Il sagrestano, la perpetua e il prete nei proverbi


VITTORIO POLITO - Il sagrestano o sacrista è un laico stipendiato che ha il compito di tenere in ordine la sagrestia, la chiesa, custodire gli arredi sacri e coadiuvare il sacerdote in vari compiti.

La sagrestia è il locale annesso alla chiesa, dove si custodiscono gli arredi e i paramenti sacri e dove il sacerdote e i ministri indossano le vesti sacre per le celebrazioni liturgiche.

Il sagrestano, con la perpetua (donna di servizio del sacerdote), fanno parte delle persone che svolgono i servizi parrocchiali e personali del sacerdote. Chi non ricorda la Perpetua dei “Promessi Sposi” (la popolana pettegola “serva affezionata e fedele, che sapeva ubbidire e comandare, secondo l’occasione”) o i classici sagrestano e perpetua della celebre serie televisiva “Don Matteo” (nell’immagine superiore). Il Sagrestano e la Perpetua sono stati oggetto anche di una polca di Tienno Pattacini (VIS Radio).

In precedenza per la precarietà dei loro mezzi e per la relativa semplicità del lavoro, i sacerdoti ed i parroci, prima della formalizzazione dei rapporti di lavoro (contratto, assicurazione), tendevano a servirsi di persone poco dotate intellettualmente che trovavano in queste funzioni il sostentamento. In sostanza si collocavano tra il lavoro e la beneficenza.

Spesso, a causa dell’ignoranza e delle precarie facoltà intellettuali, unite alla dimensione del sacro e delle realtà spirituali, si creavano corti circuiti che sfociavano in esilaranti fraintendimenti ed equivoci.

Il sagrestano e la perpetua erano figure notissime ai parrocchiani e ai frequentatori della chiesa delle quali si narravano storie e storielle, qualche volta piccanti.


Nei proverbi, del prete, c’è una visione piuttosto negativa. Forse deriva dal fatto che nel corso dei secoli agli insegnamenti spesso non faceva seguito un comportamento altrettanto edificante e, la grettezza, l’egoismo e il vizio sono risultati particolarmente rilevabili nella persona che avrebbe dovuto essere di guida e di esempio. C’è anche la componente anticlericale che ha segnato il nostro Paese, il quale ha passato secoli sotto il controllo dell’autorità ecclesiastica, non sempre all’altezza del suo ruolo e anche eccessiva e pesante nelle sue imposizioni.

Ed ora vediamo cosa dice la saggezza popolare.

Tra tanti santi del Paradiso non si trova un sagrestano. Coloro che vivono vicino alla chiesa spesso credono poco oppure non sono molto devoti. Pare che nessun santo abbia fatto il sagrestano.

A levare le candele ci pensa il sagrestano. Quando una cosa dà il minimo utile c’è sempre qualcuno che la fa. I monconi delle candele votive venivano rivenduti come cera da fondere nuovamente e il piccolo guadagno andava a favore del sagrestano.

Se casca il prete è una disgrazia, se casca il sagrestano è ubriaco. Si usano due pesi e due misure per giudicare gli errori commessi da gente comune e da persone potenti, le quali vengono sempre scusate.

Delle cose di chiesa il sagrestano molto ne parla e molto è profano. Le persone di poca dottrina che stanno vicine a chi sa, o nei luoghi di cultura, imparano poche cose e si danno grandi arie di dotti, fanno i saccenti, spesso dicono sciocchezze. Un tempo questi erano i sagrestani, i giovani di studio di avvocati e notai, i bidelli, i custodi di biblioteche.

I preti fan bollire la pentola con le fiamme del Purgatorio. I religiosi alimentano i loro introiti intimorendo i fedeli con la prospettiva di condanne e punizioni nell’aldilà.

Il posto migliore è quello del prete. Si intende il posto di riguardo nelle mense, nelle assemblee, ecc.

La casa dov’è il prete non sente né fame né sete. Le canoniche un tempo erano famose per essere ben fornite di ogni sorta di generi alimentari.

Quando un prete mette la mano in un cesto di polli tira su sempre tre zampe. Vale a dire che tira su due polli, come se si fosse sbagliato e li prende, dal momento che sono venuti su.