'Genitorialità oltre le sbarre': 93 utenti coinvolti a poco più di un mese dall’avvio del progetto
BARI - L’assessora Francesca Bottalico rende noto che, a poco più di un mese dall’avvio del progetto “Genitorialità oltre le sbarre”, promosso dall’assessorato comunale al Welfare e realizzato dagli operatori del Centro Servizi per le famiglie di Carrassi San Pasquale e Mungivacca in favore dei figli minori nonché degli stessi detenuti del carcere di Bari, sono 93 gli utenti complessivamente coinvolti.
Nel dettaglio si tratta di 57 adulti; 10 piccolissimi nella fascia di età 0-36 mesi; 12 piccoli di età compresa tra 4 e 6 anni; 11 bambini tra i 7 e i 13 anni e 3 adolescenti.
Grazie al progetto, durante i colloqui tra i detenuti e i loro familiari in programma il sabato, ogni 15 giorni l’area antistante a quella per le visite viene allestita e animata da attività laboratoriali e ludico-educative per le diverse fasce d’età dei minori.
Inoltre, d’accordo con l’equipe e la direttrice del carcere, a breve saranno attivati percorsi di educazione alla lettura per il contrasto alle povertà educative nonché una serie di azioni di supporto ai bisogni socio-psicologici dei detenuti e della rete familiare di sostegno, ad esempio gruppi di mutuo aiuto per genitori detenuti condotti da una psicologa e finalizzati all’elaborazione dei vissuti, ma anche laboratori creativi e artistici per la riqualificazione degli spazi fisici destinati agli incontri.
A tal proposito, accanto all’equipe professionale del progetto (psicologi, educatori, pedagogisti ed esperti di laboratorio del Centro di ascolto per le famiglie di Carrasssi San Pasquale Mungivacca), nel corso del prosieguo delle attività sarà valutato l’eventuale coinvolgimento di ulteriori risorse professionali e servizi.
“L'emergenza covid ha inciso pesantemente su una situazione già complessa, legata alle condizioni dei detenuti, e in maniera determinante sui detenuti genitori e sul rapporto con i loro figli, visto che per lungo tempo gli incontri sono stati sospesi e si sono utilizzati canali complicati, inattuabili nel caso di bambini molto piccoli - osserva l’assessora al Welfare Francesca Bottalico -. Se pensiamo che alcuni bambini hanno conosciuto e possono incontrare i propri genitori solo negli spazi protetti del carcere, è facile capire come si tratti di relazioni molto delicate, in cui stabilire e mantenere un contatto profondo è particolarmente difficile.
Il progetto avviato dall’assessorato al Welfare in accordo con la direzione del carcere punta perciò a sostenere la relazione genitoriale, a offrire strumenti educativi di accompagnamento alla conoscenza e alla relazione attraverso esperienze artistiche, ludiche e di lettura. Soddisfati dell’avvio del progetto, che fin qui ha coinvolto 93 utenti, tra genitori e minori, intendiamo consolidarne le azioni anche attraverso l’attivazione di gruppi di parola tra ragazzi e genitori, e tra coppie di coppie. Ringrazio per l'enorme fiducia e per la proficua collaborazione la direttrice del carcere, Valeria Pirè, e il ministero di Giustizia, con cui stiamo realizzando progettualità importanti come le Biblioteche e i progetti educativi anche nell'ambito delle misure alternative e dei lavori socialmente utili. Il prossimo obiettivo che dovrà vederci impegnati insieme è l'attivazione di una Casa della legalità a fini preventivi ed educativi con il contributo dell'intera comunità”.
“Si è avviato un percorso cui tenevamo moltissimo, interrotto dalla pandemia - commenta la direttrice del carcere di Bari Valeria Pirè -, in cui la città si fa carico del disagio dei quartieri “difficili”, di cui il carcere fa a pieno titolo parte. La presa in carico del disagio non viene interrotta da muri e cancelli, ma prosegue con l'intercettare le famiglie dei reclusi in uno dei momenti di maggiore sofferenza e criticità, quello dell'incontro ai colloqui con padri, figli, fratelli, fidanzati, partendo dai minori, i più danneggiati e devastati dall'assenza e dalla lontananza dagli affetti reclusi.
