LECCE - Già da luglio il periodo è duro, per i fichi. Figuriamoci a fine estate. Il prodotto è poco e i prezzi salgono. Il frutto gustoso - che in realtà più tecnicamente è una grossa infruttescenza - ormai viene spesso importato finendo sui banchi di supermercati e fruttivendoli, dalla Turchia o dalla Spagna che serve il Nord Italia ed è di ottima qualità.
Sono i volumi a essere insufficienti rispetto alle richieste. Tuttavia, siamo ormai a fine stagione, e da anni purtroppo ci siamo abituati che già a partire dal periodo clou e quindi quello della massima produzione, i prezzi sono alle stelle pareggiando se non addirittura sorpassando quelli di frutti esotici e divenendo, in fin dei conti, una prelibatezza per pochi.
Forse per questo ed a causa della domanda dei consumatori che si è ridotta in conseguenza dei costi alle stelle degli scorsi anni la raccolta si è ridotta per il diminuire della richiesta, con la conseguenza che anche quest’anno siamo stati costretti a vedere costi a dir poco esorbitanti. Non è raro che si arrivi pure a pagare 6, 7 e finanche online 10,70 euro al Kg per quelli nostrani (sembrerebbe compreso le spese di spedizione in vaschette da 500 g l’una), per finire, addirittura, ai 69 centesimi cadauno quelli importati dalla Turchia, in questi giorni, sugli scaffali della nota catena Lidl.
Insomma leccornie per il palato di pochi. Sono passati gli anni della gioventù quando, soprattutto nel meridione e nelle isole “te li tiravano dietro”, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Chiaramente il problema principale riguarda l’insufficiente produzione e raccolta che spinge pochi speculatori a mantenere prezzi così elevati a danno di chi desidera un frutto così saporito, energetico e dalle qualità nutrizionali note a tutti sin dall’antichità.