero padrone perché non ha padrone”. Perché lo cambia in continuazione e serve chiunque, trovandosi bene con chi lo possiede.

“Il denaro è un buon servo e un cattivo padrone”. Il denaro offre tutti i servigi che gli si chiedono, ma incatena chi lo possiede: per mantenerlo bisogna pensare sempre a lui.

Curiosità. Tra il baratto e l’arrivo della moneta vi fu un periodo di transizione, dove gli scambi erano regolati da un unità di misura uguale per tutti: il sale, il tè o il bestiame. Proprio da quest’ultimo deriva il termine pecunia, da ‘pecus’ (pecora). Il termine è stato scelto come acronimo del progetto per il suo significato letterale, dal latino “pecora, bestiame, armento, gregge” che unisce trasversalmente animali, uomini e paesaggi attraverso il tempo.

La prima moneta italiana che porta il nome di ‘lira’ è stata coniata in argento nel 1472 per la sostituzione del “Grosso” (moneta medioevale d’argento più diffusa in Europa e nel Levante fino dal secolo XIII). Il primo “Grosso” fu coniato a Venezia nel 1200.