VITTORIO POLITO - La dote, istituto antichissimo, è il complesso dei beni che la moglie, o altri per essa, porta (e più ancora portava) al marito come contributo agli oneri del matrimonio e chi faceva da tramite era il sensale dei matrimoni.
Il giovedì prima del matrimonio i parenti erano invitati alla casa degli sposi per ispezionare i regali, ma soprattutto la consistenza del corredo e perché no anche la carta dotale, dalla quale si rilevava, non solo la quantità dei beni, ma anche se la disponibilità del patrimonio era dal “primo giorno” e libera da vincoli. I cacciatori di patrimoni erano per lo più figli del popolo i cui genitori avevano investito tutte le risorse possibili per dare un titolo al proprio figlio da utilizzare come merce di scambio per la scalata ad una dote. Il sensale doveva anche essere informato sui precedenti morali della ragazza e sui fallimenti di precedenti contrattazioni. Molti stimati professionisti dell’epoca hanno contratto matrimonio attraverso questa esperienza.
Molti proverbi suggeriscono all’uomo di guardare più che alla dote, al lato economico del matrimonio, alle “doti” morali e materiali della futura sposa che fanno la vera ricchezza della famiglia.
I proverbi che dicono?
“Dove entra dote esce libertà”. L’uomo che sposa una donna ricca perde la propria autonomia perché dipenderà della moglie. La raccomandazione era quella di sposarsi con i propri pari.
“Chi si sposa per la dote trova un padrone”. La sposa che porta una ricca dote, inevitabilmente avrà grandi pretese, voglia di comandare e decidere, per cui sarà lei la padrona.
“La figlia si dà in contanti e la dote a credito”. La figlia si consegna subito e tutta insieme, con la dote si possono fare dilazioni e facilitazioni.
“La buona dote la fa il padre e la buona moglie il Signore”. Alla figlia il padre dà la migliore dote che può, mente la buona moglie è un dono del Signore.
“La dote non fa ricca la casa”. La dote costituisce solo un apporto, un complemento al patrimonio familiare, ma sono le doti della donna che fanno ricca la casa.
Curiosità. Uno dei mestieri più interessanti e curiosi, legato al matrimonio, e quindi alla dote, era rappresentato dal sensale dei matrimoni. Infatti, qualche tempo fa sposarsi non era cosa facile, dal momento che le ragazze erano ben custodite dalle loro mamme, per cui avere occasioni come quelle odierne era cosa da sogno. Infatti, a scuola non esistevano classi miste, incontrarsi con una ragazza era impresa assai difficile, bisognava ricorrere a stratagemmi per incontrare l’innamorata, non esistevano cellulari, locali notturni, discoteche, locali da ballo, pub e, cosa importante, non vi era quella libertà, che oggi si spreca. Per questi motivi ebbe molto successo la “professione” del sensale di matrimoni. Costui era un mediatore che proponeva affari di cuore… e di patrimoni, attività oggi scomparsa. Il sensale (o mediatore), doveva avere una qualità non comune, quella di essere riservato, discreto, doveva tener conto della suscettibilità umana in tutti i risvolti di natura psicologica ed emotiva, insomma aveva il compito di favorire il matrimonio combinato, ma senza far apparire gli interessi nascosti. Neppure l’agente delle tasse era aggiornato, come il sensale, sulla consistenza patrimoniale di certe famiglie.
Il giovedì prima del matrimonio i parenti erano invitati alla casa degli sposi per ispezionare i regali, ma soprattutto la consistenza del corredo e perché no anche la carta dotale, dalla quale si rilevava, non solo la quantità dei beni, ma anche se la disponibilità del patrimonio era dal “primo giorno” e libera da vincoli. I cacciatori di patrimoni erano per lo più figli del popolo i cui genitori avevano investito tutte le risorse possibili per dare un titolo al proprio figlio da utilizzare come merce di scambio per la scalata ad una dote. Il sensale doveva anche essere informato sui precedenti morali della ragazza e sui fallimenti di precedenti contrattazioni. Molti stimati professionisti dell’epoca hanno contratto matrimonio attraverso questa esperienza.
Molti proverbi suggeriscono all’uomo di guardare più che alla dote, al lato economico del matrimonio, alle “doti” morali e materiali della futura sposa che fanno la vera ricchezza della famiglia.
I proverbi che dicono?
“Dove entra dote esce libertà”. L’uomo che sposa una donna ricca perde la propria autonomia perché dipenderà della moglie. La raccomandazione era quella di sposarsi con i propri pari.
“Chi si sposa per la dote trova un padrone”. La sposa che porta una ricca dote, inevitabilmente avrà grandi pretese, voglia di comandare e decidere, per cui sarà lei la padrona.
“La figlia si dà in contanti e la dote a credito”. La figlia si consegna subito e tutta insieme, con la dote si possono fare dilazioni e facilitazioni.
“La buona dote la fa il padre e la buona moglie il Signore”. Alla figlia il padre dà la migliore dote che può, mente la buona moglie è un dono del Signore.
“La dote non fa ricca la casa”. La dote costituisce solo un apporto, un complemento al patrimonio familiare, ma sono le doti della donna che fanno ricca la casa.
Curiosità. Uno dei mestieri più interessanti e curiosi, legato al matrimonio, e quindi alla dote, era rappresentato dal sensale dei matrimoni. Infatti, qualche tempo fa sposarsi non era cosa facile, dal momento che le ragazze erano ben custodite dalle loro mamme, per cui avere occasioni come quelle odierne era cosa da sogno. Infatti, a scuola non esistevano classi miste, incontrarsi con una ragazza era impresa assai difficile, bisognava ricorrere a stratagemmi per incontrare l’innamorata, non esistevano cellulari, locali notturni, discoteche, locali da ballo, pub e, cosa importante, non vi era quella libertà, che oggi si spreca. Per questi motivi ebbe molto successo la “professione” del sensale di matrimoni. Costui era un mediatore che proponeva affari di cuore… e di patrimoni, attività oggi scomparsa. Il sensale (o mediatore), doveva avere una qualità non comune, quella di essere riservato, discreto, doveva tener conto della suscettibilità umana in tutti i risvolti di natura psicologica ed emotiva, insomma aveva il compito di favorire il matrimonio combinato, ma senza far apparire gli interessi nascosti. Neppure l’agente delle tasse era aggiornato, come il sensale, sulla consistenza patrimoniale di certe famiglie.
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Cultura e Spettacoli