BARI – Il nuovo corso della Chirurgia Generale dell’Ospedale di Altamura è già realtà. A suggellarlo l’ambito riconoscimento ricevuto dalla ACOI - Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani - finalizzato alla organizzazione dei corsi della Scuola Nazionale Ospedaliera di Chirurgia: Altamura, con il suo nuovo direttore Paolo Ialongo, è stata infatti individuata come Centro di Tirocinio per il Corso di Alta Formazione in Chirurgia Generale e Mini invasiva. «Una grande soddisfazione – commenta Ialongo – soprattutto per l’alto numero di chirurghi partecipanti alla selezione e anche perché a breve, presso il “Perinei”, giungeranno specialisti da varie regioni italiane per perfezionare la propria formazione in chirurgia laparoscopica».
Un buon viatico per valorizzare l’attività del prossimo futuro, mentre nella fase attuale la pandemia appare tutt’altro che archiviata, essendo ancora necessario gestire le urgenze che arrivano dal Pronto Soccorso e i ricoveri programmati non Covid, tuttavia convivendo con la destinazione di una parte dell’Ospedale alle patologie Covid. «Stiamo affrontando questa fase - spiega Ialongo – facendo ricorso a tutte le risorse possibili e lavorando con la massima condivisione con le altre branche specialistiche. L’emergenza, del resto, ci ha insegnato quanto siano preziose la flessibilità e la capacità di adattarsi alle diverse situazioni».
Forte della sua ventennale esperienza al Policlinico di Bari e di quattro anni in centri europei di riferimento (Parigi, Rennes e Nizza) per la chirurgia laparoscopica dell’apparato digerente, con un bagaglio di oltre 2500 interventi chirurgici e circa 1400 in laparoscopia, Ialongo è pronto alla nuova sfida. Arrivato a novembre, si è subito gettato nella complessa realtà altamurana: «Questo ospedale ha le potenzialità, ed anche le caratteristiche di collocazione geografica – rimarca Ialongo - per ridurre la migrazione fuori regione: una forte criticità che vogliamo arginare divenendo un solido riferimento per un bacino di utenza di almeno 150mila persone. Per far questo servono medici con esperienza e puntare su obiettivi specifici di qualità e quantità degli interventi chirurgici che la struttura è in grado di garantire».
Venti posti letto a disposizione, otto chirurghi più il direttore, nove infermieri e cinque operatori socio sanitari. Risorse umane e strumentazioni per un ospedale nuovo che punta a potenziare la chirurgia tradizionale e l’attività ambulatoriale, ma soprattutto qualificare Altamura nell’esecuzione di interventi complessi in cui la tecnologia e le nuove tecniche giocano una parte cruciale. «L’obiettivo – rimarca Ialongo - è quello di far crescere la chirurgia mininvasiva laparoscopica per patologie oncologiche dell’apparato digerente, in particolare, del colon retto».
Utilissima in tal senso la stretta collaborazione con il servizio di Endoscopia digestiva, da dicembre sotto la guida del dr. Francesco Gatti, che dispone di due sale di endoscopia dove vengono eseguite gastroscopie e colonscopie diagnostiche e operative. «L’Endoscopia – conferma Gatti – è una branca complementare con la Chirurgia proprio per l’attività diagnostica, ma anche rispetto ad altre discipline, ad esempio la Neurologia. Nelle nostre sale garantiamo l’esecuzione di esami di nicchia che solo pochi ospedali possono offrire: dalla videocapsula dell’intestino tenue alle PEG per pazienti con problemi con disfagia e PEG J per pazienti affetti da morbo di Parkinson, oppure l’ERCP - colangio-pancreatografia endoscopica retrograda - per trattare patologie delle vie biliari. L’utenza può contare anche su visite gastroenterologiche ambulatoriali, sui servizi dell’ambulatorio MICI - Malattie infiammatorie croniche intestinali - e sulla recente abilitazione alla somministrazione di farmaci biologici, laddove non è possibile l’impiego di farmaci tradizionali. Questa Sanità – conclude Gatti – non bisogna andare a cercarla lontano: è già qui».
Un buon viatico per valorizzare l’attività del prossimo futuro, mentre nella fase attuale la pandemia appare tutt’altro che archiviata, essendo ancora necessario gestire le urgenze che arrivano dal Pronto Soccorso e i ricoveri programmati non Covid, tuttavia convivendo con la destinazione di una parte dell’Ospedale alle patologie Covid. «Stiamo affrontando questa fase - spiega Ialongo – facendo ricorso a tutte le risorse possibili e lavorando con la massima condivisione con le altre branche specialistiche. L’emergenza, del resto, ci ha insegnato quanto siano preziose la flessibilità e la capacità di adattarsi alle diverse situazioni».
Forte della sua ventennale esperienza al Policlinico di Bari e di quattro anni in centri europei di riferimento (Parigi, Rennes e Nizza) per la chirurgia laparoscopica dell’apparato digerente, con un bagaglio di oltre 2500 interventi chirurgici e circa 1400 in laparoscopia, Ialongo è pronto alla nuova sfida. Arrivato a novembre, si è subito gettato nella complessa realtà altamurana: «Questo ospedale ha le potenzialità, ed anche le caratteristiche di collocazione geografica – rimarca Ialongo - per ridurre la migrazione fuori regione: una forte criticità che vogliamo arginare divenendo un solido riferimento per un bacino di utenza di almeno 150mila persone. Per far questo servono medici con esperienza e puntare su obiettivi specifici di qualità e quantità degli interventi chirurgici che la struttura è in grado di garantire».
Venti posti letto a disposizione, otto chirurghi più il direttore, nove infermieri e cinque operatori socio sanitari. Risorse umane e strumentazioni per un ospedale nuovo che punta a potenziare la chirurgia tradizionale e l’attività ambulatoriale, ma soprattutto qualificare Altamura nell’esecuzione di interventi complessi in cui la tecnologia e le nuove tecniche giocano una parte cruciale. «L’obiettivo – rimarca Ialongo - è quello di far crescere la chirurgia mininvasiva laparoscopica per patologie oncologiche dell’apparato digerente, in particolare, del colon retto».
Utilissima in tal senso la stretta collaborazione con il servizio di Endoscopia digestiva, da dicembre sotto la guida del dr. Francesco Gatti, che dispone di due sale di endoscopia dove vengono eseguite gastroscopie e colonscopie diagnostiche e operative. «L’Endoscopia – conferma Gatti – è una branca complementare con la Chirurgia proprio per l’attività diagnostica, ma anche rispetto ad altre discipline, ad esempio la Neurologia. Nelle nostre sale garantiamo l’esecuzione di esami di nicchia che solo pochi ospedali possono offrire: dalla videocapsula dell’intestino tenue alle PEG per pazienti con problemi con disfagia e PEG J per pazienti affetti da morbo di Parkinson, oppure l’ERCP - colangio-pancreatografia endoscopica retrograda - per trattare patologie delle vie biliari. L’utenza può contare anche su visite gastroenterologiche ambulatoriali, sui servizi dell’ambulatorio MICI - Malattie infiammatorie croniche intestinali - e sulla recente abilitazione alla somministrazione di farmaci biologici, laddove non è possibile l’impiego di farmaci tradizionali. Questa Sanità – conclude Gatti – non bisogna andare a cercarla lontano: è già qui».