BARI - “La stagione turistica in Puglia ha preso il via con numeri che lasciano ben sperare per tutto il periodo estivo. Nel solo mese di maggio gli aeroporti della regione hanno registrato 303.000 presenze, dato confortante malgrado ci sia cautela da parte delle istituzioni sull’andamento dei flussi turistici per il 2022, a causa delle preoccupazioni suscitate dal conflitto in Ucraina, dal caro vita e dai rincari del carburante”. Lo sottolinea il Segretario generale della Fisascat Cisl Puglia, Luigi Spinzi, in merito alle notizie che si rincorrono in queste ultime settimane sulla difficoltà di reperimento di personale stagionale.
“Il turismo in Puglia torna, seppure ancora con difficoltà , ai livelli prepandemia, riconfermando la tendenza alla forte concentrazione stagionale, da aprile a ottobre, con il clou nei mesi estivi, cioè giugno-agosto. I dati elaborati dal Ministero del Lavoro, Banca d’Italia e Anpal indicano in Puglia 5.926 nuovi contratti di assunzione per il comparto turistico, mentre il bollettino del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal parla di 27.430 contratti previsti per il periodo giugno-agosto nella macro area che comprende i servizi di alloggio, ristorazione e turistici. Eppure spesso i media riportano spesso notizie di carenza di personale in ristoranti, bar, strutture ricettive. Giova pertanto ricordare, che si tratta di contratti a tempo determinato per oltre il 70% dei casi, che si tratta di un settore in cui il rischio di lavoro sommerso è elevatissimo, laddove vengono applicate forme contrattuali quali stage, rimborsi spese, oppure contratti part-time che nella pratica invece non lo sono affatto. E inoltre, che per i lavoratori stagionali che lavorano 6 mesi l’anno, le forme di sostegno al lavoro temporaneo coprono solo 3 mesi, in base alla riforma della NASpI. E che, ancora, veniamo fuori da ben due anni di pandemia in cui in tutto il mondo, Puglia compresa, il settore turistico è stato messo in ginocchio; pertanto chi non ha potuto lavorare nel turismo, probabilmente ha cambiato lavoro oppure è dovuto andare via dalla propria regione” – aggiunge.
“La ormai inflazionata storia dei giovani che preferiscono percepire il Reddito di Cittadinanza piuttosto che lavorare non può pertanto essere l’unica spiegazione alle offerte di lavoro inevase da parte degli operatori del settore. Quale dunque la soluzione? Più sostegno ai lavoratori. Più incentivi agli imprenditori del settore per applicare contratti di lavoro a norma di legge. Più collaborazione da parte delle istituzioni locali nell’incentivare la destagionalizzazione. La Puglia, in meno di 20 anni, è passata dall’anonimato nei mercati stranieri a una delle regioni più gettonate come meta turistica in Italia e nel Mediterraneo. Il turismo può davvero essere un settore trainante dell’economia della nostra regione – conclude Spinzi – e lavoratrici e lavoratori pugliesi meritano di più”.
“Il turismo in Puglia torna, seppure ancora con difficoltà , ai livelli prepandemia, riconfermando la tendenza alla forte concentrazione stagionale, da aprile a ottobre, con il clou nei mesi estivi, cioè giugno-agosto. I dati elaborati dal Ministero del Lavoro, Banca d’Italia e Anpal indicano in Puglia 5.926 nuovi contratti di assunzione per il comparto turistico, mentre il bollettino del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal parla di 27.430 contratti previsti per il periodo giugno-agosto nella macro area che comprende i servizi di alloggio, ristorazione e turistici. Eppure spesso i media riportano spesso notizie di carenza di personale in ristoranti, bar, strutture ricettive. Giova pertanto ricordare, che si tratta di contratti a tempo determinato per oltre il 70% dei casi, che si tratta di un settore in cui il rischio di lavoro sommerso è elevatissimo, laddove vengono applicate forme contrattuali quali stage, rimborsi spese, oppure contratti part-time che nella pratica invece non lo sono affatto. E inoltre, che per i lavoratori stagionali che lavorano 6 mesi l’anno, le forme di sostegno al lavoro temporaneo coprono solo 3 mesi, in base alla riforma della NASpI. E che, ancora, veniamo fuori da ben due anni di pandemia in cui in tutto il mondo, Puglia compresa, il settore turistico è stato messo in ginocchio; pertanto chi non ha potuto lavorare nel turismo, probabilmente ha cambiato lavoro oppure è dovuto andare via dalla propria regione” – aggiunge.
“La ormai inflazionata storia dei giovani che preferiscono percepire il Reddito di Cittadinanza piuttosto che lavorare non può pertanto essere l’unica spiegazione alle offerte di lavoro inevase da parte degli operatori del settore. Quale dunque la soluzione? Più sostegno ai lavoratori. Più incentivi agli imprenditori del settore per applicare contratti di lavoro a norma di legge. Più collaborazione da parte delle istituzioni locali nell’incentivare la destagionalizzazione. La Puglia, in meno di 20 anni, è passata dall’anonimato nei mercati stranieri a una delle regioni più gettonate come meta turistica in Italia e nel Mediterraneo. Il turismo può davvero essere un settore trainante dell’economia della nostra regione – conclude Spinzi – e lavoratrici e lavoratori pugliesi meritano di più”.