Quando Bari accolse gli esuli italo-orientali


NICOLA ZUCCARO -
Settantacinque anni fa Bari accolse i profughi provenienti da Fiume, dall'Istria e dalla Dalmazia, sfuggiti dai massacri perpetuati dal regime comunista della Jugoslavia - facente capo al Maresciallo Tito - che acquisì i rispettivi territori orientali dall'Italia con la ratifica dei Trattati di pace firmati a Parigi il 10 febbraio 1947. 

In migliaia furono gli italiani che, già nel 1943, sfuggirono agli eccidi culminati con il rinvenimento nelle Foibe (grandi caverne verticali tipiche del Carso) dei corpi di coloro che non riuscirono ad abbandonare le terre giuliano-dalmate. Quasi la metà degli oltre 350.00 esuli giunse nel capoluogo pugliese. 

L'accoglienza fu immediata con il temporaneo allestimento di baraccopoli nelle Zone di Torre Tresca (attuale Quartiere di Santa Fara) e in Via Napoli presso l'ex campo di prigionia "Badoglio". Nel 1956, dopo un decennio segnato da inevitabili disagi, i profughi italiani trovarono una dignitosa allocazione presso il Villaggio Trieste. 

Il centro abitato, ubicato nelle immediate vicinanze della Fiera del Levante e dello Stadio della Vittoria, rappresenta il luogo che conserva, non solo nel "Giorno del Ricordo", la memoria di questa tragica e imbarazzante vicenda appartenente alla Storia dell'Italia contemporanea.

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