VITTORIO POLITO - Il Natale deriva da tradizioni borghesi del secolo scorso, con simboli e usanze sia di origine pagana che cristiana. Negli anni recenti, il Natale, festa prettamente cristiana, è diventata occasione per una corsa al consumismo, un festeggiamento frenetico, sostituendosi da un clima di celebrazione e di riflessione a una gara commerciale, facendo intervenire spesso la Chiesa a promuovere con incisione il significato religioso.
Secondo Papa Francesco, il cammino che inizia in questi giorni, è «un nuovo cammino di Chiesa, un cammino del popolo di Dio, verso il Natale. E camminiamo all’incontro del Signore». Il Natale è infatti un incontro: non solo «una ricorrenza temporale oppure — ha specificato il Pontefice — un ricordo di qualcosa bella. Il Natale è di più. Noi andiamo per questa strada per incontrare il Signore». Dunque nel periodo dell’Avvento «camminiamo per incontrarlo. Incontrarlo con il cuore, con la vita; incontrarlo vivente, come lui è; incontrarlo con fede» (dall’Omelia del 2 dicembre 2013).
E, come ogni evento importante, anche il Natale ha i suoi proverbi. La saggezza popolare non ha limiti nel creare proverbi e detti per qualsiasi occasione.
Si dice che il Natale porta serenità e pace, forse per il semplice fatto che si festeggia allo stesso modo degli anni precedenti. Solitamente la famiglia è riunita attorno al tavolo ricco di cibo e coi sorrisi dei più piccoli, ma da un paio d’anni le riunioni conviviali sono bandite a causa del ‘covid’ che impedisce riunioni ed assembramenti, ma i proverbi non cambiano nel tempo, anzi se ne aggiungono altri.
È noto che il proverbio è una frase breve, ricordata nella memoria collettiva o tramandata in forma scritta, frutto di una verità proveniente da esperienze per confermare un’argomentazione. C’è incertezza sull’origine della parola “proverbio”, sta di fatto che ha molti sinonimi: sentenza, adagio, aforisma, motto, che coincidono perfettamente con il suo significato. Insomma il proverbio è una regola generale che conferma un fatto naturale, meteorologico, somatico ecc.
Recentemente è stato pubblicato un mio libro sull’argomento che tratta di storie, curiosità e… proverbi, nel quale sono trattati vari argomenti in relazione alle massime.
La maggior parte dei detti popolari sul Natale si riferisce al periodo delle semine e dei raccolti, alla previsione del tempo, alle tradizioni religiose. Alcuni di essi sono di provenienza pagana.
Vediamone qualcuno:
“Fino a Natale né freddo né fame; da Natale in là freddo e fame in quantità ”. Si chiude il ciclo dei contadini e a febbraio si esauriscono le provviste per cui si dice “febbraio corto e amaro”. La terra inizia a offrire qualche nuova produzione verso la primavera.
“Avanti Natale il freddo non fa male; da Natale in là il freddo se ne va”. Si dice per consolare chi si lamenta del freddo e della brutta stagione.
“Chi fa Natale al sole fa Pasqua al fuoco”. Si dice che la buona stagione nel periodo natalizio porti cattivo tempo in quello pasquale per un principio di compensazione che vige nei proverbi.
“A Natale freddo cordiale”. Verso la fine di dicembre l’inverno inizia a far sentire i suoi rigori. Cordiale significa cortesia, affabilità , bonarietà , quindi vero e sincero. A Natale il freddo è considerato quello buono.
“Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. Il proverbio indica un comportamento meno rigido nelle forme, ma vivo nella sostanza, cioè quello di riunire in questa festa la famiglia. Con “tuoi” si intende teoricamente la famiglia. Il Natale è per tradizione una festa da trascorrere in famiglia, un’occasione per riunire i figli nella casa paterna con la cena, la veglia e la Messa. Pasqua invece è la festa della campagna e ognuno è libero di divertirsi come, dove e con chi vuole. In realtà anche Pasqua si faceva in famiglia ma con meno rigore ed aperta ad amici e vicini di casa.
“Natale viene una volta l’anno”. Un invito a far festa e ad abbandonarsi all’allegria. Questa frase viene ripetuta durante i pranzi di Natale dove regna generalmente l’abbondanza.
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