Il cibo tra proverbi e curiosità
VITTORIO POLITO - Per “cibo” si intende tutto ciò che si mangia e si beve: c’è il cibo sano, sostanzioso, nutriente, pesante, liquido, ecc., ma c’è anche il cibo per la memoria il cui nutrimento è rappresentato dai libri e c’è quello per l’anima rappresentato dall’Eucaristia.
Per alimentazione si intende l’atto di alimentarsi attraverso la scelta e la somministrazione di alimenti. A loro volta i cibi si possono assumere cotti, crudi, liquidi, solidi e, per chi non è in condizioni di alimentarsi naturalmente, si ricorre ad altri sistemi come quella enterale, parenterale.
L’alimentazione serve per apportare all’organismo proteine, grassi, carboidrati, vitamine, minerali, fibre e colesterolo. A tal proposito ricordo che Renzo Pellati, specialista in scienze dell’alimentazione ed igiene, ha pubblicato per la Mondadori il testo “Tutti i cibi dalla A alla Z”, ovvero la verità su ciò che mangiamo. L’autore illustra in modo chiaro e comprensibile cosa sono gli antiossidanti, gli alimenti funzionali, i fitosteroli, i fitoestrogeni, l’indice glicemico, i probiotici, le micro-onde, i radicali liberi, i cibi irradiati, la nutrigenomica, gli omega-3 e gli omega-6, offrendo anche al lettore un aiuto per orientarlo nel vasto panorama delle diete e dei prodotti DOP e IGP.
E così sapremo tutto sui fabbisogni del nostro organismo in fatto di calorie, proteine, glicidi, lipidi, acqua, vitamine, sali minerali, fibre per predisporre una dieta sana, corretta e salutare. Il testo non fornisce solo la composizione degli alimenti ma elargisce consigli per star bene in gravidanza, terza età, obesità, ipertensione ed anche per difenderci dai tumori. Ma queste sono altre storie.
Piglia cibo con misura dai due regni di natura. Cibarsi equilibratamente di piante e di animali e non disdegnare né le une e né gli altri, perché l’unione delle due categorie contribuisce al mantenimento della salute.
Poco cibo e nulla affanno sanità di corpo fanno. La moderazione nel cibo e la mancanza di dispiaceri e di ansie sono la base della salute.
Molto cibo e mal digesto non fa corpo sano e lesto. Molto cibo, mangiato male e in fretta, oppure seguito da stravizi o strapazzi, a lungo andare provoca malanni.
Cibo finito non fa tavola con amici. Quando in una casa manca di che mettere a tavola o comunque le provviste sono scarse, non si crea quel clima di familiarità e allegria di cui la tavola è il centro.
La carne cruda in Italia ha una grande tradizione gastronomica. Il carpaccio, ad esempio, altro non è che una pietanza costituita da sottili fettine di filetto di vitello o di manzo cruda, macerata per breve tempo in olio e limone, condita con sale e scaglie di formaggio grana e servita. Attualmente il carpaccio viene servito come antipasto o secondo piatto, con le fette di carne accompagnate su un letto di radicchi misti o di rucola, condito con scaglie di parmigiano, olio, sale e pepe, e qualche goccia di limone. Oggi il carpaccio si è esteso anche ad altri tipi di pietanze come il pesce spada, il tonno, ecc., ma la carne cotta va preferita a quella cruda, dal momento che offre maggiori garanzie dal punto di vista igienico. Ma vediamo perché si chiama “carpaccio”?
Il nome del piatto si deve a Giuseppe Cipriani (1900-1980), proprietario dell’Harry’s Bar di Venezia, al quale un giorno del 1963 un’amica, la contessa Amalia Nani Mocenigo, dopo aver partecipato alla mostra del pittore Vittore Carpaccio (1465-1525), si recò a pranzare all’Harry’s Bar e gli riferì che i medici gli avevano vietata la carne cotta. Allora Cipriani pensò bene di preparare il piatto a base di carne cruda a cui dette il nome di “Carpaccio” e servirlo all’amica contessa. Il carpaccio divenne in breve tempo l'ordinazione preferita di personaggi come Orson Welles o Ernest Hemingway. L’importanza dell’Harry’s Bar è stata riconosciuta dal Ministero dei Beni Culturali che lo ha dichiarato monumento nazionale nel 2001.
E i proverbi che dicono?
Piglia cibo con misura dai due regni di natura. Cibarsi equilibratamente di piante e di animali e non disdegnare né le une e né gli altri, perché l’unione delle due categorie contribuisce al mantenimento della salute.
Poco cibo e nulla affanno sanità di corpo fanno. La moderazione nel cibo e la mancanza di dispiaceri e di ansie sono la base della salute.
Molto cibo e mal digesto non fa corpo sano e lesto. Molto cibo, mangiato male e in fretta, oppure seguito da stravizi o strapazzi, a lungo andare provoca malanni.
Cibo finito non fa tavola con amici. Quando in una casa manca di che mettere a tavola o comunque le provviste sono scarse, non si crea quel clima di familiarità e allegria di cui la tavola è il centro.
Curiosità
La carne cruda in Italia ha una grande tradizione gastronomica. Il carpaccio, ad esempio, altro non è che una pietanza costituita da sottili fettine di filetto di vitello o di manzo cruda, macerata per breve tempo in olio e limone, condita con sale e scaglie di formaggio grana e servita. Attualmente il carpaccio viene servito come antipasto o secondo piatto, con le fette di carne accompagnate su un letto di radicchi misti o di rucola, condito con scaglie di parmigiano, olio, sale e pepe, e qualche goccia di limone. Oggi il carpaccio si è esteso anche ad altri tipi di pietanze come il pesce spada, il tonno, ecc., ma la carne cotta va preferita a quella cruda, dal momento che offre maggiori garanzie dal punto di vista igienico. Ma vediamo perché si chiama “carpaccio”?
Il nome del piatto si deve a Giuseppe Cipriani (1900-1980), proprietario dell’Harry’s Bar di Venezia, al quale un giorno del 1963 un’amica, la contessa Amalia Nani Mocenigo, dopo aver partecipato alla mostra del pittore Vittore Carpaccio (1465-1525), si recò a pranzare all’Harry’s Bar e gli riferì che i medici gli avevano vietata la carne cotta. Allora Cipriani pensò bene di preparare il piatto a base di carne cruda a cui dette il nome di “Carpaccio” e servirlo all’amica contessa. Il carpaccio divenne in breve tempo l'ordinazione preferita di personaggi come Orson Welles o Ernest Hemingway. L’importanza dell’Harry’s Bar è stata riconosciuta dal Ministero dei Beni Culturali che lo ha dichiarato monumento nazionale nel 2001.