Caro Guaimaro, qui i giorni passano con una lentezza inimmaginabile. E tuttavia posso dirvi che negli ultimi tempi molte cose si sono aggiustate. Vostra moglie si è finalmente sgravata, dopo nove mesi di letto. Voi siete finalmente padre di Ruggiero, un bambino forte come un lottatore e bello come suo padre. Gli occhi ce li ha cervi come i vostri e mia sorella Lucia ha dovuto seguirmi a Palermo perché la regina ha preteso che io tornassi a corte, poco fidandosi di altre cortigiane. Ora il mio onore è salvo, ma io non vedo l’ora di avervi di nuovo nel mio letto per darvi altri figli belli come Ruggiero. Spero che voi pensiate un po’ alla vostra famiglia, che vi aspetta con trepidazione. Mi è stato molto di aiuto il denaro che mi mandaste l’ultima volta e infatti con quelle risorse ho potuto preparare una culla per Ruggiero e abbellire la nostra casa e tirarlo su. Altro denaro ho affidato a mio padre che lo custodirà meglio di me. Tornate presto se non volete perdervi il piacere di vedere vostro figlio in fasce e sono con sentimento, la vostre affezionata moglie Mariaspina.
Chiusi gli occhi, annusai la lettera come per annusare l’odore della pelle di Mariaspina e mi addormentai felice. Ero padre di Ruggiero, un bimbo che doveva avere già almeno un paio di mesi e il denaro che stavo guadagnando presso il re sarebbe servito a dargli un futuro. Lo avrei ripagato con buoni maestri, della lontananza a cui avevo costretto lui e la nostra adorata moglie (pagine 224-225, Raffaele Nigro “Il cuoco dell’imperatore”- La nave di Teseo” 2021, p. 751, € 22,00).
LIVALCA - E’ stato il fraterno Amico Ovidio - quel signore che, nato a Sulmona, aveva osato infilare il Nasone nei libri delle Metamorfosi che, affermazione che non sarà condivisa da tutti, non furono sempre Fasti - a farci notare che spesso una semplice espressione del viso è più efficace di tante parole per esprimere un concetto: a questo ho pensato (non malignato!) quando, leggendo l’ultimo libro di successo di Nigro “Il cuoco dell’imperatore” mi sono imbattuto in “annusai la lettera come per annusare l’odore della pelle di Mariaspina”. In breve il personaggio del libro di Raffaele, tale Guaimaro delle Campane di chiare origini melfitane, nel tempo trasformatosi in cuoco di Federico II di Hohenstaufen, diventato padre mentre era assente giustificato, si commuove nel ricevere la lettera della moglie che gli testimonia affetto e riconoscenza. A voi sembrerà facile narrare il tutto dando le esatte emozioni che si provano quando si vivono in prima persona, ma in virtù di una lunga esperienza maturata sul campo, pur non essendo un professionista del ‘mestiere’, vi posso garantire che non è difficile ‘sbarellare’. Nigro scrive ‘annusai per annusare’: la sua ‘presunta’ anafora lo consacra scrittore capace di mescolare il cibo più diverso servendosi sempre di prodotti genuini e locali. I periodi sopra riportati ritengo siano quelli che ci anticipano il senso del libro che rispecchia il racconto della nostra vita che risulta avere obiettivi fissi per tutti: cuoco, tipografo, scrittore, avvocato, medico, ingegnere, falegname, scrittore, editore, panificatore, professore, imperatore ecc. ecc. siamo tutti protesi a migliorare la qualità del nostro vivere quotidiano per noi e per le persone che ci sono vicine…chiaramente per categorie; per il modello imperatore può essere più facile la partenza, ma l’arrivo è in ‘salita’ per tutti…ovunque s’intenda andare.
Sul libro mi sono già espresso su questa stessa testata e il direttore mi ha fatto notare come molti abbiano testimoniato il loro stupore-ammirazione-sorpresa per il fatto che ‘esaltassi’ con un certo compiacimento il lavoro di Nigro. Appena possibile proverò a rintracciare lo scritto per annotare fino a che punto sono andato oltre…è risaputo che non faccio parte di quella schiera di persone che impiega più tempo a parlare dei nemici, che a dire bene dei propri amici.
A proposito dell’articolo pubblicato il 24 ottobre dello scorso anno - peraltro con record di visualizzazioni, che non saprei ‘interpretare’ - mi piace dar conto ai miei lettori di tre riscontri diretti.
