Il gatto nei proverbi

VITTORIO POLITO – Gatto è il nome di varie specie di mammiferi carnivori di piccole o medie dimensioni, con corpo snello e coda lunga, pelame unicolore o screziato diffuso in tutto il mondo tranne che in Australia, Madagascar e India occidentale. Il gatto è spesso menzionato come emblema di furbizia e di rapidità e, qualcuno, lo considera anche ladro.

A differenza del cane, non si conoscono tracce di gatto nei reperti preistorici. Pare che il felino si sia diffuso dall’antico Egitto in Oriente e nel mondo musulmano. I romani lo conobbero sporadicamente e risolvevano i problemi dei topi con donnole addomesticate. Il gatto, essere misterioso, indecifrabile e affascinante, è visto come l’incarnazione del demonio, delle streghe, delle anime dei morti e delle fate. Lo sguardo enigmatico, la sua indifferenza, lo stare tranquillamente sull’orlo di tetti o precipizi, gli conferiscono nobiltà fanno intravedere un collegamento con una vita superiore.
L’inimicizia col cane, pare inventata, così come le guerra ai topi, condotta più per svago che per alti ideali, insieme a infinite altre dicerie, hanno fatto del gatto uno degli animali più discussi ed anche ricchi di proverbi.
Presso i Celti i gatti simboleggiavano forze malvagie e spesso erano offerti in sacrificio, mentre la dea Freyia dei Germani settentrionali veniva raffigurata su un carro trainato da gatti.
Mentre il gatto era adorato dagli egizi, cadde in disgrazia nel Medioevo, quando fu legato a Satana e divenne, secondo la tradizione popolare, compagno prediletto delle streghe. Negli Stati Uniti, invece, si considera un segno positivo essere seguiti da un gatto nero.
Può capitare mille volte di assistere a un incidente senza che questo sia preceduto da un gatto nero che attraversa la strada, può capitarci mille volte che un gatto nero attraversi la strada senza che niente succeda; se però capita, una volta su duemila, che i due eventi coincidano, ecco che l’associazione viene colta e viene letta come rapporto di causa-effetto, e di conseguenza enfatizzata e raccontata a destra e a manca.
E i proverbi che dicono?
“Il buon gatto va rubato”. È credenza comune che se si vuole un gatto che acchiappi i topi, bisogna rubarlo e non acquistarlo o riceverlo in regalo. Probabilmente perché il gatto è considerato ladro per natura.
“Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”. Il popolare proverbio vuole essere un monito che mette in guardia dai vizi, e per farlo chiama in causa l’amato amico gatto e la sua curiosità. La gatta che si avvicina al lardo, si avventura impavida verso un potenziale pericolo, arrivando perfino a rischiare di rimetterci una delle sue zampine. Chi sfida ripetutamente un pericolo, finisce prima o poi in qualche guaio, come la gatta che ruba sempre nello stesso posto, alla fine viene sorpresa.
“Gatto scottato dall’acqua calda ha paura di quella fredda”. Ovvero chi ha avuto danno o paura di qualcosa, diffida da tutto quanto la richiami o le somigli. L’uomo dove è cascato una volta non ci casca più.
“Il gatto del fabbro dorme al suono del martello e si sveglia a quello della forchetta”. Anche nel sonno più profondo si desta a quei richiami pur tenui che rivelano qualcosa di gradito, come il rumore della gente a tavola.
“Ai gatti piace il pesce, ma non osa pescarlo”. Si dice di chi desidera qualcosa, ma non si sottopone alla fatica di procurarsela.
“Gatto che si gratta gli orecchi porta una novità”. Si dice che si gratta gli orecchi per ascoltare meglio quello che verrà detto, essendo assai curioso.
“Il gatto tradisce il padrone sette volte al giorno”. Il gatto è ladro e poco sensibile ai sentimenti e alla fedeltà, per cui non fa tutto quello che gli fa comodo, disinteressandosi del padrone.

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