VITTORIO POLITO - Il presepe o presepio è quella rappresentazione della nascita di Gesù che si fa nelle chiese e nelle case durante le feste natalizie e che riproduce scenicamente la Natività e l’Adorazione dei Magi. La diffusione del presepio è dovuta ai Francescani, ai Domenicani ed in seguito ai Gesuiti, da un’idea di San Francesco dalla quale ebbe origine il famoso presepio di Greccio.
Sono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la Natività. Nei loro brani c’è già tutta la sacra rappresentazione che a partire dal medioevo prenderà il nome latino di ‘praesepium’ ovvero recinto chiuso, mangiatoia. Si narra infatti della umile nascita di Gesù, come riporta Luca, “in una mangiatoia perché non c’era per essi posto nell’albergo” (Ev. 2,7). In base a quanto riferisce lo stesso Luca, Gesù nacque in una stalla, o comunque in un luogo destinato al ricovero degli animali. Infatti il vocabolo Presepio deriva etimologicamente dal verbo latino ‘praesepire’ per cui assume il significato odierno di mangiatoia, greppia. Il termine pare comparso per la prima volta a proposito della Basilica Mariana dell’Esquilino, Santa Maria Maggiore, chiamata sin dal VII secolo “Sancta Maria ad praesepe”, in quanto in tale epoca, secondo la tradizione, vi furono traslate le reliquie della Sacra Culla.
Dalla voce del basso latino “cripia” invece, traducibile egualmente come mangiatoia, derivano i termini “crechè”, “crib”, “krippe”, “krubba”, che indicano il Presepio rispettivamente nelle lingue francese, inglese, tedesco e svedese. Allo stesso modo, in Polonia si parla di “szopka” e in Russia di “wertep”, termini aventi sempre il significato di greppia.
L’Enciclopedia dello Spettacolo definisce il Presepio come la rappresentazione plastica, tridimensionale della nascita di Gesù, realizzata con figure mobili spostabili secondo il senso artistico del costruttore. Insomma il presepio è come un teatro in quanto, analogamente a quest’ultimo, è teso a rendere attuale e reale un avvenimento remoto nel tempo e nello spazio.
Dal 1289, anno in cui Arnolfo di Cambio (1240-1302), scolpì le sue statue per la Basilica di Santa Maria Maggiore, quella che è considerata la prima rappresentazione del Presepio, bisognerà attendere quasi tre secoli per avere notizie certe, fondate su documenti probanti, circa l’esistenza di Presepi a Roma, e precisamente il 1581, quando il francescano spagnolo Juan Francisco Nuno, che aveva avuto l’incarico di condurre una ricerca sui conventi romani, riferisce come il Presepio venisse regolarmente allestito nei monasteri e nelle chiese e, come soprattutto quello dell’Aracœli, richiamasse una gran folla di fedeli, con la statua del Santo Bambino intagliata, secondo la tradizione, da un anonimo frate francescano in un tronco di ulivo del Getsemani.
Da allora, come avvenne a Napoli, a Genova e in Sicilia, il Presepio dalle chiese si diffuse alle case patrizie, con costruzioni artificiose e spettacolari il cui fine, in obbedienza ai canoni estetici barocchi, era quello di meravigliare, più che di edificare, e alla cui realizzazione parteciparono artisti eminenti (Bernini ne allestì uno per il principe Barberini).
Al ’700 appartengono il Presepio delle Clarisse di San Lorenzo, costituito da cinque grandi statue, quelli di Santa Maria in Trastevere e delle Benedettine del Monastero di Santa Cecilia.
Più ricca è la documentazione pervenutaci sull’Ottocento, quando l’uso di allestire il Presepio si allarga a tutti i ceti sociali, con la produzione di statuine in terracotta a basso costo, modellate da scultori mediocri e ricavate con stampi dai “bucalettari” di Trastevere. È una curiosità che lo stesso Bartolomeo Pinelli, “er pittor de Trastevere”, da ragazzo lavorò nella bottega del padre, figurinaio, plasmando in terracotta pupazzi da presepio.
