LIVALCA - La storia vera (dal latino verum-i) - la precisazione da farsi sarebbe non la storia ‘verosimile’ che oggi, spesso, ci viene propinata - è quella che permette al cauterio del valente chirurgo prima di bruciare, poi di risanare ed avviare a guarigione in modo che sia sempre il fatto (l’intervento nel caso del medico) reale ad essere raccontato e tramandato. A volte con l’attenuante che si pensa alla ‘famiglia’ si sconfina - confido nella lealtà di molti nuclei famigliari intatti nel loro ‘candore’ che incorrono in quello che Fedro racchiuse nel «Pravo favore labi mortales solent», ossia i mortali cadono in errore perché vogliono favorire qualcuno in modo non imparziale - e questo va prima rimarcato e poi, nel bene comune, evitato.
La morale è questa: per agevolare a volte individui non meritevoli, sbagliamo, non necessariamente per utile ma per cattiva interpretazione dell’Amicizia, e il tempo ci porterà , per chiara evidenza, ad ammetterlo…Magistratura permettendo lo diciamo con tutto il rispetto e la deferenza che si deve ad una professione baluardo di ogni democrazia (‘lavoro’ che chi scrive ‘anelava’ intraprendere).
Questa precisazione andava fatta perché ieri Nicola Mascellaro - il figlio di Gravina in Puglia che, otto anni prima di andare in pensione dalla carica di responsabile dell’Archivio di documentazione della “Gazzetta del Mezzogiorno”, aveva già iniziato a pubblicare per la gloriosa Dedalo una genuina opera in sei volumi dal titolo (non era un programma ma un riscontro di eventi) “Una finestra sulla storia” - mi ha portato il suo ventiduesimo volume…che mi spinge ad una riflessione che condividerò con i miei lettori il giorno in cui il Bari calcio sbarcherà in A ( ..i quattro ‘cavalli’ che mi (ri)conoscono ancora avranno afferrato la mia arguta trovata…certo avrei dovuto scrivere ‘escamotage’ ma è risaputo che sono per le lingue…classiche).
Il libro di Nicola «SABINO FIORESE. Un sindaco con i baffi» con prefazione del sindaco di Bari ing. Antonio Decaro (LB edizioni, Bari 2021, ill., pp.152, e 14.00) è dedicato a colui che prima di diventare sindaco fu nel 1895 un compito assessore alle Finanze, carica confermata nel 1897 con l’aggiunta delle Opere Pubbliche, Tasse e diritti diversi; nel 1902 lo ritroviamo nella veste di assessore ai Lavori pubblici, nel 1909 assessore all’Istruzione (ogni riflessione sulla poca ‘gavetta’ odierna non è casuale). Con queste premesse quando morì improvvisamente l’on. avv. Giuseppe Capruzzi (primo cittadino per ben tre volte nel 1885-1898-1910) il 25 marzo del 1912 - era stato eletto sindaco l’11 luglio 1910 - fu naturale eleggere sindaco il prof. Sabino Fiorese che rimase in carica fino al 18 settembre del 1913. Come ci ricorda lo storico Vito Antonio Melchiorre nel suo ineguagliabile volume «IL COMUNE di BARI. Cronologia delle amministrazioni e dell’attività dal 1806 al 1989» (Levante Bari, 1989) fu un decreto reale del 14 dicembre 1913 a sciogliere il consiglio comunale e nominare l’avvocato Cesare Pasi commissario straordinario, il quale rimase in carica fino al 16 luglio 1914 data in cui fu eletto sindaco l’avvocato Nicola Bavaro.
