VITTORIO POLITO – Nessuna civiltà conosciuta ha ignorato la musica. Alle origini mitiche della musica in Grecia, poesia e musica erano un tutt’uno. Apollo, dio delle Muse, e Orfeo, poeta e musicista, con le sue melodie piega animali e natura cantando i suoi poemi accompagnandosi con la lira.
Per musica si intende l’arte di creare e produrre successioni strutturate di suoni semplici o complessi, per mezzo della voce umana, di strumenti o della combinazione di entrambe queste fonti. Abbiamo così la musica corale, sinfonica, da camera, lirica, per pianoforte, sacra, da ballo, leggera, rock, classica e oggi vi è anche la musicoterapia. In sostanza è lo studio dell’uso e della combinazione degli elementi che costituiscono il linguaggio musicale, finalizzato sia alla composizione, sia all’esecuzione, sia a una conoscenza più profonda e consapevole delle realizzazioni dell’arte musicale.
La musica è anche nutrimento essenziale per la creatività e il fisico Albert Einstein (1879-1955), lo sapeva bene dal momento che era solito suonare il violino per trovare la giusta concentrazione. Un religioso giapponese, Daisaku Ikeda, invece, era convinto che «La musica, linguaggio universale, oltrepassa tutte le barriere della cultura e delle ideologie». Anche neurologi, audiologi e studiosi sostengono che la musica stimola la creatività e favorisce le attività mentali, per cui la musicoterapia si è rivelata utile per facilitare la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità e l’espressione anche nella educazione e riabilitazione dei sordi.
Per Guido d’Arezzo (992-1050), monaco, musicista e teorico, tra i più studiati nel Medioevo, il cui nome è legato a un gruppo di scritti trasmessi da una tradizione folta e compatta a partire dalla fine dell’XI secolo, l’importanza della musica sta nell’avere creato una pedagogia musicale fondata sull’esperienza razionale ed essenzialmente orientata alla formazione pratica del cantore. Il monaco musicista era nell’Abbazia di Pomposa (Ferrara), quando mise le basi per la musica scritta che conosciamo oggi, il successo della sua invenzione gli si rivoltò contro. La rivoluzione culturale a cui stava dando vita era una vera innovazione per il Medioevo, perché avrebbe portato la musica colta fuori dalle Abbazie, rendendola alla portata di tutti.
Secondo il musicista citato «Non fa meraviglia che l’udito prenda diletto da suoni diversi, dal momento che la vista si compiace della varietà dei colori, che l’olfatto gode della varietà degli odori, che la lingua prende piacere dal variare dei sapori. In tal modo infatti attraverso la finestra del corpo la dolcezza delle sensazioni piacevoli mirabilmente penetra fin nell’intimo del cuore».
Papa Francesco, in un videomessaggio ai partecipanti al 4° Convegno Internazionale sulla musica, promosso dal Cardinale Gianfranco Ravasi, ha sostenuto che la musica è una “forza” che può stimolare “la coscienza personale di ognuno” e creare “anche una fraternità universale”.
E i proverbi che dicono?
Cambiano i suonatori ma la musica è sempre la stessa. Si dice quando all’avvicendarsi di coloro che amministrano, governano o presiedono importanti consessi, non si registrano cambiamenti o rinnovamenti sperati, ma vengono fatte le stesse cose, anche se da persone diverse.
Senza la musica non si fa festa. La musica è ciò che conferisce allegria alla festa, infondendo gioia di vivere e invito al ballo.
Quando uno ha il piffero fa la musica che vuole. Quando si possiede quello che serve, fa come gli pare senza renderne conto a nessuno.
E ricordate che, secondo Friedrich Nietzsche (1844-1900), filosofo, poeta e saggista, “Senza musica, la vita sarebbe un errore”.
Curiosità
Qualche decennio fa, una rivista specializzata pubblicò una tabella a proposito di «Capricci e prodezze della musicoterapia». In essa si comunicava come il jazz, stimolante ed eccitante, aumenta la concentrazione ed a volte l’aggressività; il rock ed il “rithm and blues” eccitano, deconcentrano, riducono l’autocontrollo, mentre l’eccesso di volume provoca euforia e a volte violenza incontrollata. “La notte” di Vivaldi è distensiva, combatte l’insonnia e riduce sensibilmente le tensioni emotive e l’ansia. Stessa cosa può dirsi per la musica di Bach, mentre, ascoltando Mozart, si riduce l’acidità gastrica e si migliora quindi sensibilmente la digestione. Il “Bolero” di Ravel eccita, ma su soggetti psicolabili può anche indurre isterismo, depressione, stati confusionali. Il “Canto di Primavera” di Mendelssohn, invece, allenta le tensioni nervose e l’ansia repressa, facilita l’estroversione e l’ottimismo. E per finire ricordo il “Medical sound”, una sorta di cocktail composto da suoni naturali mescolati a musicalità primitive e integrato da variazioni elettroniche, che è rasserenante, e in molti soggetti agevola il relax ed il sonno.