Energia, Vianello (ALT): "Infrastrutture italiane gas già sufficienti, anche senza Russia, lo dice l’intelligence"


ROMA - “La grande diversificazione delle infrastrutture legate al gas in Italia ci ha portato da una parte ad essere dipendenti da questa fonte fossile ma anche, come i servizi di intelligence italiana riferiscono al Parlamento, “ci assicura di rispettare la cd formula N-1, ossia la capacità di soddisfare, grazie alla ridondanza, livelli di domanda molto elevati anche in caso di interruzione della principale infrastruttura di importazione, ossia del gasdotto che trasporta i flussi in arrivo dalla Russia fino al punto di ingresso di Tarvisio e che, nel 2021, ha veicolato il 38% del fabbisogno nazionale”. Lo riferisce Giovanni Vianello deputato tarantino di Alternativa della X Commissione e della Bicamerale d’inchiesta ecomafie. 

“Non posso che concordare con questa analisi, continua Vianello, infatti se così non fosse allora l’Italia non rispetterebbe il Regolamento (UE) 2017/1938. Basti considerare che nel 2021 diversi gasdotti già esistenti sono stati sotto-utilizzati, infatti l’attuale capacità di importazione del gas dall’Algeria, Transmed è di 30,2 miliardi di mc annui mentre ha importato in Italia solo 21 miliardi di mc, dalla Libia Greenstream capacità di 11 miliardi di mc annui ha importato circa 3 miliardi di mc, il punto di importazione Passo Gries nel 2021 ha ridotto del 74% l’importazione di gas dal nord Europa rispetto al 2020 passando da 8,5 miliardi di mc a 2,1 miliardi di mc. Inoltre ricordarlo ancora una volta che sempre nel 2021 l’Italia ha esportato 1,5 miliardi di mc all’estero. Ma questi sono solo degli esempi pratici facilmente verificabili, quello che però aggiunge l’intelligence italiana è molto indicativo e il Parlamento italiano farebbe bene a leggere le relazioni che i servizi segreti ci inviano ogni anno”.

Conclude Vianello: ”A questo punto c’è da chiedersi da dove prende le informazioni il Governo italiano visto che le iniziative previste all’art.5 bis del decreto sulla crisi ucraina invece ci parlano di aumento di produzione elettrica da carbone e olio combustibile, inoltre in deroga alla normativa italiana e regionale sulle emissioni inquinanti.”

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