50 anni fa con Giovanni Leone, la più lunga elezione per la presidenza della Repubblica


NICOLA ZUCCARO -
Il 24 dicembre 1971, durante la vigilia di Natale, Giovanni Leone viene eletto presidente della Repubblica. La bocciatura dei nomi Fanfani all'undicesima, e di Moro alla ventunesima votazione, quali candidati di bandiera proposti dalla Democrazia Cristiana, determinò una situazione di stallo fino al 22mo scrutinio. Prima dello stesso, Leone ricevette il sostegno della maggioranza composta dalla DC, dal PSDI, dal PLI, dal PRI e con l'appoggio esterno del Movimento Sociale Italiano. 

L'ex presidente della Camera dei Deputati non fu risparmiato dall'azione dei franchi tiratori che impedirono la sua votazione al termine della ventiduesima votazione per un solo voto (503 contro i 505 del quorum richiesto) e tenendo così accese le speranze del PCI e del PSI che proponevano la candidatura di Francesco De Martino. Per Leone, lo scrutinio precedentemente descritto fu la prova generale per la sua elezione che giunse al 23mo scrutinio. 

Al termine dello stesso, prevalse su 1008 "grandi elettori" con 518 voti, contro i 408 di Pietro Nenni (candidato dal solo Partita Socialista), ottenenendo così il 51,4% delle preferenze. Fu la percentuale più bassa della storia repubblicana, registrata al termine della più lunga elezione del presidente della Repubblica. Cinquant'anni dopo, dinanzi all'attuale quadro politico, confuso e alla ricerca di un nome sul quale poter far convergere un'ampia maggioranza parlamentare capace di eleggere il nuovo capo dello Stato al quarto scrutinio, lo spettro della ventitreesima votazione potrebbe ricomparire sugli scranni dell'Aula di Montecitorio.

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