Buon compleanno presidente Luigi De Laurentiis: la BA biancorossa aspetta prima la B e poi la A e lei non si pentirA’


...E tu, lenta ginestra, /Che di selve odorate /Queste campagne dispogliate adorni,/

Anche tu presto alla crudel possanza/soccomberai del sotterraneo foco/

Che ritornando al loco/Già noto, stenderai l’avaro lembo/

Su tue molli foreste. E piegherai/Sotto il fascio mortal non renitente/

Il tuo capo innocente…


LIVALCA - Questi sono dieci versi dei 317 che Giacomo Leopardi scrisse per la lirica che, dopo la sua morte, fu pubblicata nei “Canti” dall’amico Antonio Ranieri.

Il titolo «La ginestra» si deve proprio alla villa delle ‘Ginestre’ in cui Leopardi scrisse il suo capolavoro. La villa situata sulla collina di Torre del Greco da cui si vede sua maestà il Vesuvio, secondo i miei ricordi, si trova in prossimità di Torre Annunziata (i due centri, comunque, non distano più di dieci chilometri e, in linea d’aria, molto meno).

Torre Annunziata, situata a 9 m s.m. sul litorale tirrenico, è un grosso centro agricolo di tipo industriale, oltre che turistico e termale, e la sua peculiarità consiste nel fatto che è famosa in tutto il mondo perché sede di pastifici. In questo posto, ancor oggi delizioso, nascono tra il 1917 e il 1919 i fratelli Luigi e Agostino, detto Dino, De Laurentiis destinati a diventare tra i più famosi produttori del cinema mondiale. Il padre possedeva un pastificio e pare che Dino abbia provato per qualche anno a trasformarlo in qualcosa di grandioso, mentre Luigi si laureava in legge. A Roma Dino, che come ha dichiarato in seguito anelava diventare ’attore’, scopre la sua dimensione naturale che è quella di produrre film, in questa impresa si fa affiancare dal fratello Luigi che lo raggiunge a Roma e, subito dopo, con Carlo Ponti fondano la “Ponti-De Laurentiis”, che possiede il grande vantaggio di avere studi di proprietà per operare.

Nel 1949 mentre Dino sposa la giovanissima attrice Silvana Mangano - l’anno prima era stata la protagonista di quel film «Riso amaro» che le diede eterna popolarità, ma non eterna felicità - il fratello Luigi diventa padre di Aurelio, con cui fonderà la Filmauro nel 1975. Aurelio sposa a soli 24 anni la giovanissima cittadina svizzera Jacqueline Baudit e dall’unione nascono tre figli: Luigi, Valentina ed Edoardo.

Il 5 marzo del 1979 è la data di nascita dell’attuale presidente del Bari Luigi De Laurentiis, che porta il nome del nonno Luigi e dal 2006, anno di uscita del fortunato film “Natale a New York”, ha ricostituito con il padre la coppia di produttori Aurelio e Luigi De Laurentiis. Il presidente del Bari Luigi, dopo la maturità classica conseguita a Roma, si è laureato presso la University of Southern California e in seguito ha conseguito un Master in finanza e marketing cinematografico. Dico questo solo per testimoniare che il presidente possiede la giusta preparazione per far fare alla squadra quel salto di qualità che i tifosi aspettano da tempo immemorabile e che la città ha ampiamente dimostrato di meritare (questo senza nulla togliere alla generosità di coloro che negli anni si sono spesi con alterne fortune per regalare, alla Bari che amiamo, quelle gioie che Verona, Cagliari e Bergamo hanno già assaporato). Certo tutti pensavamo che avendo riportato il Napoli in A, in tre anni, partendo dalla C, con il Bari, partendo dalla D, in quattro anni avremmo potuto aspirare ai “Posti in piedi in paradiso”. Le cose, anche per colpe veniali e pur sempre evitabili, sono andate diversamente e i tifosi baresi hanno incassato i vari colpi “Per amore, solo per amore” di quei colori. Senza voler scomodare la pellicola di Neri Parenti “Tifosi”, dobbiamo precisare che la Bari siamo noi, crede ai “Colpi di fulmine”, un poco meno ai “Colpi di fortuna”, ed è convinta che il rapporto De Laurentiis-Decaro-Bari sia nato “Sotto una buona stella” e questo fine d’anno ci regalerà “Un Natale stupefacente”. Proprio perché il tifoso romanista Carlo Verdone ci ha ricordato recentemente che “Si vive una sola volta”, rammentiamo al presidente Luigi che il suo amico Carlo prima di definire “Benedetta la follia” non solo si è costruito un programma “Grande, grosso e…Verdone” ma ha dovuto accettare che un certo Mourinho si trasformasse da antagonista puro in “Mio miglior nemico” e dovrà subire un probabile “Terzo tempo” targato Francesco Totti, quel ‘pupone’ messo alla porta senza minimamente porsi il problema di “L’abbiamo fatta grossa”.

