FRANCESCO GRECO - Altri uomini, altre epoche, un’altra Storia. Quando la politica aveva la sua declinazione più nobile, una sua dignità quasi sacrale e si scriveva con la “p” maiuscola: non era ancora decaduta (deceduta) nella sua intima filologia escatologica e autoreferenziale.
Né era un ammortizzatore sociale, ricettacolo di ectoplasmi senz’arte né parte, roba per “scappati di casa”, gente che vivacchia fra gaffe e vuote liturgie, in attesa del vitalizio, danneggiando l’immagine dell’Italia, che così perde credibilità e paga prezzi inauditi, anche in prospettiva.
In quel tempo andato c’erano le passioni civili, la responsabilità , e c’era anche chi, comiziando, allievo di Aristotele (“Retorica”), citava in greco e latino, Senofonte e Cicerone. Cose dell’altro secolo, al tempo dei social e degli spin doctor, a raccontarle non ci si crede.
Il prof. Pietro Licchetta, per esempio. Un erudito prestato all’agone politico. Una figura importante dell’ultimo scorcio del Novecento in Puglia. Il suo paese gli deve tanto in termini di avanzamento civile, economico, culturale. Nato a Corsano (Lecce) il 14 novembre del 1921, è stato commemorato il centenario della nascita con un consiglio comunale monotematico e una strada intitolata. Oltre a una mostra fotografica e documentale (nell’atrio del Comune in piazza San Biagio) curata dal figlio Fabrizio, avvocato, impegnato a tenerne viva la memoria. Ebbe 5 figli, tre maschi e due femmine
Fu sindaco dal 1951 al 1956, divenne poi consigliere provinciale e salì tutti gli step rivestendo la carica di assessore provinciale nella giunta dell’avv. Vergine e di vice-presidente in quella di Egidio Grasso (1970-1975), sino a diventare egli stesso Presidente della Provincia (dal 1975 al 1980).
Militò nella Dc riconoscendosi nei suoi valori fondanti, storici, soprattutto per spirito di servizio, altruismo, senso della giustizia sociale.
Ebbe rapporti d’amicizia con i dc del suo tempo: l’on. Giacinto Urso, il sen. Francesco Ferrari, l’on. Giuseppe Codaci-Pisanelli, e Francesco “Ciccio” Rausa, il sen. Giorgio De Giuseppe e i tanti “costruttori di futuro del passato” (Fabrizio Licchetta).
Ricoprì, negli anni, anche la presidenza diocesana dell’Azione Cattolica, dell’Ospedale Psichiatrico interprovinciale Salentino; diede impulso all’Università del Salento ricoprendo la funzione di consigliere in rappresentanza della Provincia di Lecce insieme a Donato Moro nel Consorzio Interprovinciale Universitario salentino.
Intelligente, lavoratore, sintonizzato con l’anima profonda del popolo, mai dimenticò le origini modeste, che lo portarono a interpretare al meglio i bisogni della gente più umile, a guardare con lungimiranza al futuro, le grandi sfide, i cambiamenti in atto nel Salento e nel Mezzogiorno.
Educatissimo, sempre disponibile: un gentiluomo d’altri tempi. In un pomeriggio d’estate, chiesi un’intervista per “Quotidiano”: sospese la partita a carte con gli amici e rispose alle mie domande.
Fu Licchetta a completare, da assessore provinciale ai LL. PP., le strade che dai piccoli centri conducono alle marine, bonificando le aree paludose sulla costa jonica. Contribuì a dar vigore e porre le basi per opere impensabili come l’Ospedale Oncologico di Lecce, che fu individuato proprio dove oggi sorge. Alla sua presidenza sono legate la ristrutturazione dell’Abbazia di Cerrate, l’inaugurazione del Conservatorio Musicale leccese “Tito Schipa”, il varo dell’Orchestra provinciale e le stagioni liriche e concertistiche, il Ponte del Ciolo, il completamento del museo “Sigismondo Castromediano”, dove ospitò il Presidente della Repubblica Sandro Pertini in visita a Lecce. Ricevette anche il console USA Joseph Gardner e ottenne titoli e onorificenze dei quali non si è mai vantato.
Frequentò il Liceo Classico “Colonna” di Galatina dove, dopo la laurea in Lettere classiche conseguita presso l’Università di Napoli, ebbe il primo incarico per l’insegnamento. Fu docente e preside della Scuola Media di Alessano negli anni ’50, poi preside dell’Istituto Magistrale di Casarano e Tricase e infine del Liceo Scientifico Stampacchia di Tricase.
Latinista, grecista, dantista, non rinunciò mai alla scuola, lasciando un’impronta indelebile negli allievi che ancora oggi lo ricordano con affetto e riconoscenza per l’alto spessore culturale.
Pur meritandolo ampiamente, per valenza politica e culturale, oltre che umana, per uno dei frequenti misteri della politica, non fu mai parlamentare.
Nel 1980 si candidò alla Regione Puglia ma non fu eletto. Capì la potenza del fuoco amico (dei Quarta, i Brizio Aprile, i Leccisi, ecc.) e se la cavò con la sottile ironia di cui era dotato: “Nella mia vita, sono stato soldato semplice o capitano, mai caporale...”. Se ne andò nel novembre del 1988, a soli 67 anni.