VITTORIO POLITO - Il teatro è l’edificio o complesso architettonico costruito e attrezzato per rappresentazioni sceniche, ma vi sono anche i teatri greci (o romani), costruiti in pietra ed all’aperto e costituiti da tre parti fondamentali: l’orchestra, la scena e la cavea (gradinata per gli spettatori negli anfiteatri classici dell’antichità ). Vi sono anche espressioni che prendono nome dal teatro ma che non hanno nulla a che vedere con le rappresentazioni teatrali come: teatro di guerra (area in cui si svolge un’azione bellica); teatri-tenda (organizzazioni teatrali itineranti o quelli destinati al circo, solitamente smontabili). Vi sono anche i teatri di posa per le riprese cinematografiche e televisive e quelli all’aperto (solitamente aperti nella stagione estiva, quello anatomico (aula universitaria destinata alle esercitazioni di anatomia umana).
Si intende per teatro anche la produzione di opere teatrali relative al genere (prosa, dramma, lirica, operetta, avanspettacolo, popolare, orientale, d’animazione, dei burattini), e c’è anche quello dialettale. Mi riferisco, ovviamente al teatro dialettale barese con le sue opere, le sue poesie, i canti, le feste, il costume, l’editoria, i filmati. Cito, a mò di esempio in fatto di teatro barese, solo qualche autore e qualche opera: l’Anonima G.R. (“La bbedda chembagnì”); Vito Barracane (“U testamende de zi’ canoneche”); Vito Maurogiovanni (“U cafè antiche”, “Il Teatro”, “La Passione de Criste”, “Jarche Vasce”); Vito Signorile (“Ragù”); Domenico Triggiani (“Le Barise a Venèzie”, “La candine de Cianna Cianne”, “Da Adà me ad Andriòtte” (romanzo storico-satirico in vernacolo barese), scritto con Rosa Lettini; Felice Alloggio, Emanuele Battista e Nicola Pignataro con le loro numerose commedie. La lista non è certamente esaustiva, lo spazio disponibile non consente di citarli tutti, ma a tutti va il merito di tenere in vita questa sezione importante del teatro.
Il teatro dialettale non è teatro di serie B, come qualcuno vorrebbe far credere, ma è la proposizione di una forma di spettacolo solitamente vera, perché l’uso del linguaggio proposto è qualcosa che ci appartiene intimamente e che gli autori trattano temi che, pur rispecchiando la generalità dell’impostazione, vanno a toccare situazioni ed avvenimenti spiccioli del quotidiano che il pubblico riconosce ed apprezza immediatamente.
I proverbi.
“La vita è un teatro e ognuno ha la sua parte”. Nella vita si è costretti a fare ciò che gli è imposto dal ruolo che il destino gli ha riservato, indipendente dalla propria volontà . In sostanza nella vita spesso si recita una parte che gli viene assegnata e che non è frutto della propria fantasia.
“Il mondo è teatro e l’uomo la marionetta”. In questo caso l’uomo obbedisce ad una volontà molto più forte della sua.
“A teatro si va per vedere ed essere visti”. A teatro non sempre si va perché si è interessati allo spettacolo, ma anche per far parte di una comunità per essere considerati.
Curiosità . La forma più antica di rappresentazione scenica pare costituita da drammi sacri che si recitavano sui sagrati delle chiese o all’interno delle stesse. Verso il Cinquecento, la Chiesa impose un rigoroso ritorno al primitivo carattere di religiosità . L’Arcivescovo di Bari, Antonio Puteo, fece dare rappresentazioni nel 1576 e nel 1584, di un dramma sulla storia del giudizio universale, da egli stesso composto, e che fu messo in scena nel cortile del Convento dei Frati Minori.