VITTORIO POLITO - Nel centro storico di Bari, o Bari Vecchia, è presente tra corso Vittorio Emanuele, via Venezia e piazza Mercantile, la Piazza del Ferrarese, il cui nome è legato ad un certo Girolamo Barucchelli, oriundo di Ferrara, che acquistò il gruppo di case che erano situate al posto dell’attuale palazzo Starita (già Maddalena), sul quale si può notare un orologio solare. Vito Antonio Melchiorre (1922-2010), nel suo libro “Bari Vecchia” (Adda, 2003), ipotizza anche il nome di un altro ferrarese, tale Stefano Fabbri, abitante anch’egli a Bari.
Al centro della piazza, all’incrocio con la strada Vallisa, insisteva nei secoli passati, una delle porte di accesso alla città, ove era presente una iscrizione dettata da Antonio Beatillo (1570-1642), inneggiante a Filippo III di Spagna, che regnava durante la realizzazione dell’opera:
Urbem, quam Barion auxit, fundavit lapyx
Nunc regis imperio, Magne Philippe, tuo.
Nel 1621 entrambe le porte furono munite di controporte e ponte levatoio per difendersi dagli assalti dei turchi. Gli avvenimenti erano ricordati da apposite targhe, ora non più presenti, sulle quali erano incise le epigrafi. Pare che al lato di questa porta c’era un’edicola con le immagini di San Nicola, a destra, della Madonna del Carmine, al centro e, di San Sabino, a sinistra. A fianco della porta era inserito un grande torrione chiamato “del Vento”, forse il cognome di una persona che all’interno della muraglia, verso la fine del Settecento, aveva la propria abitazione.
È nota sulla piazza la presenza della Chiesa della Vallisa, oggi sconsacrata e dedicata ad eventi culturali.
Secondo Pasquale Sorrenti (1927-2003), nel suo tascabile “Le strade di Bari” (Levante, 1993), piazza del Ferrarese non è dedicata al commerciante Girolamo Barrucchelli, ma si tratterebbe di una piazza intitolata ad un fabbro, certo Stefano Fabri o Fabbro, che aveva qui la sua bottega e le sue case. Sorrenti scrive anche che costui si era reso benemerito per aver fatto costruire a sue spese la “loggia superiore del Sedile”, ad archi e busti, opera che si ammira ancora oggi.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’intitolazione della piazza fu sostituita con quella di Giovanni Amendola ma, con deliberazione consiliare n. 247 dell’11 aprile 1956, fu ripristinata la precedente denominazione.