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Dal mese di agosto, i timori espresso dalla vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris sulla possibilità concreta che "ritardi nella produzione e nei trasporti" potessero lasciare i bambini senza giocattoli da scartare a Natale è diventata sempre più concreta, soprattutto negli Usa e nel Regno Unito.
Anche in Italia le cose per le aziende di giocattoli non stanno andando per il verso giusto: i magazzini, che solitamente in questo periodo dell’anno sono pieni per rispondere alla domanda natalizia di giochi, lo sono un po’ meno e sarà più difficile riempirli rapidamente quando si svuoteranno del tutto.
«In precedenza, potevamo ordinare prodotti dagli Stati Uniti fino alla fine di ottobre, dall’Europa sino alla fine di novembre e dalla Svizzera fino a due settimane prima di Natale: se l’avessimo fatto quest’anno gli scaffali sarebbero stati vuoti», ha asserito il dirigente che gestisce una rete di una ventina di punti vendita. Era impossibile correre un tale rischio, visto che FCW registra la metà del suo fatturato annuale negli ultimi tre mesi dell’anno.
Secondo quanto sostiene Bühler, l’aumento della domanda nel più grande mercato di giocattoli, il Nord America, ha assorbito risorse già di per sé scarse. Inoltre «tutti i fornitori hanno aumentato i loro prezzi a metà del 2021». Un processo nel frattempo finito. «I prezzi di vendita non aumenteranno a Natale», ha assicurato.
Le eventuali difficoltà durante le festività non deriveranno dalla produzione, ma dalla distribuzione, spiega Emmanuel Fragnière, economista e professore alla HES-SO, la scuola universitaria professionale della Romandia. «La Svizzera, soprattutto nel settore dei giocattoli, è direttamente colpita dai problemi della catena di approvvigionamento globale».
I consumatori, che spesso acquistano beni con pochi click, non si rendono più conto di quello che avviene tra il momento dell’ordine e quello della ricezione. «L’enorme logistica che c’è dietro è molto avanzata», sottolinea l’esperto. Con la pandemia di COVID-19 è emersa una carenza di manodopera. «Ci sono 400’000 marittimi che mancano nella rete di fornitura mondiale». Scarseggiano anche le persone che scaricano le merci nei porti e le trasportano su strada o su rotaia. Tutto ciò causa gli ormai famosi colli di bottiglia.
Per quanto concerne invece i grandi fabbricanti, il colosso americano Mattel - nei cui catalogo si trovano prodotti molto conosciuti come ad esempio le bambole Barbie e il gioco di carte Uno - ha recentemente spiegato di aver rafforzato l’approvvigionamento di materie prime, investito in macchinari supplementari e sottoscritto contratti in anticipo con gli armatori.