Nel primo mi ha inviato una mail un vecchio conoscente - ci siamo frequentati due volte fisicamente in oltre mezzo secolo (vive a Pavia), per cui mi risulta arduo qualificarlo amico - che si è imbattuto in un Livalca che gli ha fatto intendere cosa si prefiggeva Elisabetta Sgarbi chiamando “La nave di Teseo” la sua editrice (solo come cronaca da pochi giorni Papa Francesco ha nominato la professoressa Sgarbi membro ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, nella classe dei letterati e poeti: sorprendente la dedica che l’editrice ha rivolto al padre Giuseppe, noto scrittore-farmacista, e alla madre Rina Cavallini “I miei genitori saranno felici che, la loro figlia ribelle, sia stata gratificata da tale onore”…per la serie il talento è ‘ribellione’ potenziata dall’intelligenza). Questo conoscente è stato uno degli oltre cento individui cui consigliai nel 1987 di acquistare il romanzo “I fuochi del Basento”, l’edizione curata dalla “Camunia” di Raffaele Crovi, premio Supercampiello; egli ha acquistato anche il recente libro, dopo aver letto il mio articolo dell’autunno scorso, e ha voluto precisare che lui ne avrebbe accorciato un poco la lunghezza e che i titoli che dividono i 173 capitoli sono una provvidenziale ‘ancora’ di salvataggio (Raffaele la Bibbia afferma: “Ascolta i consigli, accetta la correzione, per essere sapiente in avvenire”).
Nel secondo caso nel giorno della Befana di quest’anno è venuto a trovarmi il vecchio amico Filippo che, incuriosito per l’articolo, mi ha riferito che ha regalato il libro al figlio che vive a Bologna. Filippo non era in sintonia sulla “questione meridionale al portatore”, mio cavallo di battaglia fin dallo scorso secolo, ma civilmente abbiamo trovato un punto di ‘comunione’. Sul mio tavolo vi era il testo del noto diplomatico e saggista Sergio Romano dal titolo “Putin e la ricostruzione della grande Russia”, per cui abbiamo parlato anche di colui che oggi ci fa vivere in un incubo chiamato ‘conflitto nucleare’. Chiaramente nessuno prevedeva quello che sarebbe accaduto dopo, ma credo che il mio pensiero aveva fatto centro sulle manie espansionistiche del presidente russo, mal concilianti con le libertà acquisite da coloro che avevano provato l’ebbrezza del vento della libertà. Onestamente penso che il libro fosse del 2016 o ‘17 (Longanesi editore) e lo avevo ripreso perché volevo dei chiarimenti sulla questione relativa alla Siria e Ucraina. Filippo ha preso in prestito il libro e, al momento, non è tornato al suo posto.
La guerra voluta da Putin è precipitata, in questo lasso di tempo, come nessuno avrebbe potuto prevedere. I miei ricordi sono che il vicentino Romano - nato il 7 luglio del 1929 è stato ambasciatore a Mosca dal 1985 al 1990 e quindi non ha conosciuto direttamente Putin - mettesse in evidenza come fosse riuscito per multos annos il presidente a governare come un vecchio comunista di partito, abile a conquistare il consenso del popolo con notizie fatte trapelare secondo le più moderne tecniche di comunicazione e facendo terra bruciata dell’eventuale opposizione. Al rientro del libro rileggerò il tutto con attenzione, sperando in una PACE imminente.
La terza persona che mi ha contattato è stato l’amico Salvatore, cui alcuni giorni fa avevo girato l’invito che la dottoressa Cristina Maremonti, presidente del CIF provinciale Bari, in unione con altre benemerite associazioni, ha stilato per presentare il libro di Nigro “Il cuoco dell’imperatore”, evento fissato per sabato 2 aprile 2022 alle ore 19.00 presso la prestigiosa VILLA MORISCO in Santo Spirito.
A rendere la serata movimentata ci sarà il giornalista Onofrio Pagone, responsabile della Cultura & spettacoli della ‘rinata’ Gazzetta del Mezzogiorno, che un lustro fa ha pubblicato un ‘fulmineo’ ma impegnativo libro “Io non ho sbagliato” (Giraldi Editore), la cui lettura consiglio a chi pensa di non aver mai sbagliato e a tutti coloro, quelli più ragionevoli con la vita, che ritengono che ‘erriamo tutti, ma ciascuno a suo modo’.
