TERNI - “Si è tolto la vita nel carcere di Terni, dove era ristretto nella Sezione ad Alta Sicurezza perché sospettato di appartenere alla criminalità organizzata di tipo mafioso, M.R. detenuto siciliano di 54 anni, originario di Enna”. A dare la notizia è Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Il pur tempestivo intervento del sanitario di turno, prontamente allertato insieme alla Sorveglianza Generale dall’Agente di sorveglianza, non ha purtroppo permesso di salvare la vita all’uomo. Una brutta e triste notizia”.
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sui suicidi in carcere aveva sottolineato come "il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Proprio il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”.
"Fondamentale" conclude Capece " è eliminare l'ozio nelle celle. Altro che vigilanza dinamica. L'Amministrazione Penitenziaria non ha affatto migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, perché ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio rispetto ai presenti, quasi tutti alle dipendenze del Dap in lavori di pulizia o comunque interni al carcere, poche ore a settimana”. Da qui il rinnovo dell’invito al Guardasigilli Marta Cartabia di trovare una soluzione urgente ai problemi penitenziari dell’intero Paese.
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