BARI - “Siamo al fianco dei territori di Mola, Conversano e Rutigliano, che stanno dando battaglia per dire no alla riapertura della discarica Martucci prevista nel nuovo piano rifiuti regionale. Ieri è stato importante ascoltare in Commissione amministrazioni comunali, comitati, Ager e assessorato all’Ambiente per avere un quadro dettagliato della situazione, che avevamo già richiesto quando quella riapertura era solo un’ipotesi. Continueremo a fare il possibile per informare le comunità e auspichiamo la realizzazione della rete piezometrica di monitoraggio della discarica per valutare eventuali ricadute sulla falda. Il 23 novembre saranno disponibili gli esiti delle indagini geoelettriche, i cui esiti preliminari avevano fatto rilevare percolato nell’alveo della discarica, che saranno presentati alla Commissione ambiente e costituiranno un elemento fondamentale per capire i prossimi passi da fare. Qualsiasi decisione dovrà essere presa in seguito ai necessari approfondimenti È fondamentale che l’area metropolitana di Bari sia dotata di un impianto di discarica che sia in grado di garantire i principi di autosufficienza e di prossimità a livello provinciale. L’ipotesi del sito alternativo di cui si è parlato sembra difficile da percorrere, dati i tempi ristretti, le difficoltà connesse al reperimento di una localizzazione in grado di rispettare tutti i criteri previsti dalla normativa e dalla pianificazione regionale". Lo dichiarano i consiglieri del M5S Grazia Di Bari, Cristian Casili e Marco Galante.
“L’ARPA ha registrato nel 2019 lo stato di degrado e abbandono in cui versa l’area del III lotto a causa della mancata gestione del percolato e ha stimato che ‘possano essere stati prodotti, dalla data del sequestro ad oggi, approssimativamente 20.000 metri cubi di percolato’. Tali evidenze e tutte quelle emerse nel corso delle attività di indagine - continuano i pentastellati - non fanno che confermare la grave situazione in cui versa il sito, per questo non possiamo più indugiare: il Consiglio è chiamato prima di tutto a riconoscere quanto emerso dai lavori del Tavolo tecnico in seguito all’impegno assunto nel 2013 e ad assumere una decisione che si in grado di contemperare la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini e l’esigenza della chiusura del ciclo dei rifiuti nel rispetto dei principi di prossimità e autosufficienza della gestione, garantendo che l'eventuale riattivazione delle vasche sia condotta assumendo tutte le garanzie necessarie a prevenire ulteriori situazioni di criticità e assicurando la messa in sicurezza del III lotto che ormai da anni risulta completamente in stato di abbandono, prevedendo interventi per la gestione del percolato. Continueremo a lavorare a tutti i livelli per dare ai cittadini le rispose che meritano e ci chiedono da ormai otto anni”
“L’ARPA ha registrato nel 2019 lo stato di degrado e abbandono in cui versa l’area del III lotto a causa della mancata gestione del percolato e ha stimato che ‘possano essere stati prodotti, dalla data del sequestro ad oggi, approssimativamente 20.000 metri cubi di percolato’. Tali evidenze e tutte quelle emerse nel corso delle attività di indagine - continuano i pentastellati - non fanno che confermare la grave situazione in cui versa il sito, per questo non possiamo più indugiare: il Consiglio è chiamato prima di tutto a riconoscere quanto emerso dai lavori del Tavolo tecnico in seguito all’impegno assunto nel 2013 e ad assumere una decisione che si in grado di contemperare la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini e l’esigenza della chiusura del ciclo dei rifiuti nel rispetto dei principi di prossimità e autosufficienza della gestione, garantendo che l'eventuale riattivazione delle vasche sia condotta assumendo tutte le garanzie necessarie a prevenire ulteriori situazioni di criticità e assicurando la messa in sicurezza del III lotto che ormai da anni risulta completamente in stato di abbandono, prevedendo interventi per la gestione del percolato. Continueremo a lavorare a tutti i livelli per dare ai cittadini le rispose che meritano e ci chiedono da ormai otto anni”
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