MILANO - E' disponibile in tutte le piattaforme digitali “Caro Lucio rispondo” (Red Phonics Records), il nuovo disco di Sergio “Rossomalpelo” Gaggiotti che contiene il singolo in radio “Arance amare”.
“Arance Amare” è una delle nove risposte alla “Lettera al caro amico” che Lucio Dalla inviò tramite il brano: “L’anno che verrà”. L’artista in questo brano risponde alla lettera di quell’uomo del ’43, descrivendo la sua visione del presente che è stato il suo futuro immaginato proprio in quella lettera al caro amico, raccontandogli di momenti assurdi e brutali, di solitudini e silenzio, di amore e tempra, coraggio e paure. Infine, Gaggiotti ha voluto sussurrare al destinatario della lettera che aveva ragione: anche se diversamente, tutti si vive un presente migliore se si sogna e pretende un futuro davvero moderno e civile.
“Arance amare” nasce come parte di un rapporto epistolare, espresso in nove missive, impossibile da portare avanti. Il destinatario non è più tra noi, non potrà mai leggerle, non potrà mai rispondere. Questo però non può frenare il desiderio di scrivere all’uomo che inviò la lettera al caro amico raccontandogli un futuro di speranze e cambiamenti. Quel futuro è il nostro presente, l’oggi di tutti. Non potevo non rispondere a Lucio Dalla e raccontargli quello che succede. Da ipotetico amico, figura nella quale ogni ascoltatore di quel brano si ritrova, ho sentito l’obbligo di farlo. Così ho deciso, immaginato, scritto, registrato e inviato a lui tramite il mondo, nel quale è ancora presente.
Quando ti sei avvicinato alla musica?
A circa diciotto, diciannove anni. Dapprima come autodidatta, da chitarrista che voleva suonare di tutto ad “orecchio”. Poi intorno ai venticinque anni, dopo il verificarsi di un episodio che mi ha segnato per sempre, ho scoperto la scrittura, quella musicale che la prosa, la poesia e il resto della produzione di parole la amo fin da quando ricordo di saper leggere. Ho scoperto il mondo delle note e scoperto di amarlo più di quanto abbia mai amato suonare. Così ho deciso di studiare, dapprima al conservatorio e poi con studi privati mirati alla composizione.
Hai raggiunto i risultati che speravi?
Non ho mai raggiunto o cercato risultati eccelsi, straordinari, di straordinario basta la forza delle regole che mi hanno permesso di scrivere quello che ho sempre avuto in testa: la mia musica. Senza genere, senza limiti, senza distinzioni di sorta tra classica, popolare, jazz o moderna. Amo scrivere le mie parole e poi vestirle con la musica che esse stesse chiedono, col suono che fanno una volta recitate, con le assonanze di significato e quelle di “significanze”. Acquisire sufficiente esperienza per sfruttare le regole a mio vantaggio. Questo faccio, mi piace e questo mi ha fatto avvicinare e poi amare senza freni la musica nelle sue diverse forme anche marginali.
Qual è la direzione musicale che vorresti prendere?
Non ho una direzione da scegliere, quello che mi piace è sperimentare. Non crediate però che io sia un genio o qualcosa del genere, sono soltanto un uomo che si diverte a scrivere e realizzare totalmente da solo quello che ha in mente. Scrivo prosa, musica, serie tv e racconti. Scrivo canzoni, vorrei soltanto farlo in un mondo tranquillo e che ami la pace più di quanto ami la guerra. Vorrei sperimentare la lingua italiana su linguaggi musicali dov’è difficile inserirla, vorrei scrivere un musical, un’opera moderna. Poi torno sulla terra e scrivo piccole canzoni che sanno di vite minime. In fondo quello che mi piace è ciò che faccio e vorrei divertirmi a farlo per molto, tra l’amore per il mio lavoro a tempo parziale in una biblioteca e quello per la scrittura che sia musica o parole.