Adolescenti: un cortometraggio per sconfiggere la solitudine


BARI - Solitudine, sostanze e abuso di internet: un video racconta le difficoltà degli adolescenti. Temi moderni aggravati dall’isolamento del Covid, con l’obbligo ripetuto di restare a casa, spesso soli. La segregazione, insomma, può avere un effetto intossicante che, nei casi estremi, può condurre verso la depressione. Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari, ha realizzato un cortometraggio di animazione per sollecitare i giovani ad avere coraggio.

“Il corto mostra Gek - spiega Forte - il mio alter ego, ma anche quello di molti ragazzi. Lo sguardo triste e la benda nera trasmettono l’idea di un personaggio serrato nella sua alienazione. Sulla sua scrivania c’è un computer, un taglierino e oggetti per fumare. Sporto alla finestra, nota un “mostro” tra le luci psichedeliche della città: è una cima d’erba gigante. Combatte senza sosta per sconfiggere chi, nei fatti, è più forte”. E ancora. “Per noi millennials vivere il quotidiano è difficile, l’utilizzo di sostanze e abuso di schermi, è un modo facile per vedere tutto a colori. Questo cortometraggio trasmette emozioni attraverso una palette di colori pop, illuminando gli occhi al primo sguardo da un verde vibrante, alle tante sfumature di viola, racchiuso in una città vuota e distopica, solo luci, zero persone”.

“Ho guardato questo video - spiega Franco Liuzzi, docente di comunicazione d’impresa all’Università di Bari - con gli occhi di chi è abituato a lasciarsi guidare dalla curiosità. Sembra che dalla sua finestra sul mondo lui abbia visto quello che molti di noi non vedono. Ha dato una lettura personale alle immagini, ai suoni, ai colori su cui si è soffermata la sua attenzione. E questo è un bell’esercizio a cui molti di noi, che pure abbiamo un’età diversa, dovremmo periodicamente prestarci: guardare il mondo con occhi nuovi, con uno sguardo disincantato, con la mente aperta. Avendo fame di cose nuove”.

Prosegue: “Ha tradotto questi segnali in una short story animata che ha elaborato con la sua sensibilità. Ho avuto la sensazione che abbia pensato in bianco e nero per essere libero di rielaborarla cromaticamente. Come se quanto visto dalla finestra non gli garbasse tanto. Per cui l’ha colorato di nuovo per migliorarlo. E penso che i suoi colori, forti e accecanti, siano la sua risposta, il suo desiderio di dipingere il mondo. Un mondo in cui appaiono elementi singolari: una pistola costellata di cuoricini, la fotografia di un “astro del ciel” bruciato dal tempo, inquietanti creature verdi. E tutti questi elementi si muovono attorno ad un ragazzo che prova ad assumere atteggiamenti maturi, consapevoli. Sguardi e gesti che forse non ancora gli appartengono. Ma che tratteggiano il profilo di chi non si arrende”.

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