Il progetto “Genitorialità oltre le sbarre” è finanziato dall'assessorato comunale al Welfare e realizzato nell'ambito delle attività del Centro di ascolto per le famiglie e Casa della salute dei bambini di Carrassi, San Pasquale e Mungivacca, coordinato dalla cooperativa sociale Progetto Città.
Nel dettaglio si tratta di 57 adulti; 10 piccolissimi nella fascia di età 0-36 mesi; 12 piccoli di età compresa tra 4 e 6 anni; 11 bambini tra i 7 e i 13 anni e 3 adolescenti.
Grazie al progetto, durante i colloqui tra i detenuti e i loro familiari in programma il sabato, ogni 15 giorni l’area antistante a quella per le visite viene allestita e animata da attività laboratoriali e ludico-educative per le diverse fasce d’età dei minori.
Inoltre, d’accordo con l’equipe e la direttrice del carcere, a breve saranno attivati percorsi di educazione alla lettura per il contrasto alle povertà educative nonché una serie di azioni di supporto ai bisogni socio-psicologici dei detenuti e della rete familiare di sostegno, ad esempio gruppi di mutuo aiuto per genitori detenuti condotti da una psicologa e finalizzati all’elaborazione dei vissuti, ma anche laboratori creativi e artistici per la riqualificazione degli spazi fisici destinati agli incontri.
A tal proposito, accanto all’equipe professionale del progetto (psicologi, educatori, pedagogisti ed esperti di laboratorio del Centro di ascolto per le famiglie di Carrasssi San Pasquale Mungivacca), nel corso del prosieguo delle attività sarà valutato l’eventuale coinvolgimento di ulteriori risorse professionali e servizi.
“L'emergenza covid ha inciso pesantemente su una situazione già complessa, legata alle condizioni dei detenuti, e in maniera determinante sui detenuti genitori e sul rapporto con i loro figli, visto che per lungo tempo gli incontri sono stati sospesi e si sono utilizzati canali complicati, inattuabili nel caso di bambini molto piccoli - osserva l’assessora al Welfare Francesca Bottalico -. Se pensiamo che alcuni bambini hanno conosciuto e possono incontrare i propri genitori solo negli spazi protetti del carcere, è facile capire come si tratti di relazioni molto delicate, in cui stabilire e mantenere un contatto profondo è particolarmente difficile.
Il progetto avviato dall’assessorato al Welfare in accordo con la direzione del carcere punta perciò a sostenere la relazione genitoriale, a offrire strumenti educativi di accompagnamento alla conoscenza e alla relazione attraverso esperienze artistiche, ludiche e di lettura. Soddisfati dell’avvio del progetto, che fin qui ha coinvolto 93 utenti, tra genitori e minori, intendiamo consolidarne le azioni anche attraverso l’attivazione di gruppi di parola tra ragazzi e genitori, e tra coppie di coppie. Ringrazio per l'enorme fiducia e per la proficua collaborazione la direttrice del carcere, Valeria Pirè, e il ministero di Giustizia, con cui stiamo realizzando progettualità importanti come le Biblioteche e i progetti educativi anche nell'ambito delle misure alternative e dei lavori socialmente utili. Il prossimo obiettivo che dovrà vederci impegnati insieme è l'attivazione di una Casa della legalità a fini preventivi ed educativi con il contributo dell'intera comunità”.
“Si è avviato un percorso cui tenevamo moltissimo, interrotto dalla pandemia - commenta la direttrice del carcere di Bari Valeria Pirè -, in cui la città si fa carico del disagio dei quartieri “difficili”, di cui il carcere fa a pieno titolo parte. La presa in carico del disagio non viene interrotta da muri e cancelli, ma prosegue con l'intercettare le famiglie dei reclusi in uno dei momenti di maggiore sofferenza e criticità, quello dell'incontro ai colloqui con padri, figli, fratelli, fidanzati, partendo dai minori, i più danneggiati e devastati dall'assenza e dalla lontananza dagli affetti reclusi.
Il progetto “Genitorialità oltre le sbarre” è finanziato dall'assessorato comunale al Welfare e realizzato nell'ambito delle attività del Centro di ascolto per le famiglie e Casa della salute dei bambini di Carrassi, San Pasquale e Mungivacca, coordinato dalla cooperativa sociale Progetto Città.
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