BARI - Per celebrare il 30° anniversario della strage di via D'Amelio, in cui morirono Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, questo pomeriggio alle 16.59, ora in cui esplose l’autobomba carica di tritolo in via D’Amelio, il sindaco di Bari Antonio Decaro ha deposto una corona di fuori sulla facciata esterna di Palazzo di Città.
“La morte di Paolo Borsellino, 30 anni fa, a poche settimane di distanza da quella di Giovanni Falcone, fu la goccia che fece finalmente e definitivamente traboccare il vaso - ha dichiarato il sindaco Decaro -. Un vaso fatto di omertà e complicità, di connivenze e silente tolleranza, di insopportabile rassegnazione. Paolo Borsellino, dopo l’attentato che era costato la vita al suo amico e collega Giovanni Falcone, era consapevole di avere le ore contate, che quel massacro era un atto di non ritorno e che da quel momento la guerra dichiarata allo Stato dalla mafia sarebbe stata ancora più feroce. Quello era un avvertimento, a lui e a tutti quelli che insieme a lui e al giudice Falcone stavano lavorando per la giustizia. Eppure lui è rimasto. Non ha indietreggiato di un passo. Ha stretto ancora più forte il testimone tra le mani consegnatogli da Falcone e ha continuato a fare il suo lavoro, in quella terra dove si poteva ancora sentire l’odore delle lamiere della auto esplose con la bomba di Capaci.
Questa mattina abbiamo consegnato nelle mani del presidente della Corte d’Appello, durante un’iniziativa promossa dall’Associazione nazionale magistrati una foto dei due giudici intenti a parlare tra loro, mentre accennano un sorriso. Quel sorriso e quella foto sono diventati negli anni un’immagine iconica, che rappresenta la forza di un Paese che non si è arreso alle logiche criminali e che, grazie al sacrificio e al lavoro di questi due uomini, ha trovato la forza di reagire e rialzare la testa. Sulla scorta del loro esempio noi oggi dovremmo ricordarci quanto è preziosa la libertà che abbiamo, quanta strada è stata fatta prima di noi e quanto importante sia onorare quel sacrificio con i nostri comportamenti e le nostre scelte quotidiane. Ognuno di noi può fare la differenza, questa città ha fatto la differenza, dopo le morti di Michele Fazio, Giuseppe Mizzi e Gaetano Marchitelli. Da allora niente è stato più come prima e ogni giorno la squadra dello Stato, insieme ai cittadini, è impegnata nel rinnovare quell’alleanza per la legalità che Bari non dimentica”.
Questa mattina, invece, il vicesindaco Eugenio Di Sciascio ha deposto due corone d’alloro in via Falcone e Borsellino e nel giardino dedicato ad Emanuela Loi (l’area a verde tra largo 2 Giugno, via della Resistenza e via della Costituente), insignita della medaglia d’oro al valor civile per aver sacrificato la propria vita in difesa dello Stato e delle istituzioni.
“La morte di Paolo Borsellino, 30 anni fa, a poche settimane di distanza da quella di Giovanni Falcone, fu la goccia che fece finalmente e definitivamente traboccare il vaso - ha dichiarato il sindaco Decaro -. Un vaso fatto di omertà e complicità, di connivenze e silente tolleranza, di insopportabile rassegnazione. Paolo Borsellino, dopo l’attentato che era costato la vita al suo amico e collega Giovanni Falcone, era consapevole di avere le ore contate, che quel massacro era un atto di non ritorno e che da quel momento la guerra dichiarata allo Stato dalla mafia sarebbe stata ancora più feroce. Quello era un avvertimento, a lui e a tutti quelli che insieme a lui e al giudice Falcone stavano lavorando per la giustizia. Eppure lui è rimasto. Non ha indietreggiato di un passo. Ha stretto ancora più forte il testimone tra le mani consegnatogli da Falcone e ha continuato a fare il suo lavoro, in quella terra dove si poteva ancora sentire l’odore delle lamiere della auto esplose con la bomba di Capaci.
Questa mattina abbiamo consegnato nelle mani del presidente della Corte d’Appello, durante un’iniziativa promossa dall’Associazione nazionale magistrati una foto dei due giudici intenti a parlare tra loro, mentre accennano un sorriso. Quel sorriso e quella foto sono diventati negli anni un’immagine iconica, che rappresenta la forza di un Paese che non si è arreso alle logiche criminali e che, grazie al sacrificio e al lavoro di questi due uomini, ha trovato la forza di reagire e rialzare la testa. Sulla scorta del loro esempio noi oggi dovremmo ricordarci quanto è preziosa la libertà che abbiamo, quanta strada è stata fatta prima di noi e quanto importante sia onorare quel sacrificio con i nostri comportamenti e le nostre scelte quotidiane. Ognuno di noi può fare la differenza, questa città ha fatto la differenza, dopo le morti di Michele Fazio, Giuseppe Mizzi e Gaetano Marchitelli. Da allora niente è stato più come prima e ogni giorno la squadra dello Stato, insieme ai cittadini, è impegnata nel rinnovare quell’alleanza per la legalità che Bari non dimentica”.
Questa mattina, invece, il vicesindaco Eugenio Di Sciascio ha deposto due corone d’alloro in via Falcone e Borsellino e nel giardino dedicato ad Emanuela Loi (l’area a verde tra largo 2 Giugno, via della Resistenza e via della Costituente), insignita della medaglia d’oro al valor civile per aver sacrificato la propria vita in difesa dello Stato e delle istituzioni.
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