Taranto, detenuto si suicida in carcere


TARANTO - Si chiude molto male questa settimana nelle carceri pugliesi con l’ennesimo suicidio di un detenuto che grida vendetta, poiché secondo il SAPPE, sindacato polizia penitenziaria, i responsabili hanno un nome e cognome e cioè il Ministro della Giustizia, i vertici romani del DAP, ed a seguire l’amministrazione penitenziaria regionale e locale. Lo rende noto lo stesso sindacato.

Infatti il detenuto di origini tarantine, di circa 50 anni, in carcere per reati contro il patrimonio con fine pena 2024, che questa mattina si è impiccato con una rudimentale corda ricavata da un asciugamano, aveva poche chance di essere salvato, nonostante la professionalità, il coraggio, e l’abnegazione dei poliziotti di Taranto. 

A quell’ora prima delle 8, un solo agente deve gestire un intero piano composto da tre sezioni detentive lunghe circa 50 metri ciascuna, con circa 70 detenuti per sezione da controllare per un totale di oltre 200 detenuti(ne dovrebbero essere almeno in 4), cosa che avviene spesso nelle ore serali e notturne.

Il SAPPE - dichiara il segretario nazionale Pilagatti - ritiene che ora sia il momento che chi ha responsabilità e non prende provvedimenti inizi a pagare, poiché lo Stato deve garantire anche l’incolumità dei detenuti con ogni mezzo.

Ci ritornano in mente le parole di un detenuto che alcuni mesi durante una visita del SAPPE al carcere di Taranto unitamente a parlamentari dei cinquestelle, implorò i politici acchè arrivassero poliziotti a Taranto, poiché se si fosse sentito male non avrebbe avuto alcun aiuto, considerato che l’unico agente sul piano non poteva essere contemporaneamente in tre sezioni.

Come dicevano prima - spiega - la settimana nera delle carceri pugliesi è iniziata il 22 Aprile con un altro suicidio a Foggia, per passare poi da Bari ove un detenuto ha appiccato fuoco alla stanza con la tragedia evitata grazie al coraggio e la prontezza dei pochi poliziotti in servizio, per andare a Trani ove un detenuto ha aggredito dei poliziotti, per finire con il suicidio di oggi.

Negli ultimi mesi da Taranto sono passati sottosegretari alla giustizia, parlamentari nazionali, vertici del DAP, che con i loro occhi hanno visto come è ridotto il carcere sia per quanto riguarda la mancanza di sicurezza, che per il gravissimo sovraffollamento di detenuti alcuni appartenenti a pericolosi clan, che hanno promesso interventi che, non ci sono mai arrivati.

Come è possibile che si continui a tollerare tra l’indifferenza generale, la situazione per cui il carcere di Taranto con un organico di poliziotti penitenziari tarato per 350 detenuti , da anni, ne continua a gestire più del doppio, circa 710.

Tutto ciò costringe i poliziotti a lavorare per 8, 12 ore continuative con carichi di lavoro massacranti in violazione di norme e leggi dello stato italiano.

Negli ultimi mesi sono decine gli interventi dei poliziotti penitenziari di Taranto che con coraggio e professionalità sono riusciti a salvare chi per motivi vari, ha deciso di volare oltre le sbarre del carcere.

Oltre a ciò si registra una carente ed insufficiente assistenza sanitaria soprattutto ai detenuti con problemi psichiatrici(che sono decine e decine) che spesso sono abbandonati a se stessi.

Fino a qualche anno fa ci si indignava, ci si interrogava anche sui mass media nazionali, ora più niente qualche riga nella cronaca locale ed avanti il prossimo.

Ma è possibile che in un cosiddetto paese civile ci si indigni per un animale maltrattato, e nessuno si preoccupi di affrontare seriamente il problema delle carceri, diventate ormai una discarica sociale ove buttare le anime ed i corpi degli ultimi, dei pazzi, dei diseredati.

Si perché questo è il carcere, ove colletti bianchi e delinquenti matricolati riescono ad evitare di soggiornare grazie ai soldi che permettono difese legali (che i poveri cristi si sognano,) sfruttando tutte le possibilità che leggi inadeguate consentono.

Senza dimenticare i tantissimi innocenti che trascorrono periodi anche lunghi in carcere, per poi uscire distrutti nell’anima e nel corpo.

Quando abbiamo denunciato il suicidio del detenuto a Foggia avevamo dato appuntamento al prossimo suicidio o pestaggio di poliziotto cose che puntualmente sono arrivate.

Ora basta, il SAPPE si appella ai parlamentari Tarantini e Pugliesi per chiedere conto al ministro della giustizia, nonché ai vertici del DAP, di questa ennesima tragedia annunciata.

E non se ne vengano con l’invio di ispettori per scaricare le loro colpe su qualche povero agente, poiché la colpa morale e non solo di quanto accaduto a Taranto e nelle carceri pugliesi, è solo ed unicamente loro.

Il SAPPE - conclude la nota - ritiene che la misura sia colma e proprio per questo oltrechè allo stato di agitazione, su richiesta dei lavoratori ha indetto un SIT IN il giorno 4 Maggio davanti al carcere di Taranto, ove i poliziotti per protesta bruceranno i loro tesserini di riconoscimento, si incateneranno, e firmeranno il referendum per il passaggio al Ministero degli Interni, poiché la sicurezza e la gestione delle carceri è diventato ormai un problema di ordine pubblico nazionale.