Veniamo a quel drammatico inizio di settembre 2004 quando suo padre Aurelio ha salvato il Napoli di Corrado Ferlaino, conquistandosi in un colpo solo quel “Qua la mano” sincero del popolo napoletano e sono sicuro che perfino il lucano Pasquale Festa Campanile, dal suo luogo privilegiato dove riposa, dopo aver ammesso che “Nessuno è perfetto”, avrà fatto ‘festa’ pensando quanto sia stato “Manolesta” il suo produttore preferito.

L’avventura di Aurelio De Lurentiis partì con Giampiero Ventura allenatore: si proprio quel ligure sposato con una barese che, un lustro dopo, avrebbe guidato il Bari magnificamente “A spasso nel tempo”, per poi finire il suo percorso con “Barzellette” da “Amici miei atto II e III”. Ancora oggi i baresi innocenti si chiedono come mai il “Manuale d’amore 1” di Ventura con il Bari sia finito in quel modo, mentre il “Manuale 2” con la barese-tifosa signora Luciana sia da “Cielo in una stanza”(Opinione personale: sono convinto che il rapporto con Ventura, un uomo-allenatore che stimavo e stimo, avrà un seguito con la città di Bari su quel filo che ci fa pensare a “Culo e camicia” e “Manuale d’amore 3” ). Ventura rimase solo una stagione nel Napoli dei De Laurentiis e fu sostituito da Edoardo - per tutti Edy - Reja che rimase tre anni ( di questo allenatore, ex giocatore di talento, ricordo allo stadio della Vittoria un gol fantastico di testa al 90° con la maglia del Palermo nei primi anni ’70…erro?).

Quindi tocca a Roberto Donadoni - chi scrive sotto la maglia biancorossa cucita a vita, indossa quella che fu di Gianni Rivera, Franco Baresi, Cesare e Paolo Maldini per la serie “Silenzio…si nasce”- che, memore di quel rigore sbagliato il 3 luglio 1990 (“Anni ‘90”) proprio a Napoli nella semifinale dei campionati del mondo di Italia ‘90 ( lui e Aldo Serena si fecero parare dallo ‘sconosciuto’ portiere argentino Goycochea i rigori che ci avrebbero regalato la finale), si trattenne a ‘Mergellina, Marechiaro e Posillipo’ solo per sette mesi.

Nell’autunno del 2009, esonerato Donadoni, è Walter Mazzarri a prenderne il posto in panchina: un toscano nativo di San Vincenzo che undici anni prima, presidente Ferlaino, era il vice di Renzo Ulivieri. Questo allenatore, dall’aspetto di un “Cucciolo” di razza, regala ai partenopei nel 2012 una Coppa Italia ed un terzo posto in campionato che significa partecipazione alla Champions League. Soprannominato con affetto ‘Chiannazzarri’ si segnala per cordiali scambi di vedute con i “Paparazzi” e riesce l’anno successivo a conquistare un meritato secondo posto in campionato tanto che per i napoletani “Sognando la California” diventò ‘sognando lo scudetto’.

Scaduto il contratto di Mazzarri arriva il turno dell’unico allenatore straniero dell’era De Laurentiis: Rafael Benitez. Rafa, come è simpaticamente chiamato, nel 2010 allenava l’Inter e nel 2012-13 il Chelsea e sbarcò a Napoli per l’inizio del campionato 2013. Nel 2014 vince la ‘Coppa Italia’ e termina il campionato in terza posizione.

Nello stesso anno vince la ‘Supercoppa italiana’ e termina al quinto il torneo di serie A. Con imparzialità bisogna ammettere che non è stato l’uomo dalle “Uova d’oro”.