Sabino Fiorese era nato a Grumo il 21 ottobre 1851 e come racconta il professore Vitantonio Sirago nel suo ormai introvabile quanto prezioso volume «Quadri sulla civiltà contadina di Grumo Appula attorno al 1930» (Levante Bari, 2010) da una famiglia agiata di proprietari terrieri - i Messere, i Fiorese, i Mastroserio, i Gattagrise - che intorno al 1900 decisero di vendere parte delle loro terre causa la svalutazione della lira e la forzata divisione dell’eredità che imponeva il nuovo secolo. Questa volta onde evitare le ‘proteste’, più formali che sostanziali, dell’autore e dell’editore dirò pochissimo sul libro invitando i lettori di Livalca a comprare questo testo da collezione che può essere letto in un solo pomeriggio freddo, per poi riprenderlo altre volte per una ‘guardata’ più approfondita e ‘calorosa’ perché ci restituisce l’orgoglio di essere prima pugliesi e poi baresi. Mascellaro, con precisione storica, ci avverte come Fiorese sembrasse frequentare, in contemporanea, le scuole superiori al Reale Liceo di Grumo secondo il prof. Sirago e il Liceo Ginnasio di Molfetta secondo la versione dello storico Saverio La Sorsa. Ho letto da qualche parte che l’economista Salvatore Cognetti De Martiis (Bari 1844-Torino 1901), prima di vincere per concorso la cattedra di Economia Politica a Torino, nel periodo in cui fu direttore della Gazzetta di Mantova definì Fiorese ‘il brillante giovane studente di Molfetta’, visto i sei anni di differenza che dividono i nostri protagonisti potrebbe non avere torto il molfettese La Sorsa.
Il libro è arricchito da foto storiche e struggenti in bianco nero, tra cui quella dell’anno 1905 in cui si vede in tutto il suo splendore quel ponte del sovrappasso di Corso Cavour che negli anni sessanta ho scalato giornalmente per recarmi da via E. Toti al liceo di via Murat. Nonostante la mia frequentazione giornaliera dell’epoca, solo dalla foto del libro di Mascellaro ho potuto ammirarlo in tutta la sua maestosità . Le esilaranti foto a colori con le caricature del geniale Frate Menotti da sole giustificano il possesso del libro.
«Nella sala giunta di Palazzo di città sono custoditi i ritratti dei sindaci che si sono succeduti alla guida della città : confesso che d’ora in avanti guarderò con occhi nuovi il quadro dedicato a Sabino Fiorese perché, grazie al lavoro accurato di Mascellaro, oggi posso dire di conoscerlo e di apprezzarlo per il suo impegno e la sua coerenza» questo periodo è tratto dalla presentazione del sindaco Decaro, cui mi permetto di precisare che nella nostra città , da sempre, molti sono gli individui che meritano di essere ricordati per impegno e coerenza…senza aver ricoperto il ruolo di sindaco.
Un vecchio amico venuto a farmi visita ha notato sul mio tavolo il libro di Mascellaro e, alla vista della caricatura di Frate Menotti che funge da copertina al libro, ha esclamato: «Adda venì Baffone». Devo una spiegazione ai tanti giovani che seguono Livalca per ‘arricchire il loro bagaglio di conoscenza’. Durante la seconda guerra mondiale la Napoli occupata dalle truppe naziste, ormai satura dell’occupazione, in modo poetico-ipotetico, come solo i partenopei sanno fare, si rivolgeva al nemico metaforicamente ben sapendo che quei soldati non avrebbero compreso l’idioma «Adda venì Baffone». Infatti il termine ‘Baffone’ era indicato con la lettera maiuscola, che comparendo sui muri, stava ad indicare un ben preciso individuo: Josif Stalin (Gori, Tiflis 1879-Mosca 1953). Per farla breve Stalin nel 1939, vigilia del secondo conflitto mondiale, scese a patti con Hitler, salvo ricredersi subito dopo come comandante supremo dell’Armata Rossa. Chiaramente le notizie che in Russia non fosse proprio il popolo a comandare non giunsero subito a Napoli, la quale per un certo lasso di tempo vide in quei ‘fratelli’ l’arrivo del liberatore. La storia ci narra che i napoletani si liberarono da soli dall’oppressore e quando giunsero gli alleati trovarono una città in ginocchio ma libera. Invito coloro che vogliono saperne di più ad approfondire sui tanti libri in circolazione.
Fiorese nella veste di economista, sociologo e professore pubblicò molti testi interessanti, tra cui cito: «Il contadino di Terra di Bari» (1878); «Il Socialismo di Stato nella ragione e nella vita odierna» (1888), saggio cui si ispirò Cognetti l’anno successivo per i suoi «Socialismo antico. Indagini» e «Il socialismo negli Stati Uniti d’America»; «Saggio di una geografia economica di Terra di Bari» e «Storia della crisi in Puglia» entrambi nel 1900. La città di Bari dal 1879 al 1923 ebbe quattordici sindaci: Sabino Fiorese fu il dodicesimo. Dico questo perché invito Nicola Mascellaro e Luigi Bramato a verificare le foto o i dipinti esposti a Palazzo di Città : mi risulta avessero tutti i…baffi, alcuni con barba.