BARI – Cosa c'entra un violino di Stradivari, Amati o del settecento, di scuola napoletana con il Poliba? Prima della risposta, una traccia di storia appare indispensabile.
Storia. Seppur l'antenato del violino risale ad una paio di millenni fa, in India, quello che noi conosciamo più comunemente ha una storia molto più recente. Le sue apparizioni risalgono alla seconda metà del 500, in Italia, in europa. La sua forma nel tempo, viene empiricamente modellata da costruttori (liutai) e musicisti. Nascono vere scuole di maestri liutai, soprattutto al nord, Venezia, Cremona, Brescia che modellano legni di varia provenienza e stagionatura e li impregnano di vernici naturali capaci di fare la differenza. Le sue caratteristiche cambiano e appare la mentoniera dal 1800. Il timbro dello strumento, che nasce dalla relazione in uno tra cassa di risonanza, archetto, musicista, diventa nel tempo sempre più personalizzato. E così, in breve tempo il violino assume la sua identità , diventa la “voce” riconosciuta della musica classica.
Oggi. Da circa una decina d'anni, nel mondo, alcuni centri di ricerca e università sono impegnati nello studio delle caratteristiche di detto strumento: struttura, materiali, proprietà meccaniche, architettura, suono, vernici. Ciò è stato favorito dalla presenza della rivoluzionaria tecnologia 3D che ha aperto nuovi spazi e opportunità per la scienza in più e diversificati settori. Alcuni centri si sono misurati sulla replicabilità dei violini più celebri al mondo. Altri, si sono spinti oltre: replicare anche la sua anima, la sua voce, quella dei violini dei grandi maestri. Ma con quali materiali? E, soprattutto con quali risultati? E' possibile replicare un violino Stradivari con le nuove tecnologie 3D?
Poliba. Mossi da curiosità e coinvolgimento disciplinare un gruppo di lavoro del Politecnico di Bari dei settori dell'ingegneria e dell'architettura ha avviato una apposita ricerca alla fine del 2021. La curiosità di comprendere un “fenomeno” acustico dal punto di vista scientifico, ovvero attraverso il principio di dimostrabilità di un assunto teorico attraverso la sua replicabilità pratica, ha rappresentato la vera leva di studio. In tale percorso di ricerca sperimentale è stato coinvolto il FabLab del Poliba (sede a Bitonto), centro di particolare rilevanza scientifica nello studio e nelle applicazioni della tecnologia 3D.
L’assunto teorico è stato quello di poter dimostrare che un “maker” (artigiano digitale) possa essere in grado di poter “replicare” un violino e il suono, senza nessuna conoscenza dell’arte del liutaio ma solamente “studiando” e misurando un violino della tradizione grazie all’avvento delle tecnologie e macchinari a controllo numerico appartenenti alla strumentazione dell’industria 4.0. Compito questo, di grandissima difficoltà tecnico/realizzativa. Oltre all’uso degli strumenti di manifattura digitale la ricerca ha incorporato anche la fase di analisi acustica e materica dello strumento 4.0, comparato con quello della tradizione, grazie al coinvolgimento di altre discipline e docenti e i relativi strumenti di analisi. Infine, qualche settimana fa, l’esame finale della sperimentazione in laboratorio è stato condotto al cospetto di una commissione composta da due liutai e un maestro violinista.
Presentazione. I risultati delle ricerche, le prospettive, l'esibizione, saranno presentate dal gruppo scientifico del Poliba, coordinato dal prof. Giuseppe Fallacara del Dipartimento ICAR martedì, 14 giugno ore, 15,00, nell'aula magna “Domus Sapientiae” del Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura (campus universitario).
E' prevista la diretta facebook dell'evento sul canale ufficiale FabLab Poliba, https://www.facebook.com/fablabpoliba/