LECCE - I bambini di età inferiore a 1 anno potrebbero essere più a rischio di malattie gravi con COVID-19 rispetto ai bambini più grandi, sottolinea mayoclinic.org, un'organizzazione non-profit per la pratica e ricerca medica che si trova in tre aree metropolitane degli Stati Uniti d'America: Rochester nel Minnesota, Jacksonville in Florida e Phoenix in Arizona. Questo si è dimostrato vero per un bambino di 3 settimane in Kosovo, morto a causa dell'infezione da coronavirus.
I media locali hanno riferito questa domenica che il bambino in questione è morto la scorsa notte, mentre stava ricevendo un trattamento per SARS-CoV-2. Secondo i media del Kosovo, il bambino stava ricevendo cure presso la Clinica di Neonatologia, perché era in gravi condizioni di salute sin dal momento della nascita. Le informazioni disponibili suggeriscono che il bambino deceduto aveva contratto il virus dai suoi familiari, che erano stati infettati. Tuttavia i neonatologi italiani ribadiscono che non serve separare i neonati dalla madre positiva a seguito di tre studi che confermano bassa incidenza positività nei neonati.
Il riferimento è a tre ricerche,una dell'Iss e due della Società italiana di neonatologia,che hanno rilevato percentuali di contagio tra i neonati da madre positiva al Covid variabili dal 2,8% all'1,6%. Mamma e neonato, dunque, diversamente da come fatto nelle prime fasi dell’emergenza sanitaria in qualche Paese,ad esempio Cina e Stati Uniti, non devono essere separati a causa del Covid-19, perché il rischio di contagio postnatale, in caso di madre infetta, è inferiore ai benefici che il rooming-in può apportare. Infatti solo l’1,6% dei nati da madre positiva al Covid-19 è a rischio contagio dopo la nascita. Il dato emerge da uno studio italiano condotto durante i primi mesi della pandemia e pubblicato nei giorni scorsi dalla rivista Jama Pediatrics. Ne dà notizia oggi la Società italiana di neonatologia (Sin).
“Alla luce delle evidenze disponibili, la trasmissione del virus da madre positiva a neonato è possibile ma molto rara e non influenzata dalla modalità del parto, dall’allattamento o dal rooming-in”, ha detto il presidente della Sin Fabio Mosca. “Ciò, ha sottolineato, emerge da tre differenti studi, il primo dell’Istituto Superiore di Sanità (ItOSS), secondo il quale su un totale di 681 neonati presi in esame dal 25 febbraio al 30 settembre 2020, solo 19, pari al 2,8%, sono risultati positivi al virus dopo la nascita. Nel secondo, che fa riferimento ai dati raccolti nel Registro Nazionale Covid-19 della SIN, aggiornati al 15 settembre 2020, è risultato positivo al tampone nasofaringeo per SARSCoV-2 durante il ricovero della nascita il 2.5% dei neonati (6 su 238 presi in esame).
Nell’ultimo studio condotto tra il 19 marzo e il 2 maggio 2020, su un campione di 62 bambini, nati in 6 ospedali lombardi da madri positive al SARS-CoV-2, solo 1 bambino (1,6%) è stato diagnosticato con infezione da SARS-CoV-2 ai controlli post-parto”. “Tutti e tre gli studi confermano, quindi, la bassa percentuale del rischio di contagio dopo la nascita, indipendentemente dal numero dei campioni analizzati, dalla diversa territorialità , nazionale o regionale, e dai diversi periodi presi in analisi”, chiarisce Mosca.
Mamma e neonato, dunque, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, diversamente da come fatto nelle prime fasi dell’emergenza sanitaria in qualche Paese, ad esempio Cina e Stati Uniti, non devono essere separati a causa del Covid-19, perché il rischio di contagio postnatale, in caso di madre infetta, è inferiore ai benefici che il rooming-in può apportare.