BARI - “5mila sanitari non vaccinati in Puglia e c’è qualcuno che propone addirittura lo smart working, cioè le punture da remoto o via mail. Se non fosse cosa seria ci sarebbe da ridere. Ci sono la legge statale e quella regionale, che prevedono le sanzioni della sospensione e pecuniaria di 5mila euro e che attendono solo di essere applicate. Non farlo equivale a violazione di legge a contenuto non discrezionale. Questa è l’unica cosa che dovrebbero tenere in considerazione i direttori generali delle Aziende sanitarie”. Lo dichiara il presidente della commissione bilancio e programmazione del Consiglio regionale, Fabiano Amati.
“Gli operatori della sanità, siano essi medici, infermieri, anestesisti, ostetriche (solo per fare qualche esempio) possono e devono svolgere il loro mestiere esclusivamente a diretto contatto con i pazienti. Mi pare assurdo doverlo ribadire. Già i cittadini si lamentano più o meno legittimamente del fatto che non riescono a parlare con gli addetti negli uffici pubblici, per rappresentare le più svariate problematiche. E noi paragoniamo anche solo un semplice prelievo del sangue al rinnovo di una carta d’identità? Non scherziamo. Ogni lavoro ha delle responsabilità: quella di chi sceglie di curare gli altri comporta automaticamente il dovere di non farli ammalare. Ecco perché sono stati la prima categoria professionale per cui è scattato l’obbligo vaccinale. Peraltro, mi pare paradossale che proprio chi chiede agli altri, nei momenti più delicati (ossia quando si tratta di salute), di affidarsi ciecamente alle proprie competenze, poi contesti le competenze della scienza. La sanità in tutte le sue diramazioni è un lavoro nobile: se qualcuno non ci crede è giusto che stia a casa. Ma ne paghi le conseguenze. Altro che smart working. Si applichino allora tutte le sanzioni previste dalle leggi statale e regionale, evitando di cincischiare e farci ritrovare in una condizione di assurda disapplicazione di disposizioni che hanno carattere obbligatorio e non lasciano alcuno spazio alla discrezionalità amministrativa di chi deve applicarle”.
“Gli operatori della sanità, siano essi medici, infermieri, anestesisti, ostetriche (solo per fare qualche esempio) possono e devono svolgere il loro mestiere esclusivamente a diretto contatto con i pazienti. Mi pare assurdo doverlo ribadire. Già i cittadini si lamentano più o meno legittimamente del fatto che non riescono a parlare con gli addetti negli uffici pubblici, per rappresentare le più svariate problematiche. E noi paragoniamo anche solo un semplice prelievo del sangue al rinnovo di una carta d’identità? Non scherziamo. Ogni lavoro ha delle responsabilità: quella di chi sceglie di curare gli altri comporta automaticamente il dovere di non farli ammalare. Ecco perché sono stati la prima categoria professionale per cui è scattato l’obbligo vaccinale. Peraltro, mi pare paradossale che proprio chi chiede agli altri, nei momenti più delicati (ossia quando si tratta di salute), di affidarsi ciecamente alle proprie competenze, poi contesti le competenze della scienza. La sanità in tutte le sue diramazioni è un lavoro nobile: se qualcuno non ci crede è giusto che stia a casa. Ma ne paghi le conseguenze. Altro che smart working. Si applichino allora tutte le sanzioni previste dalle leggi statale e regionale, evitando di cincischiare e farci ritrovare in una condizione di assurda disapplicazione di disposizioni che hanno carattere obbligatorio e non lasciano alcuno spazio alla discrezionalità amministrativa di chi deve applicarle”.