La dinamica signora Maremonti si è inventata una serata dal titolo “A cena con l’imperatore”, infatti, dopo l’incontro con l’autore, si potrà cenare con piatti tipici della tavola di Federico II e, tanto per non privarsi del ‘superfluo’, vi sarà la partecipazione straordinaria delle dame e dei cavalieri imperiali della Festa Medievale Federicus di Altamura (per chi volesse notizie più dettagliate può rivolgersi al 3395852312). Il mio amico Salvatore prenoterà per lui, la moglie, il figlio con compagna (mi ha precisato che vogliono così!) e il nipotino di 12 anni.
L’ultimo capitolo del libro di Nigro (solo tre pagine) ci regala alcune verità ‘nascoste’, che dobbiamo essere attenti a percepire nel loro giusto valore, anche quando ci regalano verità scomode: “Me ne stavo in un angolo, offeso, intristito, adirato per lo scarso rispetto che re Manfredi e i membri della Curia stavano mostrando nei miei confronti. Chissà che avrebbe detto Federico dal suo catafalco!» Chi parla è sempre Guaimaro che ritiene che i nuovi ‘padroni’ non tengano nella giusta considerazione il suo lavoro e invoca colui che, invece, lo aveva apprezzato. E’ una tappa importante della nostra vita e vale per tutti: il successo è un eccesso che non dura senza ‘nesso’ (morto Federico, sotto Manfredi ‘cucina’ un altro cuoco). Sempre Guaimaro comprende, aiutato da Marcangione, che è ora di tornare a casa, di levare le tende “si torna a casa” e si rientra nei ranghi della vita quotidiana. Per giunta quando scompaiono le persone che ci hanno apprezzato ed agevolato ci convinciamo che siano state fatte fuori con ‘violenza’ per fare un dispetto a noi. Per la serie quando sei al centro del mondo pensi che tutti ti stiano ad ammirare ed ‘invidiare’(intorno al 500 a.C. ad Eleusi nasceva Eschilo:”Non è felice l’uomo che nessuno invidia”).
“…mi mostrava il baule con i vestiari e la sacca di denari che aveva custodito per me…saltammo in sella e puntammo verso Canosa”, per le generazioni normali il risparmio che assicuri una fine vita senza affanni è una conquista se non di saggezza, di sana preveggenza che considera l’imprevisto un qualcosa che si affronta da giovane con incoscienza e da maturi con lungimiranza.
“Sicuramente mi aspettava con trepidazione. Volevo godermela, perdermi dentro la rugiada dei suoi occhi. E poi avevamo molto da fare a casa. Intanto centellinarci gli anni a venire, ora per ora, il delta della nostra età matura” non posso non sottolineare che Nigro è un ladro di pensieri: ha rubato il mio come sanno fare solo determinati ‘birbanti’ ( non ho scritto ‘briganti’ per rispetto verso don Tommaso!), forse ho anche esternato con parole meno nobili del suo ‘centellinare’, ma è inconfutabile che trattasi di un perentorio invito orientato verso tutte le Angela e Livia del mondo a non privarsi della gioia di concludere il pranzo luculliano che si chiama VITA nella propria cucina di casa, al riparo da quella stupida immaginazione che governa da sempre il mondo e magari riflettendo su una frase di un uomo di nome Aristofane (445 a.C. ?) che, come racconta l’amico Francesco firmò i suoi primi lavori con il nome di Callistrato, che recita:” Un uomo non proverà mai piacere, se prima non lo procura alla donna della sua vita”.
A proposito Francesco, ora che il tuo amico cuoco ha smantellato quella cucina, solo in apparenza spartana, fornita di mille selezionati e ‘freschi’ ingredienti che, fra i tanti piatti prelibati, ha permesso anche a Pascal Thiercy e Michel Menu di dar vita a quel capolavoro goloso ( certo dovrei dire gourmet, ma sai sono di scuola ‘levantina’) di “Aristophane: la langue, la scène, le cité” - pur ammettendo che non sia facile ‘cuocere leRane’ - ritieni che possiamo limitarci ad ‘annusare’, come fa il cuoco-Raffaele, gli effluvi che la nostra arte culinaria ha sparso per il mondo senza farci ‘rimbombare’ nelle orecchie “Chiunque è un uomo libero non può starsene a dormire”, nota citazione del commediografo greco di Cidatene?