DUBAI - Vivere e lavorare a Dubai è un’esperienza che interessa oggi molti italiani. Tra questi sono tanti gli imprenditori che hanno delocalizzato o avviato le loro imprese nella smart city emiratina, oggi considerata una delle città più a misura d’uomo per il mix di mobilità, sostenibilità ed avanguardia urbanistica che la caratterizzano.
Con una qualità della vita tra le più alte al mondo e stipendi superiori alla media dei paesi più ricchi, Dubai continua a svilupparsi grazie a lungimiranti politiche di espansione, al basso costo di carburanti ed alla creazione di zone di libera iniziativa economica, le “free zone”, finalizzate ad attirare gli investimenti stranieri grazie agli importanti vantaggi fiscali. Sono tantissime le aziende straniere e le startup, attive soprattutto nei settori dell’Information Technology, della formazione e della finanza, che hanno scelto come sede primaria o esclusiva dei loro affari l’onirica città degli Emirati Arabi incentivate anche da procedure di assunzione del personale semplificate; pieno supporto amministrativo da parte delle autorità, la possibilità di rimpatrio del 100% dei profitti e degli utili senza tassazione e di fare rete con altre imprese.
In questa intervista abbiamo chiesto a Monica Perna, imprenditrice digitale italiana operante nel settore della formazione linguistica, founder e CEO di AUGE International Consulting, di parlarci della sua esperienza di expat e di imprenditrice donna a Dubai.
Monica, cosa ti ha portato a scegliere Dubai come sede della tua impresa e come residenza?
Dubai è una città straordinaria e cosmopolita dove io sono arrivata quasi per caso in un momento molto difficile della mia vita. Avevo appena subito una truffa immobiliare: avevo acquistato una casa da ristrutturare quando l’imprenditore a cui mi sono rivolta per la ristrutturazione è scomparso con tutti i miei soldi lasciandomi un immobile fatiscente e la sensazione che mi fosse stato portato via tutto quello che avevo costruito in anni di duro lavoro. In quelle settimane di grande scoramento mi sono rifugiata nel lavoro e quando poi, durante un viaggio a Dubai da amici, ho scoperto la città, ho capito che lì avrei trovato la casa che cercavo. Dubai era poi, con tutta evidenza, un ambiente particolarmente favorevole al progetto imprenditoriale già avviato in Italia chiamato Impara l’Inglese con Monica, ma che avevo in mente di portare ad un livello superiore. Avanguardia digitale, una politica favorevole all’iniziativa imprenditoriale estera, un ambiente formativo sia a livello universitario che linguistico estremamente evoluto e stimolante, erano tutti elementi giusti per sviluppare il mio progetto di creare un’impresa capace di fare alta formazione a livello globale.
Da imprenditrice che aveva già avviato in Italia la sua attività, quali sono i principali vantaggi di cui hai beneficiato con l’arrivo a Dubai?
Per un imprenditore expat ossia che arriva dall’estero e che ha intenzione di creare la propria impresa a Dubai i vantaggi sono tanti, immediati e tangibili. Avviare un’impresa richiede poco tempo e il sistema burocratico è molto diverso da quello italiano che ha tempi biblici ed è molto complicato. Non è richiesta una mole infinita di documenti, autorizzazioni, permessi, per cui tra l’iniziativa e l’avvio del lavoro i tempi sono brevi e questo incentiva gli imprenditori e produce alte percentuali di successo nella nascita di nuove realtà.
È noto a tutti poi che la tassazione sia particolarmente vantaggiosa, specie per le imprese che delocalizzano e per le startup. Ma per quanto mi riguarda non è questo specifico aspetto che mi ha determinata a scegliere Dubai come sede della mia impresa e anche come residenza. È stata piuttosto l’atmosfera generale che si respira nella città: una città che impone certamente un certo tenore di vita ma che anzitutto garantisce sicurezza: puoi andare in giro anche a tarda notte, uscire solo con i bambini e sentirti sicuro come in nessun altro posto del mondo. Questo è il primo motivo per cui io ho apprezzato la città e ho scelto di acquistare casa a Dubai. Poi ordine, servizi efficienti, intrattenimento, pulizia sono i motivi che portano anche tante famiglie a trasferirsi qui per vivere e non solo per lavorare.
Quanti sono gli imprenditori italiani che, come te, hanno scelto Dubai e come vivono la condizione di expat?