Alcuni presepi vengono innalzati su portici di basiliche, su terrazze e loggette, con una scenografia naturale e il cielo come sfondo. Fra questi, il Presepio più visitato era quello che l’industriale Forti allestiva ogni anno in Trastevere, con figure realizzate con una tecnica particolare: il tronco di legno, testa ed arti di cartapesta, abiti di tela indurita con la colla e poi colorata.
A Napoli, verso la metà del Cinquecento, con l’abbandono del simbolismo medioevale, nasce il Presepio moderno. La tradizione ne attribuisce il merito a San Gaetano da Thiene che, esaltato dal mistero della Natività, allestì nel 1534, nell’oratorio di Santa Maria della Stalletta, presso l’Ospedale degli Incurabili, un grande Presepio con figure lignee fisse, abbigliate secondo la foggia del tempo. Su questa scia, nel corso del Cinquecento numerosi furono i Presepi costruiti a Napoli in chiese e monasteri, ma bisognerà attendere il secolo successivo per l’affermarsi del Presepio mobile a figure articolabili, il cui primo esempio fu quello allestito dai padri Scolopi nel Natale del 1627.
Infine, dal momento che la cartapesta, fin dalle sue origini, rappresenta un’arte tipicamente leccese, molto diffusa perché i motivi e la lavorazione erano e rimangono essenzialmente popolari e soprattutto di basso costo, parliamo del Presepio leccese. La cartapesta è composta da carta ricavata da stracci o da carta di giornale, pestata fino ad essere ridotta in poltiglia, mescolata con colla di farina, e quindi bollita con acqua avvelenata, per impedire la tarlatura: il composto così ottenuto viene poi disposto a strati, il cui spessore varia a seconda delle dimensioni della figura. Le prime opere in cartapesta vengono datate intorno al sedicesimo secolo, ma solo nell’Ottocento si hanno dati certi che indicano il caposcuola nel “Maestro Pietro dei Cristi”, soprannome attribuitogli perché era solito modellare immagini sacre.
Per concludere una curiosità. In Italia, a Dalmine, è presente il Museo del Presepio, conserva e valorizza una collezione unica al mondo che ruota tutta attorno al tema della natività. Nato dalla volontà di don Giacomo Piazzoli (1920-1988), un prete straordinario, seriamente impegnato nel sociale, che ancora oggi, a oltre un trentennio dalla scomparsa, è ricordato con affetto da tutti i suoi parrocchiani e soprattutto dagli “Amici del Presepio”, un’associazione di volontari dotati di grande cultura storico-artistica e religiosa che hanno continuato a svolgere il lavoro iniziato dal fondatore portando questo museo ai massimi livelli internazionali. Il museo, sorto nel 1974, raccoglie 800 presepi provenienti da tutto il mondo, è dotato di archivio, di biblioteca, di fototeca e di nastroteca che documentano la storia, le tradizioni, i costumi, la musica, il folklore, le immagini sacre, i francobolli e le cartoline riguardanti il Natale ed il Presepio. Don Giacomo, appassionato ricercatore, approfondisce diversi aspetti storici legati al presepio e ai suoi personaggi, con particolare predilezione per gli studi sulla Terra Santa e avvia le prime ricerche sulle tradizioni del presepio bergamasco. Da sempre con l’obiettivo di una maggiore diffusione del presepio, utilizzando tutti i metodi e tutti i canali possibili, Don Giacomo si rivela negli anni un instancabile comunicatore del presepio, si approccia alla radio e alla televisione, con numerose interviste, documentari e apparizioni televisive fino alla partecipazione, nel 1980, alla celebre trasmissione Rai “Portobello”, condotta da Enzo Tortora.
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Cultura e Spettacoli