(Socrate e Santippe, opera di Luca Penni, 1550) |
«Socrate (469-399 a.C.) - filosofo greco antico, uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale e riconosciuto come padre fondatore dell’etica o filosofia morale - aveva due mogli Santippe e Mirto, nipote di Aristide, queste litigavano continuamente fra loro ed egli era solito prenderle in giro per il fatto che si contendevano un uomo come lui, bruttissimo d’aspetto, con un naso camuso, la fronte calva, le spalle pelose e le gambe arcuate, finché alla fine le due donne si coalizzarono contro di lui e dopo averlo malmenato ben bene lo inseguirono per un pezzo. Una volta Santippe non la finiva più di rivolgergli improperi da una finestra – lui, di sotto, ascoltava senza batter ciglio – e alla fine gli gettò pure addosso dell’acqua sporca - che qualcuno ipotizzò urina - e Socrate, dopo essersi asciugato la testa, si limitò ad osservare: “Dovevo aspettarmelo che dopo tutti questi tuoni sarebbe arrivata la pioggia”».
Un giorno Alcibiade, militare e politico ateniese, oratore e statista di altissimo livello, domandò a Socrate come facesse a sopportare i continui lamenti di Santippe. Ed egli rispose: «Perché dovrei irritarmi, non si può far nulla contro lo starnazzare delle oche». Alcibiade replicò: «Ma le oche producono uova e paperi». E Socrate di rimando: «Anche a me Santippe genera figli».
Socrate sarebbe potuto diventare il filosofo che conosciamo se non avesse avuto vicino Santippe? La risposta fu data da Nietzsche: «Socrate trovò una donna come gli serviva. Infatti Santippe lo spinse sempre più dentro alla sua strana professione rendendogli la casa un inferno». Se si fosse barricato in casa, chiuso nel suo studio, non sarebbe mai diventato il celebre Socrate. Santippe, con tutti i suoi strepiti e i suoi rimbrotti, pensava di convincere Socrate ad abbandonare la filosofia. In realtà lo spinse sempre più fuori casa in braccio alla filosofia.
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