Le origini del Diritto internazionale umanitario
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VINCENZO NICOLA CASULLI - La nascita del Diritto Internazionale Umanitario avviene nella metà dell’Ottocento quando Henry Dunant, padre fondatore del Comitato Internazionale della Croce Rossa, sentì la necessità di stabilire delle comuni regole internazionali che fossero valide in tempo di guerra per limitare il più possibile le stragi e i crimini bellici. Tali regole, però, non avevano una disciplina armonica poiché le prime codificazioni avvennero nel ventesimo secolo.
In proposito, i principali strumenti del diritto umanitario sono le quattro Convenzioni di Ginevra nate nel 1949 e i loro due protocolli aggiuntivi del 1977, dei quali, ad oggi, sono 196 gli Stati firmatari.
Le Convenzioni e i loro protocolli trovano applicazione all’interno di conflitti internazionali o internazionalizzati, ossia all’interno di conflitti di guerra che coinvolgono Stati fra loro diversi o che, seppur nati all’interno di un singolo Stato, hanno poi superato i confini nazionali coinvolgendo altre Nazioni.
Si deve considerare, però, che anche i conflitti interni ricevono dalle Convenzioni una tutela finalizzata a perseguire i più gravi crimini di guerra.
La finalità del Diritto Internazionale Umanitario è, appunto, quella di circoscrivere l’uso della violenza durante gli scontri al fine di evitare il coinvolgimento di tutti coloro che non partecipano al conflitto come, ad esempio, bambini, donne, civili in generale, ma anche soldati feriti o prigionieri di guerra.
Ulteriore scopo del Diritto Umanitario consiste nel limitare l’uso della violenza anche tra militari, in quanto il principio fondamentale sancito dal diritto dei conflitti armati è quello di garantire una proporzione tra la carica e la violenza della battaglia e il vantaggio militare ottenibile, mentre è vietata e perseguita ogni superflua azione di guerra. (1. Continua)
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