A giugno 2015 inizia l’avventura di Maurizio Sarri con il Napoli e si tratta di operazione che va ascritta a tutto merito della famiglia De Laurentiis: può essere considerato il “Natale in crociera” del patron Aurelio per i suoi tifosi, dato che il Napoli diventa Campione d’Inverno in serie A…non succedeva dall’anno dello scudetto 1989-90. Certo il presidente aveva avuto coraggio, aveva giocato a “Testa o croce” con lucida incoscienza. Sarri, nato a Napoli perché il padre era un operaio toscano impegnato presso l’Italsider di Bagnoli, ha vissuto prima a Bergamo e poi a Figline Valdarno lavorando anche come impiegato per la Banca Toscana. Famosa la sua frase «Ho scelto come lavoro per vivere, quello che avrei fatto gratis», poi la vita dimostra quello che Erasmo ha riassunto in «Quando parla l’oro, ogni altro discorso è vano». Sarri arriva in A con l’Empoli, squadra che è stata il suo trampolino di lancio verso una carriera prestigiosa, dopo tanta gavetta. Con il Napoli arriva secondo in campionato il primo anno, il secondo anno terzo, il terzo anno secondo: con un poco di fortuna in più poteva arrivare il tanto sospirato scudetto. A fine maggio 2018 Sarri e Aurelio De Laurentiis si lasciano da “Uomini uomini uomini” e mentre Maurizio opta per il “Natale a Londra” con il Chelsea, il presidente Aurelio viene convocato il 31 luglio dal sindaco Antonio Decaro per affidargli il titolo sportivo del Bari calcio. Da questo momento la società FILMAURO srl possiede sia il Napoli che il Bari calcio. Il Napoli in questo lasso di tempo è passato da Carlo Ancelotti a Gennaro Gattuso e, quindi a Luciano Spalletti senza riuscire a vincere quello scudetto agognato e pur meritato (Se i giocatori e la città ci credono potrebbe essere l’anno buono, in quel caso bisognerà ringraziare anche il provvidenziale 4-2 incassato dal Barcellona che avvalorerebbe “ogni impedimento, sia un giovamento”).

Il Bari dei De Laurentiis ha vinto il primo torneo in D con l’allenatore Cornacchini e nonostante Vivarini, Auteri, Carrera non è riuscito a centrare il salto dalla C alla B che sarebbe il minimo per una città con la nostra storia. Lo stesso presidente Luigi De Laurentiis il 15 gennaio 2022 per la festa dei 114 anni della società biancorossa ha fatto intendere chiaramente che la città è da serie A, traguardo ‘minimo’ che si sono imposto. Detto con onestà in questi anni, a mio avviso, il Bari in tutti i quattro campionati dell’era De Laurentiis, compreso questo in corso, disponeva della ‘rosa’ più attrezzata, ma mancava quella ‘ciliegina’ che ti garantisce quel necessario 80% di sicurezza che è il massimo che si possa chiedere ad uno sport imprevedibile come il calcio.

Gli ultimi sono stati anni travagliati: la pandemia, la sconfitta recente, inopinata e sorprendente con il Campobasso, il pareggio strameritato con il Foggia da considerare occasione mancata, ora la guerra… sembra proprio che la targa della nostra città BA (prima la B e subito dopo la A) non riesca proprio a fare quel ’balzo’ che non è una formale avVentura, come è stato ampiamente dimostrato, ma una sorte (o ventura) che ci spetta e meritiamo largamente. Sono sicuro che sarà Mignani l’allenatore che metterà d’accordo “Genitori & figli”.

Lei ha avuto il grande merito, presidente Luigi, anche nei giorni più neri - quelli che io continuerò a chiamare spareggi e non playoff - di aver incassato il dolore della mancata promozione con classe, eleganza, correttezza e signorilità che le fa onore e, ammesso che abbia recitato visto che da sempre ha le mani in ‘pasta’ nell’ambiente, non possiamo che lodare le sue doti. Tralasciamo anche il particolare - secondario solo al momento - che la legge sulle multiproprietà per le società (si può sempre cambiare…in meglio!) impone entro il 2024 di dover scegliere tra BA e NA…speriamo con entrambe in A e non se ne pentirA’. In serie B - ci andremo SENZA DUBBIO nella stagione in corso - l’ex portiere Polito, oggi valente direttore sportivo e con pregio beniamino del pubblico barese, deve essere abile nel far coesistere “Il lupo e l’agnello” in maniera tale che si festeggi con “Maccheroni” per tutti. Esulto al solo pensiero che lei avrà la fortuna - sarebbe fantastico invitare anche suo padre Aurelio, lui si è sempre speso per la ‘bellezza’, intesa in ogni sua forma - il giorno in cui andrà in scena la prima giornata del prossimo torneo di B per ammirare la magnificenza del San Nicola gremito e festante mentre canta il nostro inno. Non mi dica che corro troppo: al momento perderei anche con una tartaruga, ma i brividi che procura il popolo barese quando incita i propri giocatori ci rammenta…’che il grande cuore si rivela nella sofferenza’.

