VITTORIO POLITO - L’ateismo è il non credere nell’esistenza di Dio o di ogni altra divinità per agnosticismo, scetticismo o indifferenza religiosa. Il termine, riferito all’atteggiamento di pensiero e di vita di chi non aderiva alle credenze religiose o alla filosofia ufficiale della propria comunità, fu spesso confuso con il materialismo, il panteismo, ecc.
Adriano Pessina, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore scrive sull’Osservatore Romano: «Che fine ha fatto l’ateismo contemporaneo? Se fino a qualche anno fa, complice la svolta filosofica moderna che rendeva dogmaticamente impossibile, per definizione, il discorso dedicato alle prove dell’esistenza di Dio, l’ateismo si presentava in primo luogo dentro lo spazio pragmatico dell’irreligiosità e dell’indifferenza, oggi assistiamo a una duplice svolta. La prima riguarda la ripresa dell’ateismo teoretico alimentato dal riferimento al discorso scientifico. Dopo le stagioni classiche dei maestri del sospetto (Marx, Nietzsche, Freud), oggi è la volta del neodarwinismo e delle neuroscienze a fornire argomenti affinché si creda che Dio - che alcuni autori preferiscono scrivere con la D minuscola - non esiste. La seconda, più interessante, forse, è quella che si premura di affermare che l’ateismo può costituire una nuova forma di moralità. Anche in questo caso si potrebbero trovare degli antecedenti storici, nell’epoca moderna, citando il dibattito tra Pascal e libertinismo erudito, o pensando al celebre pamphlet di Sartre sull’ateismo come umanesimo».
Maurizio Patriciello scrive su ‘Avvenire’ di giovedì 3 gennaio 2019, a proposito dell’udienza generale di Papa Francesco sul “Padre Nostro”, riflettendo sulla condizione del credente e dell’ateo: «Da sempre l’uomo si chiede chi è, da dove è sbucato, verso quale meta s’incammina. La storia del pensiero filosofico è affascinante. Come ha fatto Platone a non accorgersi degli errori che gli rinfaccia Aristotele? Ma tra l’antico maestro e il giovane discepolo chi aveva ragione? Da secoli è un continuo rincorrersi d’idee, teoremi, sistemi, visioni del mondo, della storia, dell’umanità. Visioni che poi si traducono in scelte politiche, gesti concreti, decisioni. C’è chi crede che il cielo è vuoto e chi, invece, dietro il creato scorge il Creatore. Ognuno è libero di credere come meglio crede. I due si possono fare un grande bene o un grande male, dipende da loro. Gli atei non sono un corpo indissolubile. Alcuni vivono la loro situazione come un dramma, altri come una liberazione, altri senza porsi problemi. C’è chi si dice felicemente ateo e chi, invece, non può fare a meno di invidiare i credenti. Nemmeno i credenti sono un blocco monolitico. Circoscrivendo il discorso ai cristiani, non possiamo non ricordare come ci siamo divisi nel corso dei secoli. Non è stato un bene. Purtroppo indietro non si torna, ma tutto ciò che può essere fatto per restringere l'orribile fossato va fatto. Verso tutti. Senza complessi d’inferiorità, senza sussulti di superiorità».
L’arcivescovo e teologo spagnolo Fernando Sebastián afferma nella sua ultima opera “La fe que nos salva” (Ediciones Sigueme), che “il problema numero uno della Chiesa di oggi è aiutare la gente a credere”. A suo parere, infatti, “Ieri l’ateismo era nella mente di alcuni filosofi. Oggi l’ateismo lo abbiamo in casa, nei cugini, nipoti e vicini. L’ateismo ci coinvolge tutti e il vivere come se Dio non esistesse è diventato una sorta di ateismo per omissione”. Per Benedetto XVI questo impegno è necessario anche nella Chiesa, poiché “la sfida di una mentalità chiusa al trascendente obbliga anche gli stessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio (…) Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale”.
Ma al di là della filosofia e della religione, vediamo i pareri di vari personaggi sull’ateismo.
Giovanni Papini (1881-1956), poeta e saggista. «Il diavolo non è ateo… Si potrebbe invece dire che Dio è ateo. La fede infatti presuppone un rapporto tra chi crede e l’oggetto del credere. Ma Dio è Colui che è… Egli ha la consapevolezza di sé, non già quel che noi chiamiamo fede o credenza. A Dio solo, appunto perché Dio, è concesso di essere ateo. Satana, invece, che è una creatura, è forzato a credere in Dio: è un teista. Può combatterlo, ma proprio per questo lo conosce e lo riconosce».
Joseph Joubert (1754-1824), filosofo: «Ci sono due sorte di ateismo: quello che tende a fare a meno dell’idea di Dio e quello che tende a non tener conto del suo intervento nelle cose del mondo. Più pericoloso il secondo».
Francesco Bacone (1561-1626), filosofo e uomo politico: «L’ateismo è più sulle labbra che nel cuore dell’uomo».
Pierre Reverdy (1889-1960), poeta e aforista francese: «L’ateismo è più sulle labbra che nel cuore dell’uomo».
Petre Tuţea (1902-1991), filosofo e scrittore: «Senza Dio l’uomo rimane un povero animale, razionale e parlante, che viene da nessuna parte e va non si sa dove».
Abramo Lincoln (1809-1865), avvocato, politico e presidente degli Stati Uniti d’America: «Io non posso comprendere che un uomo guardi la terra e sia ateo, ma non posso immaginare che guardi il cielo e dica che Dio non c’è».
A voi i commenti e le conclusioni.