VITTORIO POLITO - Il pizzicagnolo o salumiere è il negoziante che gestisce e vende al dettaglio salumi, formaggi, legumi e altri generi alimentari. Il termine deriva da “pizzicare” perché vende anche cibi piccanti. Un vero e proprio laboratorio di raffinatezze alimentari, un vero emporio del gusto, dove si potevano acquistare i migliori salumi di produzione italiana ed estera.
Chi non ricorda a Bari la salumeria di Francesco De Carne in via Calefati angolo Cairoli, che ha chiuso i battenti nel 2018, dopo 66 anni di attività, o quell’altra di corso Vittorio Emanuele?
Vito Maurogiovanni (1924-2009), nel suo libro “Cantata per una città” (Levante), descrive la storia del pizzicagnolo Peppino Mazzacane che esercitava la sua attività in via De Rossi 124, in un locale pieno di stigli che esponevano in bella mostra salumi di tutti i tipi e ziti, mezzi-ziti, spaghetti, “pasta spezzata”, linguine, bucatini, rigatori, ecc., il tutto rigorosamente protetti da carta gialla e anche azzurra. Allora non esistevano confezioni, la pasta si vendeva sfusa: si poteva acquistare anche ad etti.
Il pizzicagnolo citato abitava nel retrobottega: c’era un divisorio con la cucina ed una stanza che aveva la finestra con l’affaccio su un giardino di aranci e limoni ove studiava la figlia Maria che era brava in francese.
Una volta giunse nel Caffè Antico del padre di Maurogiovanni, un giornale francese, lingua che nessuno conosceva, a quei tempi era difficile conoscere pure l’italiano, allora Maria con la meraviglia dei clienti lesse l’editoriale d’oltralpe.
E, in considerazione del fatto che parliamo anche di pasta, vediamo come si chiamano in dialetto barese alcuni tipi di pasta.
Curiosità - L’arte della pasta si serve anche di piccoli elementi fabbricati artigianalmente, in geometrie difficilmente riscontrabili in natura. I ‘ziti’ (una particolare qualità di pasta), prende il nome dalla donna che va sposa, che a Napoli ed anche a Bari, è chiamata in dialetto ‘zita’. Si tratta della classica pasta per il pranzo di nozze, ma per i baresi i ‘ziti’ rappresentavano anche la trafila per il pranzo della Domenica, i quali dovevano essere rigorosamente spezzati a mano (si tratta infatti di una pasta lunga). I bucatini, invece, furono un modo tutto romano di reinterpretare gli spaghetti, mentre a fine ’800 i tubettini rigati furono chiamati anche garibaldini (?).