Torniamo alla «Ginestra» con cui è iniziato questo scritto: trattasi di un arbusto (piante superiori perenni prive di un tronco e ramificate quasi dalla base) che parte da 50 centimetri a due metri - chiaramente esistono le eccezioni di 3, 4 o 5 metri - molto ramificato, a fusto verde e con poche foglie; i fiori sono abbastanza voluminosi, gialli e molto profumati. Non solo in Campania, ma anche in Puglia le persone sono abituate a ‘sfruttare’ ogni risorsa che la natura offre loro per cui i rami della ginestra, fino alla fine del secolo scorso, erano adoperati in lavori d’intreccio, per annodare le viti e per ottenerne fibre tessili. Ho citato quei versi all’inizio perché in illo tempore imparai solo quelli a memoria e tali sono rimasti, ma è significativo per i futuri rapporti del popolo biancorosso con il presidente Luigi: intrecciare l’unione dei tifosi con il proprio presidente al cospetto della vite, significa rendere omaggio a quello che Giacomo Leopardi intendeva con quella magnificenza de «La Ginestra», composto un anno prima della partenza senza ritorno.. Dal suo luogo privilegiato alle pendici del Vesuvio il poeta di Recanati constatava come, dove un tempo vi era una varietà di offerte da parte della natura, ora vi fiorivano solo ginestre. Quelle ginestre che, non a caso, testimoniano la presenza di un qualcosa, che rammemori a tutti gli uomini di buona volontà che il genere umano, messe da parte discordie più o meno conciliabili, può unirsi e trovare una pacifica convivenza («La guerra quasi sempre è una raccolta di errori madornali» W. Churchill 1874-1965), «Un secolo appena basta a formare uno Stato, un’ora può mandarlo in rovina» Lord Byron 1788-1824).

Presidente una doverosa ultima precisazione: mi sono permesso di citare, in maniera ‘briosa’, alcuni titoli (quelli in neretto) per rendere un omaggio ad alcune delle tante pellicole prodotte dalla Filmauro della sua famiglia, con la segreta speranza che un giorno non lontano possa essercene anche una dal titolo «La leonessa», tratta da un libro di Giorgio Saponaro. Chi scrive inviò nel 1990 detto volume ad alcuni produttori italiani (uno solo rispose affermando che i loro esperti non reputavano facilmente realizzabile una conversione cinematografica, nonostante il valore e l’originalità dell’opera che verteva sul rapporto del pittore Robert con la leonessa Sciù-Sciù), ma ritengo che dopo 30 anni il progetto sia ancora valido. L’errore fu proporre che avevo pronto regista, sceneggiatore e attori: tutti pugliesi. Con il senno di poi mi limiterei solo a proporre che fosse girato in Puglia. La vita è fatta di incastri e penso che la storia del pittore Robert, l’amico Franz e la leonessa Sciù-Sciù meriti, in attesa che il triangolo Filmauro-Napoli-Bari ‘partorisca’ uno scudetto targato NA e una promozione in B per la nostra BA, una nuova occasione.

Siamo una città da ‘Oscar’, con un presidente da ‘Oscar’ che conosce ogni risvolto collegato agli ‘Oscar’ ed ora abbiamo anche un Oscar direttore della ben tornata «Gazzetta del Mezzogiorno» in edicola: SE VUOI PUOI sempre con la PACE, che non è un ‘arcipelago’, come guida («Per un Paese avere un grande scrittore è come avere un secondo governo. Questa è la ragione per cui nessuna dittatura ha mai amato i grandi scrittori, ma soltanto i piccoli» A. Solzenicyn 1918-2008).

AUGURI PRESIDENTE.

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