VITTORIO POLITO - Anatole France (1844-1924), scrittore francese e Premio Nobel per la letteratura, sosteneva che “L’umorismo è una qualità peculiare di quelle persone che sono inclini a considerare le vicende della vita con un garbato senso di superiorità, senza cinismo e senza cadere vittime delle passioni”. Infatti, l’umorismo è considerato come una valvola di sicurezza per soddisfare bisogni repressi e/o aggressività. “Non è da tutti avere il senso dell’umorismo e utilizzarlo per vivere meglio”, sostiene Luigi Valera, psicologo e psicoterapeuta. Pare che la nostra psiche “lavora” per scovare energie al fine di attenuare le sensazioni che procurano fastidio. Non è da tutti fare dell’umorismo, come non è da tutti accettare scherzi.
L’umorismo è in sostanza la facoltà di percepire ciò che suscita il riso e il sorriso, dal momento che la risata è una “manifestazione involontaria”, un fatto meccanico ed autonomo, provocato da un muscolo che divide il torace dall’addome, chiamato diaframma.
Il famoso musicista polacco Fryderyk Chopin (1810-1849), sosteneva che «Chi non ride mai non è persona seria». Infatti, il senso dell’umorismo è un modo intelligente, sottile e ingegnoso di vedere, interpretare e presentare la realtà, ponendone in risalto gli aspetti insoliti, bizzarri e divertenti. Per Mark Twain (1835-1910), «È mettere insieme incoerenza e assurdità in modo divagante e talvolta senza scopo e sembrare innocentemente ignari che si tratti di assurdità». Per Antonio De Curtis, in arte Totò, (1898-1967), invece, «È la rappresentazione, filtrata attraverso la propria sensibilità, degli uomini nei loro difetti, nelle loro manchevolezze, nella loro vanagloria».
Solitamente a scatenare la risata è il senso del contrario: l’urto di una persona contro il vetro di un negozio o il capitombolo improvviso di un signore elegante fanno ridere e non sono certamente manifestazioni di cinismo, in quanto nel momento in cui la ragione prende il sopravvento e si comincia a pensare alle possibili conseguenze di quegli incidenti, allora… ci sarà ben poco da ridere. Un testo indiano ci fa sapere che «Vi sono tre cose reali: Dio, la follia umana e il riso. Dato che le prime due oltrepassano la nostra comprensione, dobbiamo fare quel che possiamo con la terza». Anche Omero ci parla di solenni, fragorose e irrefrenabili risate nell’Iliade (I, 795-798) e nell’Odissea (VIII), da qui prende il nome la “risata omerica”. Perdere, pertanto, per un attimo il controllo della situazione, chiudendo le porte ai doveri ed agli impegni e riscoprendo quella dimensione infantile, non vuol dire leggerezza ma spirito di sopravvivenza.
Un noto proverbio recita: «Il riso fa buon sangue». In realtà ridere non solo diverte, ma fa bene alla salute, in quanto il senso dell’umorismo agisce come difesa contro ansia e stress, per cui una risata stimola la produzione di particolari sostanze che hanno un potente effetto rilassante sull’organismo.