Sono almeno 350.000 le imprese che superano i 100mila euro di fatturato l’anno che hanno la loro sede a Dubai. Molte di queste sono italiane e molte hanno lasciato l’Italia per venire qui nel corso degli ultimi due anni, complice la pandemia da Coronavirus che ha messo in crisi il Pil del nostro paese specie nel 2020. A Dubai è possibile pensare in grande, assumere personale ed avviare progetti ambiziosi. È poi il luogo ideale per i lavori c.d. del futuro, che si svolgono online, come il mio, perché non richiedono modifiche strutturali e beneficiano, invece, di un ambiente altamente innovativo e digitalizzato dove le avanguardie dell’Information Technology nascono o arrivano per prime. La riduzione delle spese fiscali ti permette, inoltre, di investire sul tuo business e di ingrandirti, migliorando la qualità del lavoro e dei servizi di customer care. Ecco perché se il business è il tuo obiettivo, non c’è dubbio che questo sia l’ambiente ideale per crescere offrendo servizi di alto livello.
Ritieni che l’Italia dovrebbe modificare le sue politiche imprenditoriali per evitare di disperdere il suo know-how o la presenza del Made in Italy nel mondo è un vantaggio per il nostro Paese e la sua economia?
Non c’è dubbio che la presenza di imprese italiane nel mondo abbia sempre e comunque un ritorno positivo per il nostro Paese che ovunque è anzitutto un brand riconosciuto, sinonimo di qualità e bellezza. Gli imprenditori italiani sono, infatti, in generale portatori dei valori che caratterizzano il brand Italia ed io, personalmente, anche da Dubai sto lavorando alla diffusione di un metodo formativo che è e rimane Made in Italy e che continuo a promuovere come tale proprio perché è in Italia che mi sono formata, che ho avviato la mia Accademia e la mia Masterclass. Il mio progetto quindi è italiano ed è rivolto anzitutto agli italiani. Dubai mi ha permesso però di coltivare nel migliore dei modi il mindset giusto per svolgere questo lavoro che richiede studio continuo, creatività, innovazione e varietà dei contenuti e dei tool con cui renderli fruibili.
Come imprenditrice donna, in un Paese a cultura araba, come vivi il tuo ruolo?
Bene, alla pari con uomini e donne sia expat che local. Dubai è una comunità multietnica e multiculturale dove discriminazioni o estremismi sarebbero solo da ostacolo al progetto espansivo dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, emiro di Dubai che ha fondato le sue politiche su otto principi: apertura e tolleranza per favorire l’economia; credibilità, resilienza ed eccellenza come linee guida per la crescita della città; rispetto e coerenza come tratti distintivi di Dubai; diversificazione dell’economia; valorizzazione dei talenti; cura per i giovani e per le generazioni future e unione agli altri sei emirati.
Io come donna, come italiana e come imprenditrice posso dire quindi di non sentirmi oggetto di discriminazione. Anzi! Esiste qui una forma di attenzione alla donna, che si manifesta in gesti di premura e di galanteria, che, personalmente, trovo molto gradevoli. Al di là di libere scelte religiose, le donne emiratine hanno le stesse libertà delle occidentali, e ricoprono ruoli autorevoli al pari degli uomini. Il progetto Expo è un esempio perfetto di questa parità: è gestito da una donna, una giovane imprenditrice araba, Reem Ebrahim Al-Hashimi che ha il ruolo apicale di Ministro di Stato degli Emirati per la Cooperazione Internazionale e Amministratore Delegato di Expo 2020.
Hai scelto di partecipare ad Expo Dubai 2020 come “volontaria” e sarai coinvolta nell’evento che catalizza l’attenzione del mondo sugli Emirati Arabi. Qual è il senso della tua partecipazione e cosa lascia l’Esposizione Universale emiratina al mondo?
Con oltre 200 Paesi partecipanti e circa 25 milioni di visitatori attesi, l’Expo Dubai è un’opportunità per gli Emirati e per chi qui vive e lavora. “Connecting mind, creating the future” è lo slogan di questa Expo straordinaria. Lo scopo dell’evento è quello di agevolare a livello mondiale il dialogo, l’engagement e la cooperazione tra i Paesi. Tutti valori in cui credo e per i quali lavoro. Ogni volta che riesco ad insegnare ad uno studente a parlare l’inglese sento proprio di aver accorciato ancora le distanze tra le persone e di avere aiutato il mondo a dialogare. Expo è un momento storico per Dubai ed io voglio esserci, volontariamente e gratuitamente perché voglio dare qualcosa in cambio al paese che mi ha accolto e che mi permette ogni giorno di esprimermi e di crescere. Mi entusiasma l’idea di essere parte di una realtà più grande, dalla quale poter ancora imparare e acquisire valore. Fa parte della mia indole. Dubai, poi, è una città altamente competitiva: migliorarsi, crescere, e continuare ad imparare sono esigenze irrinunciabili di chi vuole stare al passo del progresso veloce che contraddistingue la città. Ad Expo inizierò la mia collaborazione il 16 gennaio prossimo nell’area Opportunity, negli spazi dedicati alla Repubblica di San Marino e sono certa che sarà un’esperienza di puro arricchimento.