BARI - “Si rispettino gli accordi e il protocollo d’intesa già sottoscritto”. È ferma la posizione di CIA Agricoltori Italiani della Puglia in merito alla questione del latte.
L’associazione stigmatizza i tentativi di aggirare i termini dell’accordo cercando di imporre prezzi da fame agli allevatori pugliesi e di tutta Italia. Eventuali richieste al ribasso devono essere rispedite ai vari mittenti. I “vaccari” come qualcuno in maniera dispregiativa definisce gli allevatori hanno da salvaguardare il loro lavoro e la dignità che non possono essere calpestati.
Per CIA è arrivato il momento che “ognuno si assuma le proprie responsabilità davanti a migliaia di allevatori e aziende agricole e dell’intera filiera lattiero-casearia già messe in ginocchio da una crisi senza precedenti”. La ‘questione latte’, con le sacrosante istanze della filiera lattiero-casearia, purtroppo è lontana dall’essere risolta.
“Qualcuno sta cercando di giungere a un accordo diverso, probabilmente un’intesa al ribasso e a discapito delle aziende che stiamo cercando di tutelare. A questo proposito, dobbiamo ricordare a chi lo avesse dimenticato che il ‘Protocollo per la stabilità, la sostenibilità e la valorizzazione della filiera lattiero-casearia pugliese’ è stato sottoscritto con una firma davanti a tutta la Puglia da 14 realtà associative. Quel documento, che ha tutti i crismi dell’ufficialità, consta di tre articoli fondamentali: nel primo, i sottoscrittori si impegnano a “garantire un rapporto equilibrato tra gli operatori della filiera”, basato sulla “rimuneratività” “per ciascuna componente” attraverso la condivisione del “principio etico che il mercato riconosca prezzi non inferiori ai costi di produzione, tanto sul versante della produzione primaria che su quello della trasformazione, in considerazione di elaborazioni oggettive di istituzioni quali ISMEA, Università, riconosciuti Centri di studio e ricerca”.
La rimuneratività è un elemento irrinunciabile. Il rispetto degli accordi sottoscritti è fondamentale”. Nel 1997, il prezzo del latte alla stalla era di 900 lire al litro oltre al premio di qualità (pari agli attuali 0,45 euro) e il costo del latte allo scaffale era di circa 1500 lire (che corrispondono a 0,75 euro); oggi il prezzo del latte alla stalla è di circa 0,40 euro al litro, mentre il costo del latte allo scaffale è di circa 1,60 euro al litro.
L’associazione stigmatizza i tentativi di aggirare i termini dell’accordo cercando di imporre prezzi da fame agli allevatori pugliesi e di tutta Italia. Eventuali richieste al ribasso devono essere rispedite ai vari mittenti. I “vaccari” come qualcuno in maniera dispregiativa definisce gli allevatori hanno da salvaguardare il loro lavoro e la dignità che non possono essere calpestati.
Per CIA è arrivato il momento che “ognuno si assuma le proprie responsabilità davanti a migliaia di allevatori e aziende agricole e dell’intera filiera lattiero-casearia già messe in ginocchio da una crisi senza precedenti”. La ‘questione latte’, con le sacrosante istanze della filiera lattiero-casearia, purtroppo è lontana dall’essere risolta.
“Qualcuno sta cercando di giungere a un accordo diverso, probabilmente un’intesa al ribasso e a discapito delle aziende che stiamo cercando di tutelare. A questo proposito, dobbiamo ricordare a chi lo avesse dimenticato che il ‘Protocollo per la stabilità, la sostenibilità e la valorizzazione della filiera lattiero-casearia pugliese’ è stato sottoscritto con una firma davanti a tutta la Puglia da 14 realtà associative. Quel documento, che ha tutti i crismi dell’ufficialità, consta di tre articoli fondamentali: nel primo, i sottoscrittori si impegnano a “garantire un rapporto equilibrato tra gli operatori della filiera”, basato sulla “rimuneratività” “per ciascuna componente” attraverso la condivisione del “principio etico che il mercato riconosca prezzi non inferiori ai costi di produzione, tanto sul versante della produzione primaria che su quello della trasformazione, in considerazione di elaborazioni oggettive di istituzioni quali ISMEA, Università, riconosciuti Centri di studio e ricerca”.
La rimuneratività è un elemento irrinunciabile. Il rispetto degli accordi sottoscritti è fondamentale”. Nel 1997, il prezzo del latte alla stalla era di 900 lire al litro oltre al premio di qualità (pari agli attuali 0,45 euro) e il costo del latte allo scaffale era di circa 1500 lire (che corrispondono a 0,75 euro); oggi il prezzo del latte alla stalla è di circa 0,40 euro al litro, mentre il costo del latte allo scaffale è di circa 1,60 euro al litro.