BARI - Nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani.
“È tornato prepotente l’incubo, lo sfregio e la maledizione dei rifiuti tombati in Salento. Ieri ne abbiamo discusso in Consiglio regionale grazie ad una mia interrogazione presentata a maggio scorso, all’indomani della scoperta di 600 tonnellate di rifiuti urbani e industriali, disseminati nelle viscere della terra salentina tra Lecce, Surbo e Massafra. Il rischio, spaventoso, è che la falda e il sottosuolo possano essere stati contaminati. Abbiamo sollecitato l’Assessorato all’Ambiente a stanziare tutte le risorse necessarie per un monitoraggio speciale e urgente da parte di Arpa Puglia. Nella risposta scritta che abbiamo ricevuto, ci veniva chiesto di fornire informazioni di dettaglio sui siti da monitorare. Quei siti – abbiamo ribadito ieri in Consiglio – sono nelle carte dell’inchiesta condotta da Carabinieri e Fiamme Gialle. Pur non essendo riportate tutte le localizzazioni precise, le coordinate gps o la denominazione delle contrade, l’elenco è facilmente reperibile da parte della Regione e di chi conosce i luoghi e dovrebbe sapersi muovere agevolmente sul territorio. Tre di quei siti sono peraltro già noti: un’area sulla strada Lecce-Torre Chianca, Masseria Monticelli a Lecce, e un capannone industriale alla periferia di Surbo. Abbiamo chiesto di cominciare da qui, dall’analisi delle acque dei pozzi intorno, soprattutto a valle. Si vada a verificare, senza perdere altro tempo.
L’assessora Maraschio, pur assicurando attenzione al problema, ha ribadito che la Regione non può sovrapporsi al lavoro degli inquirenti, visto che c’è un’indagine ancora in corso alla quale collabora la stessa Arpa, incaricata dalla Procura di alcuni accertamenti tecnici. È una notizia che ci rassicura ma chiediamo un impegno maggiore, pur nel rispetto delle competenze, e soprattutto un’informazione tempestiva sui risultati di queste verifiche, perché i cittadini della zona sono in ansia per il sospetto inquinamento del suolo e della falda, e sono stanchi di aspettare notizie da oltre cinque mesi”.