NICOLA ZUCCARO - Ottant'anni fa, la notte del 30 novembre 1941, due ufficiali inglesi - il capitano George Playne e il tenente Roy Roston Cooke - riuscirono a fuggire dal campo di prigionieri di Torre Tresca, ubicato all'estrema periferia di Bari. Dopo l'immediata cattura, furono riportati presso la stessa installazione militare, dove trovarono ad accoglierli il generale Nicola Bellomo e il capitano Sommavilla che vollero farsi mostrare dai 2 ufficiali il punto esatto da cui erano evasi e le modalità di evasione.
In quell'occasione, secondo la ricostruzione italiana, i due ufficiali inglesi avrebbero approfittato dell'oscurità per tentare nuovamente la fuga. A quel punto Bellomo ordinò di aprire il fuoco: il capitano Playne fu raggiunto alla nuca da un solo colpo che gli risultò fatale, mentre il tenente Cooke fu ferito ad un gluteo. L'inchiesta interna avviata dall'esercito italiano e condotta dai generali Luigi De Biase (comandante del IX corpo d'armata di Bari) e Enrico Adami Rossi (comandante della difesa territoriale di Bari) avvalorò la tesi fornita dal generale Nicola Bellomo.
Essa fu sostenuta anche dalle dichiarazioni e dalle testimonianze degli altri militari presenti all'accaduto, ovvero che il generale Bellomo avesse dato l'ordine di sparare solo dopo la fuga dei due ufficiali inglesi. Una terza inchiesta fu sollecitata dal governo britannico e affidata alla Croce Rossa che pervenne alle stesse conclusioni della precedente. Il 28 gennaio 1944 il generale Nicola Bellomo viene arrestato dalla polizia militare britannica, ma al momento dell'arresto non esistevano a carico dell'ufficiale italiano elementi precisi in mano agli inquirenti inglesi.
Solo il 5 giugno 1945, il tenente Roy Rostin Cooke presentò una denuncia scritta e circostanziata contro il generale stesso, il quale, nel frattempo, era stato trasferito tra i campi di concentramento alleati di Grumo Appula, di Padula e di Afragola. Il 14 luglio 1945 gli fu comunicato il deferimento dinanzi alla Corte Marziale e accusato di aver sparato con la propria pistola Colt Pocket contro i due ufficiali inglesi, nonostante Bellomo avesse sempre negato - sotto giuramento - di aver mai usato l'arma in quel frangente.
Il 28 luglio 1945, dopo poco più di un'ora di camera di consiglio, la Corte pronunciò la sentenza di condanna a morte, da eseguire mediante fucilazione presso il Carcere di Nisida (Napoli). Bellomo rifiutò di inoltrare la grazia e l'11 settembre 1945, a 2 anni esatti dall'ingresso degli inglesi in Bari (città liberata il 9 settembre 1943 dalle truppe tedesche, su iniziativa dello stesso generale), e gridando "Viva l'Italia" dinanzi al plotone di esecuzione, divenne l'unico ufficiale italiano a essere fucilato per crimini di guerra.